Col termine urbicidio si intende la distruzione sistematica di una città. “Uccidere” figurativamente ciò che rende viva una città, distruggere la sua anima, ciò che più la caratterizza. In poche parole si tratta di distruggere la cultura e tutto ciò che può trasmettere un senso d’appartenenza.
L’esempio più calzante, ahimè, in questi giorni è il bombardamento e la distruzione del teatro di Mariupol in Ucraina.
Tutto rischia di essere distrutto sotto i bombardamenti russi, anche i 7 siti patrimonio mondiale dell’Unesco che l’Ucraina possiede. La Cattedrale di Santa Sofia a Kiev, il centro storico di Leopoli, l’Arco geodetico di Struve, la residenza dei metropoliti bucovini e dalmati a Cernivci, l’antica città di Chersoneso Taurica a Sebastopoli e le otto chiese Tserkvas in legno sui Carpazi, rischiano di non esistere più.
I cittadini fanno quello che possono per salvare tutto quello che è considerato un patrimonio artistico culturale mondiale, lo hanno fatto anche ad Odessa con la statua di Richelieu, coprendola con dei sacchi di sabbia per evitare di vederla distrutta un domani.
Ma a rischio non sono solo i monumenti e le singole opere, quel che più rischia di andare perduto è la forma stessa delle città bombardate, dei quartieri che nei secoli sono sopravvissuti, degli edifici e delle mura antiche. Niente sarà più come prima.
Fino ad ora gli attacchi e i bombardamenti si sono concentrati principalmente sulle periferie delle città ucraine, periferie che rispecchiano l’architettura anonima stalinista e non nei centri storici, anche perché bombardare città come Odessa è sinonimo di bombardare la storia e non soltanto la storia ucraina.
Il termine è stato coniato all’inizio degli anni Novanta da un gruppo di architetti jugoslavi durante la guerra in Bosnia, quando i serbi assediavano Sarajevo nel 1992. Durante la notte tra il 25 ed il 26 agosto del ’92, le truppe di Slobodan Milosevic diedero alle fiamme la biblioteca di Sarajevo, che bruciò per tre giorni, diventando il simbolo di un nuovo termine: urbicidio.
Questo accadeva 30 anni fa e accade purtroppo ancora oggi. La storia non insegna o forse siamo noi ripetenti in materia.
- Editore: Carocci
- Autore: Giorgio Cella
- Collana: Studi storici Carocci
- Formato: Libro in brossura
- Anno: 2021
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