Michael Bay ritorna nuovamente portando i robottoni trasformabili della Hasbro al cinema, in quello che è il quarto film della saga e anche un nuovo inizio. Sono passati cinque anni dagli eventi narrati nel terzo capitolo, e gli Autobot rimasti sulla Terra sono vittime di una caccia spietata da parte di un’organizzazione segreta che fa capo al governo degli Stati Uniti, alleata a una nuova fazione aliena che vuole catturare Optimus Prime. In mezzo a tutto questo vengono introdotti nuovi personaggi umani che affiancheranno i Transformers nella loro battaglia.
Dunque le premesse di un nuovo inizio per questa saga rendono questo nuovo capitolo qualitativamente superiori ai mediocri tre precedenti film? La risposta è assolutamente no.
Transformers 4 – L’era dell’estinzione è quanto di più blockbuster possa esistere nel cinema, precisiamo nel suo significato peggiore. Tutto nel film è fatto in funzione di una spettacolarizzazione senz’anima, fatta soltanto per attirare la gente al cinema e fare soldi, lo si capisce dalle varie marche di prodotti famosi sparse in tutto il film, con alcune scene messe apposta quasi per pubblicizzare, certo niente di troppo invasivo ma sono dettagli impossibili da non notare. Persino la colonna sonora è fatta dai nomi più in voga, con gli Imagine Dragons, band del momento, a cantare il singolo del film, Steve Jablonsky a curare il resto delle musiche, e troviamo persino Skrillex, tirato in mezzo per creare gli effetti sonori dei Dinobot. Attenzione non stiamo dicendo che questi artisti in sé siano un male, ma la loro partecipazione in questo progetto fa capire quanta attenzione sia stata data nell’usare nomi di richiamo per la massa come ulteriore pubblicità.
La sceneggiatura, piena di personaggi e situazioni banali, conferma questa tesi. Nessuno si aspetta un capolavoro di narrazione in Transformers, sappiamo tutti che si va a vedere un film del genere per intrattenersi con qualcosa di “ignorante” senza aspettarsi troppo dalla storia; ma quando anche quei pochi elementi narrativi fondamentali sono irritanti qualcosa non quadra. Iniziamo dai protagonisti di questo nuovo film: un inventore texano sull’orlo del fallimento interpretato da Mark Walhberg, la figlia sempre poco vestita di quest’ultimo interpretata da Nicola Pelts e il fidanzato segreto di quest’ultima, un pilota di rally che appare dal nulla e senza grosse spiegazioni interpretato da Jack Reynor. I ruoli dei personaggi sono palesemente funzionali alla trama per quanto spacciati per casuali: l’inventore che può aggiustare i Transformers, il pilota utile nelle fughe e gli inseguimenti e la ragazza che serve ad alzare il livello di testosterone del pubblico maschile, e che in definitiva è inutile dato che è sempre lì a farsi salvare. Inoltre nel film si aggiungeranno altri personaggi fra cui anche un personaggio palesemente ispirato a Steve Jobs abbastanza triste. Questi nuovi protagonisti non catturano minimamente la simpatia dello spettatore, e i teatrini di gelosia fra il padre possessivo e la coppia di fidanzati stufano in fretta e spesso risultano fuori luogo.
Il comparto tecnico è l’unico punto forte del film, indubbiamente dove sono stati spesi tutti i soldi. I vari Transformers sono tutti resi bene con trasformazioni dettagliate e con effetti speciali molto ben fatti, inoltre è il primo capitolo della serie girato in Imax 3D con effetti tridimensionali migliori rispetto alla media. Le scene d’azione tendono a un esagerazione incontrollata come Michael Bay ormai ci ha abituato. In Transformers 4 tutto esplode, anche le esplosioni esplodono. Resta sempre da chiedersi a quanto ammonteranno i danni collaterali, dato che i combattimenti in mezzo alla città provocano una devastazione senza pari. Un passo indietro rispetto al terzo film è dato alla noncuranza delle vittime civili che se nel precedente erano state tenute in conto, in questo vengono ignorate come se non ce ne fossero (cosa parecchio improbabile). Pensiamo sia un po’ forzato il finale da “vissero tutti felici e contenti” dopo che mezza città è stata rasa al suolo dalle battaglie, spesso anche per colpa dei protagonisti.