Per quanto riguarda la cinematografia che arriva dall'Asia, di norma, si hanno solo conoscenze generiche: Kurosawa, giapponese, il grande classico, qualcosina di coreano per Park Chan-wook perchè ha diretto Old boy e poi gli americani ne hanno fatto un inguardabile remake. Torniamo in Giappone con Miyazaki e Shinkai (Your name ha fatto il suo sporco lavoro) e forse forse qualcuno un po' più interessato conosce anche Kim Ki Duk, torniamo in Corea -del Sud- con Ferro 3.
Di solito ci si ferma un po' lì.
Ma ci sono tante pellicole per cui vale la pena spendere un'ora del nostro tempo e tra queste c'è un film del 2016 su un'apocalisse zombie, ambientato quasi tutto su un treno che va da Soul a Busan.
Boom.
Busanhaeng (부산행), in realtà conosciuto come Train to Busan, regia di Yeon Sang-Ho, è stato proiettato in antemprima al Festival di Cannes del 2016.
In pochissimo tempo è diventato un successo di pubblico, e non solo nella patria di produzione.
Abbiamo un padre completamente assorbito dal lavoro che ha pochissimo tempo per la famiglia, infatti ha divorziato dalla moglie e fatica a stare dietro alla figlia piccola.
Sarà proprio il giorno in cui decide di accompagnare la piccola a trovare la madre, che vive a Busan, il momento in cui scoppierà il finimondo.
Bloccati su un treno in corsa strapieno di non-morti, i pochi sopravvissuti dovranno cercare un luogo dove potersi rifugiare per non soccombere.
Quale migliore occasione di un'apocalisse zombie ha un padre per poter riallacciare il rapporto con la figlia?
È un film apparentemente semplice, ha le classiche caratteristiche di un film di zombie, ma comunque non annoia e ti tiene attaccato allo schermo per 118 minuti filati. Ruba i respiri.
Ci si trova in un istante a preoccuparsi per la sorte dei pochi non ancora contagiati dal morbo che appesta quasi tutta la Corea, se non il mondo intero.
Come sempre nei casi di estremo pericolo, la vera natura degli esseri umani si palesa in maniera brutale e schietta.
Per quanto ognuno di noi abbia in sé sia del bene sia del male, ci sono dei casi in qui una di queste parti prende il sopravvento, ed è sempre interessante, da spettatore, vedere quale sarà a vincere.
Per chi non è abituato alle atmosfere dei film asiatici, questo potrebbe essere una buona visione anche perchè abbandona un po' le tipicità coreane (tempi diversi, comicità differente, ragioni scatenanti culturalmente non affini alle nostre), senza mai discostarsene completamente. Fa tesoro di ciò che lo rende peculiare ma aggiunge una componente visiva che ci è più congeniale.
Gong Yoo, il protagonista, mantiene vivo e reale il suo personaggio per tutto il film, gli dà un'anima, tanto che a fine film ci dispiace dovercene separare.
Così come Ma Dong-seok che ci conquista completamente con il suo Sang-Hwa, marito disposto che dà tutto se stesso per proteggere la moglie incinat, ruba la scena al resto del cast.
Qualcuno l'ha chiamato “Snowpiercer con gli zombie”, ed effettivamente è la prima cosa che viene in mente una volta capite le dinamiche principali del film, ma in realtà, sebbene il principio sia più o meno lo stesso, regala spunti e emozioni diverse.
Nel complesso è un film che può piacere, e che a noi è piaciuto molto.
Ora sta a voi.
Un mese dopo l'uscita nei cinema è stato anche rilasciato un prequel animato intitolato: Seoul Station.
Per chi volesse recuperarlo.
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