È una storia di avventura, di avidità, di passione e sciatteria. Ma soprattutto di tragedia (e per il momento e solo per il momento lasciamo fuori la parola “annunciata”). È la storia del Titan, il sommergibile con a bordo cinque persone disperso da domenica 18 giugno durante una visita al relitto del Titanic, a 3. 800 metri di profondità.
Ma procediamo con ordine.
La OceanGate Expeditions promette un’avventura unica a prezzi esorbitanti
Nel 2021 la società OceanGate Expeditions aveva completato con successo il primo viaggio turistico in visita al relitto del Titanic, l’iconico transatlantico affondato nel 1912 dopo aver urtato un iceberg. Il tutto al modico prezzo di 250 mila dollari a persona (circa 230 mila euro). Una cifra astronomica.
Le spedizioni partivano dal porto di St. John’s, in Canada, a bordo di quella che viene chiamata nave madre. Una volta giunti sul luogo dell’inabissamento del transatlantico, i “turisti” salivano a bordo del Titan, il sommergibile che li avrebbe accompagnati in questa incredibile avventura. I più attenti di voi avranno notato le virgolette al termine “turisti”. Difatti la OceanGate si sforzava di definirli “mission specialists“, nonostante l’unico requisito di partecipazione fosse il versamento della quota di 250 mila dollari. Nessuna esperienza pregressa in mare era richiesta. Quindi mica tanto specialists.
Fatto sta che il Titan, con a bordo Stockton Rush, fondatore e CEO di OceanGate, e quattro facoltosi “mission specialists” (qui le virgolette le mettiamo noi) ha eseguito con successo diverse esplorazioni al relitto del Titanic, dalla durata di circa 9 ore l’una. Il 18 giugno 2023 è partita l’ultima, quella che non ha mai fatto ritorno.
La tragedia del sommergibile Titan: cos’è successo?
Il 18 giugno 2023, il Titan ha lasciato il porto di St. John’s con a bordo cinque persone: Hamish Harding (un uomo d’affari britannico di 58 anni), il già citato Stockton Rush (61 anni nelle vesti di pilota del sommergibile), Paul-Henri Nargeolet (un 77enne francese esperto del Titanic) e il duo formato Shahzada e Suleman Dawood, rispettivamente padre e figlio di 48 e 19 anni. Shahzada ha pagato ben mezzo milione per portare suo figlio in questa gita suicida, ma i soldi per i Dawood non sono un problema, essendo una delle famiglie più ricche del Pakistan.
A meno di 2 ore dall’immersione il Titan perde i contatti con la nave madre. È bene notare che è impossibile comunicare sott’acqua con le onde radio. I sommergibili utilizzano generalmente un complesso sistema acustico, ma non il Titan. Questo mezzo infatti comunica con la nave madre attraverso un bizzarro sistema di SMS che funziona solo se il sommergibile si trova sotto la verticale della prima. Questo è solo uno degli elementi assurdi che sviscereremo tra poco e che hanno portato ad aggiungere definitivamente la parolina “annunciata” accanto a “tragedia”.
Dopo ben 8 ore – e come vedremo tra poco il tempo sarà un elemento fondamentale – la nave madre lancia l’allarme: il Titan è disperso. Non si conosce la sua posizione e non si sa cosa possa essere andato storto. OceansGate Expeditions sa solo una cosa: il complesso sistema di filtraggio dell’aria garantisce ossigeno per un massimo di 96 ore. Una stima assolutamente generica, dato che in condizioni di ansia e stress l’essere umano consuma più ossigeno del normale. E ritrovarsi intrappolati in una scatola a 3800 metri di profondità crediamo generi abbastanza ansia e stress. Le stime, inoltre, non tengono conto del livello di usura dei filtri. È un po’ come la batteria dello smartphone: la casa madre ti garantisce tot ore, ma nel corso del tempo l’autonomia del dispositivo tende a calare.
Fatto sta che le autorità statunitensi e canadesi si mettono all’opera. Vengono impiegati sia mezzi aerei che navali. I primi sorvolano la vasta area nella speranza di localizzare il Titan qualora questo sia emerso totalmente o parzialmente (dall’alto si ha una visuale migliore). Le navi invece, attraverso i sonar, provano a scandagliare il fondale. Tuttavia ci vorranno giorni prima che sul luogo giungano gli strumenti necessari ad arrivare a quelle profondità. I primi droni/robot subacquei capaci di superare i 2mila metri arriveranno solo nel pomeriggio di mercoledì 21 giugno.
Si tratta quindi di una corsa contro il tempo: l’ossigeno a bordo del Titan, sempre secondo quelle stime di cui sopra, terminerà intorno alle ore 12:00 di giovedì 22 giugno.
Le operazioni di soccorso e quei rumori dal fondo del mare
Inizialmente le autorità si muovono alla cieca. In attesa degli strumenti adatti, l’unica speranza è quella di rilevare un segnale qualsiasi dal sommergibile. Una prima flebile speranza arriva nella giornata di mercoledì 21 giugno, quando i sistemi in superficie captano dei rumori a intervalli regolari (circa ogni 30 minuti) dal fondo dell’oceano. Il mondo comincia a tirare un sospiro di sollievo: forse le cinque persone a bordo sono ancora vive. Ma le autorità sono caute, potrebbe essere qualsiasi cosa.
In effetti il giallo dei rumori verrà svelato il giorno seguente. Gli esperti hanno stabilito che non c’è nessuna correlazione tra i rumori e il sommergibile.
Proprio durante la stesura di questo articolo, nella serata di giovedì 22 giugno, quando le scorte di ossigeno si sono ampiamente esaurite, arriva una prima novità: nei pressi del Titanic sono stati ritrovati dei frammenti che gli esperti ritengono essere parte del sommergibile.
Il sommergibile Titan è imploso, i passeggeri morti sul colpo
La scoperta dei frammenti del Titan conferma che il sommergibile è presumibilmente imploso a causa della pressione di circa 400 atmosfere generata dalle profondità oceaniche. Ciò vuol dire che le cinque persone al suo interno sono tutte morte sul colpo, senza rendersi conto di nulla. Questa ipotesi è stata confermata dalle autorità statunitensi.
Il Titan: un nome altisonante per un sommergibile costruito in casa e pilotato con un controller per videogiochi
Arriviamo ora alle note dolenti, quelle che più di tutte causano rabbia in chi sta seguendo la storia del sommergibile Titan. Negli ultimi giorni sono infatti emersi alcuni dettagli inquietanti in merito alla sicurezza dell’intero progetto.
Uno di questi riguarda la manleva di responsabilità che i turisti erano chiamati a firmare. Ce lo svela un reportage di CBS Sunday Morning. Nel documento i turisti prendevano atto che il viaggio avrebbe potuto causare “infortuni fisici e morte” e che il Titan “non è provvisto di alcune certificazioni di sicurezza“.
Si, avete letto bene: nessuna certificazione. In un’altro video Stockton Rush afferma di aver dovuto infrangere numerose regole per costruire il Titan, ma di averlo fatto con consapevolezza. E non è tutto: lo stesso Rush aveva affermato che “le certificazioni di sicurezza rallentano il progresso tecnologico“. Nella stessa intervista Rush spiegava che per pilotare il Titan non c’era alcun bisogno di competenze tecniche. Difatti il sommergibile è guidato con un controller per videogiochi a basso costo, un Logitech F710, che sul mercato è reperibile a poco più di 40€.
La percezione che si tratti di un progetto in stile bricolage è confermata da Arthur Loibl, che nel 2021 salì a bordo del Titan. Loibil ha affermato ai microfoni di Sky News che “alcune parti del sommergibile si staccavano” e sembrava “tutto meno che sicuro“.
E non è finita qui. Nel 2018, David Lochridge, un pilota e membro del team di OceanGate, aveva espresso preoccupazioni in merito al portello di osservazione anteriore del Titan. Secondo Lochridge il portello era testato per operare ad un massimo di 1300 metri di profondità. Ricordiamo che il Titan, per raggiungere il relitto del Titanic, si spingeva fino a 3800 metri. Lochridge sarà licenziato subito dopo.
Letteralmente sigillati dentro una scatola
Per comprendere meglio il fenomeno, è importante capire che il Titan è essenzialmente un mini-van molto stretto e lungo circa 6 metri. I passeggeri venivano letteralmente sigillati dentro al sommergibile attraverso dei bulloni, rendendo impossibile l’apertura del portellone dall’interno. Certo, aprire il portellone sarebbe stato mortale (oltre che impossibile) ad una pressione di circa 400 atmosfere, ma sarebbe stato vitale qualora il sommergibile fosse andato alla deriva a bassa profondità. In questo scenario i passeggeri sarebbero morti asfissiati a pochi metri dalla superficie, o addirittura galleggiando a pelo d’acqua, non potendo aprire il portellone dall’interno.
250 mila dollari a testa per farsi rinchiudere in cinque una scatola a 3800 metri di profondità
Ora che la vicenda è giunta (apparentemente) alla sua tragica conclusione, è tempo di iniziare a trarre qualche riflessione. OceansGate e Stockton avevano ricevuto diversi avvertimenti in merito alla scarsa sicurezza di un sommergibile ritenuto dagli esperti troppo sperimentale. Un modo elegante per non dire pericoloso. Proprio come il capitano Edward Smith, al comando del Titanic, aveva ricevuto avvertimenti in merito alla presenza di ghiacci quella fatidica notte del 14 aprile 1912, salvo decidere ugualmente di portare il transatlantico al massimo della velocità.
No, questa del Titan non è la storia di un dramma in mare. Lo siano piuttosto altre, quelle che a cadenza quasi mensile ormai popolano le nostre cronache. Questa del Titan è una storia di incoscienza e avidità, di arroganza dell’essere umano. Di persone ricche in cerca di avventure sconsiderate. È l’ennesima storia di sciatteria e inosservanza delle regole, finita esattamente com’è finito il Titanic: con l’uomo fin troppo convinto di poter sfidare qualcosa di più grande di lui.
Alle famiglie delle vittime rimane una sola, magra consolazione: il fatto che i cinque passeggeri siano morti sul colpo, senza la consapevolezza di avere le ore contate intrappolati nella profondità degli abissi.
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