Ancora pochi giorni e alcuni fortunati appassionati potranno finalmente esporre un pezzo davvero straordinario. Stiamo parlando della statua di PK disegnata (e non solo, come vedremo) da Claudio Sciarrone, che Panini Comics ha proposto dalla scorsa Lucca. Un prodotto eccezionale che arriva in corrispondenza di un’iniziativa ambiziosa, come quella della creazione di un Omnibus dedicato a tutta la storia di PK. E noi abbiamo voluto parlarne proprio con Claudio Sciarrone, uno che con questo personaggio ha una storia davvero lunghissima…
Riscoprire PK con una statua e un Omnibus ricchissimo
Annunciati qualche mese fa e mostrati al pubblico durante il tradizionale appuntamento di Lucca Comics & Games, la statua e l’Omnibus dedicati a PK sono due prodotti davvero impressionanti. Un modo per celebrare quella che è a tutti gli effetti un’icona del fumetto disneyano.
Il progetto dell’Omnibus è decisamente ambizioso, perché punta a raccogliere in volumi di grande pregio tutto quello che riguarda questo personaggio. Non solo le storie, ma anche tutto il comparto editoriale (come le rubriche d’epoca PK Project e PK Files) diventati con il tempo una parte fondamentale del culto nato intorno a questo eroe. Un’opera corposa, che sarà composta da diversi volumi molto “voluminosi”: basti pensare che il primo conta già settecento pagine, comprendendo i primi otto numeri della testata (su più di cinquanta).
Altrettanto affascinante però è la splendida statua dedicata a PK: un prodotto d’autore, ideata da Claudio Sciarrone che è uno dei disegnatori storici di questo personaggio. E come spesso succede in questi casi, si tratta di un’edizione limitata. Ne sono state infatti prodotte solo 1050 copie. A queste si accompagnano le 150 della seconda versione, ancora più esclusiva, completamente bianca per un sorprendente effetto marmoreo.
Ma come si realizza un prodotto del genere?
Questa e tante altre domande troveranno risposta nella nostra chiacchierata con Claudio Sciarrone. Un’intervista in cui abbiamo spaziato dalle origini del PK Team al successo di questo personaggio, approfondendo poi tutto ciò che si nasconde dietro la creazione di una statua come quella di PK. Vi lasciamo alla lettura!
Il PK Team è una squadra praticamente indistruttibile, come il suo eroe. Ha avuto tantissime evoluzioni ed è sempre tornata, solida come sempre. Cosa ti ricordi di quei magici inizi al centro del primo numero dell’Omnibus?
L’incoscienza e la fretta. Perché si doveva inventare tutto all’improvviso senza dei gran studi preliminari prima. A parte nella fase iniziale, che abbiamo dovuto fare per “convincere” Disney che si poteva fare, poi ogni cosa che arrivava da inventare nuova (personaggi, mezzi, eccetera…) la si faceva strada facendo, già sulle tavole di fumetto. Non c’era tempo di studiarsi a parte delle cose. E quindi mentre c’era già la storia urgentissima, dovevi anche metterti a creare cose che poi sarebbero diventate iconiche, in qualche modo. Perché ci siamo resi conto solo dopo di cosa stavamo causando nell’universo disneyano.
È stata assolutamente una valanga che ha travolto tutti.
Sì, tutti. Eravamo tra i primi che non si immaginavano un esito simile. Speravamo che potessimo avere un margine di crescita, naturalmente, ma non ci saremo mai più immaginati che avremmo creato quel solco nella storia disneyana. Ancora adesso mi fa moltissimo piacere ci siano un sacco di ragazzini giovani che si stanno comprando l’Omnibus. Vuol dire che è un’onda lunga, no?
Tornarci negli ultimi anni in quel mondo e in quel personaggio, sia quando c’è stato il ritorno nel 2014, sia poi negli ultimi appuntamenti come è stato?
Da una parte è come un vecchio classico che la gente ti chiede di cantare ancora una volta: è ovvio che ti dà soddisfazione. Dall’altra hai anche voglia di mettere tutto quello che hai fatto nel frattempo in più, che ti ha portato anche a fare mille esperimenti, mille direzioni diverse, mille divagazioni…
Il mio personalissimo futuro di PK è qualcosa che sto immaginando ma che in realtà non andrà a toccare il macrocosmo dell’universo narrativo. Sarà tipo una cosa tipo Droidi [storia del 2018 disegnata da Claudio Sciarrone e scritta da Alessandro Sisti ndR]: una storia standalone che racconta una vicenda e che non vuole cambiare minimamente il percorso complessivo della saga. Però avrei voglia di dire delle cose, di inserire delle cose anche graficamente diverse.
Panini mi sta dando molta fiducia e quindi senza “sbrodolarmi” addosso direi che mi piacerebbe mettermi alla prova ulteriormente. Cosa che faccio già da un po’ di anni, da quando ho cominciato a scrivermi anche le storie che disegno e quindi a maggior ragione vorrei provare a fare qualcosa a 360 gradi anche con PK. Ma vorrei comunque coinvolgere Alessandro Sisti, quantomeno come consulente, ecco. Non ho l’arroganza di dire “Faccio tutto io!” e vorrei comunque avere un confronto con una persona che PK l’ha costruito davvero, narrativamente parlando.
Riguardo al all’Omnibus, adesso che ce l’abbiamo in mano e lo possiamo toccare, tu come come l’hai vissuto? Che impressione ti ha fatto quando è arrivato?
Intanto che pesa. Me ne rendo conto perché quando me lo passano per i firmacopie tutte le volte è un esercizio: “VO-GA! VO-GA!”. Saranno credo otto-nove volumi complessivamente, due all’anno come ipotetica periodicità, anche se non dovrebbe essercene una fissa. Ci abbiamo messo tutto quello che ci dovevamo mettere, da PK Files alle copertine del Giant. Un omnibus veramente con i controfiocchi e una grande opportunità per i giovani. Io ho visto veramente molti ragazzini comprarselo per cominciare dal Day One.
Paperino è forse uno dei personaggi Disney con più doppie vite e tra tutte queste però PK è quella che ha avuto più più riscontro. Forse l’unica a reggere il confronto è Paperinik (che, lo sappiamo bene, è qualcosa di differente). Secondo te perché proprio PK rispetto agli altri alter ego di questo personaggio?
Prendiamo ad esempio Doubleduck [una versione spionistica di Paperino, protagonista di diverse storie su Topolino ndR] che comunque ha avuto il suo successo: non ha avuto una testata tutta sua ed è venuto fuori in un momento storico diverso. Non ha goduto del fatto che per PK la gente volesse davvero qualcosa di nuovo, sulla scia di quelle novità che stanno arrivando dagli Stati Uniti. Perché cita appunto Image e Spawn in particolare: Todd McFarlane ci ha sicuramente dato una spallata ulteriore per muoverci, per far qualcosa di diverso. Era un momento storico particolare, quello in cui è arrivato PK.
Doubleduck è stato un esercizio di stile, per dare un’ulteriore chiave di lettura un po’ diversa . E quindi quando poi vediamo Paperino sull’amaca a riposare, effettivamente sappiamo che è perché è molto difficile la sua vita e ne ha così tante.
E a questo punto non possiamo non parlare di questa splendida statua di PK che hai… forgiato? Possiamo dire così?
Sì, per certi versi sì, perché sono partito da zero proprio. Quando mi è stata offerta l’opportunità di disegnare una prodotto del genere, ovviamente non volevo che fosse solo un gadget molto bello, ma una statua che avesse una sua dignità. Da collezionista quale sono mi aspettavo da me stesso qualcosa che fosse il frutto di tutto ciò che ho visto in giro negli ultimi anni, che più mi ha appassionato. Fra questi un Batman di Jason Fabok che ha fatto Prime1Studio.
È questo Batman con un mantello che va verso l’alto spinto dal vento… E quindi ho deciso di ricreare lo stesso effetto e ovviamente con lo Scudo Extransformer. Gli ho aggiunto la Luna sul fondo perché secondo me è simbolica di un animale notturno come lui. Meritava una cosa del genere perché mi richiamava un’altra statua di un Batman Ninja che aveva nella versione exclusive con una Luna in seta su un piedistallo che la reggeva che incominciava la figura.
È stato un modo per complicarmi la vita poi, perché vuol dire usare anche un materiale diverso che va poi incollato, assemblato, progettato… I costi sostenuti da Panini sono stati ingenti. Però alla fine il risultato credo che sia incredibile. Tutto il peso della statua si regge sulle gambe di PK e il mantello e lo scudo sono una fonte di peso notevole. Quindi è stato impegnativo in fase di progetto.
Io ho fatto i bozzetti ma poi, vedendo che era molto complicato, ho preferito realizzare io stesso un modello tridimensionale. Ho usato una resina polimerica che si chiama Super Sculpey, che si può usare anche nel forno di casa. Cuocendola, si solidifica e diventa un materiale plastico, rigido. L’ho fatta in due parti. Prima il personaggio, dove avevo già previsto l’armatura per il mantello che fuoriusciva. Cotto PK, ho modellato il mantello e ho ricotto tutto complessivamente. Questo materiale ti consente di ricuocere le cose già cotte senza ritirarle e si è fissato anche il mantello.
Poi l’ho scansionato con un’applicazione col telefono e ho mandato la scansione 3D ai modellatori. Loro hanno cominciato a ricesellare la modellazione definitiva e quella scansione l’ho importata in Procreate con l’iPad, l’ho colorata ed è servita come traccia anche per la colorazione fatta a mano.
E poi c’è stata la “pazzia” di voler fare una versione bianca senza colorazione. Quando è arrivato in redazione il primo prototipo grezzo sono rimasto affascinato e mi sono detto: “Ma facciamo una versione a tiratura limitatissima anche di questa” perché effettivamente era notevole. Il che non significa togliere semplicemente il colore, quanto aggiungere una serie di lavorazioni.
Per esempio, il braccio con lo Scudo è stato fatto a parte per poter colorare meglio la parte destra del papero. E quindi quando riassembli i pezzi, puoi nascondere la giuntura dipingendola. E lo stesso vale per il mantello e altri “difetti” dello stampo che con il colore si nascondono, ma nella versione non colorata devi intervenire tu e sbiancarla.
In più la scatola è comunque diversa da quella della versione colorata quindi ammortizzare il costo di una scatola su 150 pezzi è un conto, ammortizzarlo su 1050 è un altro. Anche il certificato è diverso… Sono tutti costi che sono ricaduti sul prodotto. Siamo anche riusciti a contenere l’aumento di lavorazione, che comunque è stato considerevole anche quello.
Alla fine però ho avuto davvero la statua della vita. Anche se in realtà spero che sia un inizio di una nuova linea di prodotti. Vedremo. A me piacerebbe pensare anche a personaggi tirati fuori dalle nostre storie di fumetti più belle al di là di PK, che diventino poi delle statue tridimensionali.
Un piccolo set magari di Foglie Rosse [storia di Claudio Sciarrone e Alessandro Sisti del 2019]…
Sarebbe veramente fantastico.
E allora noi lasciamo l’idea nell’aria in caso qualcuno a Panini fosse in ascolto. E voi, state già aspettando l’arrivo della vostra personale statua di PK?
- Alessandro Sisti (Autore)
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