Un detective con un caso irrisolto che lo tormenta. Le pressioni del capo per fare un buon lavoro. Un caso di omicidio da risolvere con pochi ma fondamentali indizi. La ricetta per il più classico dei polizieschi. Ma la novità di Murderville è che accanto al protagonista Will Arnett ci sono una serie di guest star che devo risolvere il caso e far ridere. Senza aver letto il copione. Questa serie chiede a Conan O’Brien, Marshawn Lynch, Kumail Nanjiani, Annie Murphy, Sharon Stone e Ken Jeong di improvvisare le proprie battute, in situazioni ridicole ma in cui sono inseriti gli indizi per risolvere il caso. L’esperimento funziona? Ecco cosa pensiamo di Murderville in questa nostra recensione.
La nostra recensione di Murderville
Il Terry Seattle di Will Arnett (Arrested Development, nonché la voce americana di BoJack Horseman) sembra il ritratto del poliziotto che ha perso la vocazione, archetipo prediletto di moltissimi polizieschi. Entra nella stazione di polizia disfatto, cercando di evitare il suo capo ed ex-moglie (Haneefah Wood), che ora frequenta un suo altro collega (Phillip Smithey). Quando deve risolvere un omicidio, facendosi aiutare dalla anatomopatologa (Lilan Bowden), finisce sempre per portare i suoi problemi con sé. Con un effetto spesso esilarante.
Brooklyn 99 ci ha già dimostrato che un distretto di polizia, se affiancato da un team di sceneggiatori valenti e un ottimo cast comico, può far ridere con umorismo spesso macabro ma intelligente, mentre ci stimola a risolvere enigmi. Ma al genere comico-poliziesco Murderville aggiunge altri due elementi: l’improvvisazione delle guest star, che devono anche indovinare chi è l’assassino.
L’elemento di ‘gioco‘ forse è quello più particolare, che confonde il confine fra serie ‘narrativa’ e reality show. Mentre esaminano il corpo, le guest star ricevono diversi indizi che dovranno aiutarli a risolvere il caso. Per fare un esempio, scoprono che il killer adora la musica country, mangia solo cibo piccante e ha colpito la vittima con delle freccette con grandissima precisione. Durante la puntata incontrano poi tre sospettati (almeno uno dei quali con un’operazione sotto copertura), che hanno alcune caratteristiche ma non altre. Il gioco sta nel trovare l’unico personaggio che corrisponde al profilo suggerito all’inizio.
Gli indizi non sono didascalici come quelli del nostro esempio, ma nemmeno così complicati da impedire di risolvere il caso. E gli attori fanno in modo di fornire tutti gli elementi, seppur in maniera velata. Insomma: anche voi potete scoprire l’assassino, in un gioco di Cluedo pieno di battute e situazioni esagerate.
L’arte (difficile) dell’improvvisazione
Se l’elemento poliziesco risulta ben delineato e interessante, l‘improvvisazione è il sale di questo show. Arnett si sente evidentemente a suo agio in questo elemento e tutti gli attori che compaiono come poliziotti o sospettati sono evidentemente esperti.
Quando fatto bene, l’improvvisazione può elevare la comicità su un altro livello (un caso esemplare negli ultimi anni è Curb Your Enthusiasm). E utilizzare sei diverse guest star è un rischio: non tutte sono versate nello stesso modo.
Ken Jeong (Community, Una Notte da Leoni) sembra disposto a qualsiasi cosa, ma ha difficoltà a non ridere in ogni scena. Kumail Nanjiani e Annie Murphy sono attori comici pluri-premiati e sanno tirare fuori battute e lampi di genio, ma in molti in molte situazioni si limitano allo ‘yes, and’, la regola base dell’improvvisazione. Assecondano Will Arnett ma, sebbene loro si divertano, il risultato non sempre risulta esilarante.
Sharon Stone usa la sua intensità a suo vantaggio, lasciando ad Arnett il compito di ridicolizzarsi mentre lei fa la ‘faccia seria’, con risultati ottimi. Conan O’Brien (vera leggenda della comicità USA con Late Night e autore di alcuni dei migliori episodi dei Simpson) risponde con sarcasmo ad ogni battuta di Arnett. Ma è quando sotto copertura gli chiedono di raccontare una storia sulla sua vita che finisce per far ridere anche gli attori in scena, che non potevano contenersi. Si vede che ha fatto monologhi per tutta la vita.
Ma in questo cast di talenti comici, in qualche riesce a emergere il fenomeno del football americano Marshawn Lynch. Perché invece di seguire la regola del ‘yes, and’ finisce per far saltare tutti gli schemi di Arnett. Che si diverte genuinamente a stargli dietro. Il resto del cast (i tre sospettati sono gemelli interpretati dallo stesso attore) finisce per inseguire Lynch dove li vuole portare, con risultati davvero imprevedibili.
Ma se Lynch vince anche il Super Bowl della comicità, una delle cose che abbiamo apprezzato di più è stata la varietà della proposta. Non tutti gli episodi hanno fatto ridere dall’inizio alla fine. Ma tutti avevano qualche battuta superlativa e una paio di momenti davvero epici. Questo crea un ritmo insolito per una serie TV, che ci ha convinto.
Recensione di Murderville: una storia improvvisata ma coinvolgente
Durante gli episodi, vi troverete avvantaggiati rispetto ai concorrenti/improvvisatori, anche solo per aver visto più di una puntata. Durante questa recensione di Murderville, dopo aver azzeccato con fortuna il colpevole del primo caso (con Conan O’Brien), abbiamo capito come la serie rimarcasse in maniera evidente (a volte anche mostrando inquadrature ravvicinate) gli indizi per risolvere il caso. Quindi più o meno sempre siamo riusciti a dire chi era il colpevole. Ma quasi sempre avevamo perso un indizio, quando alla fine della puntata venivano riepilogati.
Insomma, i casi non sono necessariamente da Poirot o Sherlock. Ma sono storie originali e che si prendono sul serio, pur essendo spesso assurde. Non sono complesse, ma risultano interessanti e vi stimolano a cercare indizi anche mentre state ridendo. Siamo anche rimasti colpiti da come la serie abbia saputo raccontarci la storia di Terry Seattle e della sua ex-partner Lori (che vediamo solo in fotografia con il volto di Jennifer Aniston), facendoci poi risolvere il suo caso nel finale di stagione (con Ken Jeong).
Lo showrunner Krister Johnson, insieme agli autori Anna Drezen, Chadd Gindin, Craig Rowin, Jack Kukoda, Marina Cockenberg, Kerry O’Neill, Hannah Levy e Adriana Robles hanno saputo raccontare delle storie semplici ma ben congeniate. Lo spazio lasciato all’improvvisazione non limita l’avanzamento della trama, anche quando le guest star stanno sbagliando la direzione delle indagini.
L‘esperimento di Murderville ci sembra riuscito: la nostra recensione è più che positiva. Anche se i limiti sono evidenti: le trame poliziesche devono semplificarsi per dare spazio all’improvvisazione, così come la comicità a volte deve cedere il passo alla ricerca degli indizi. Se siete puristi del giallo troverete il gioco di questo Cluedo improvvisato troppo semplice da risolvere e se vi aspettate le risate sguaiate di LOL potreste rimanere delusi. Ma noi ci siamo goduti ogni puntata.
Un altro limite è che l’unica lingua disponibile è l’inglese e i sottotitoli perdono un po’ delle battute e dei riferimenti alla pop culture americana. E fra ristoranti americani e showman poco conosciuti in Italia (Terry Seattle è ossessionato da Tommy Tune, per qualche ragione), c’è ne sono parecchi. Tuttavia, vi consigliamo di dare un’occhiata: gli episodi sono brevi, pochi e divertenti. E scommettiamo che volete provare anche voi a risolvere questi enigmi, fra una risata e l’altra.
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