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Joker meritava un sequel, ma non questo

Tantissime cose da dire, sovrapposte l'una all'altra

Quanto è stata surreale quella giornata alla Mostra di Venezia, è difficile raccontarlo. Era il giorno di Joker: Folie à Deux, c’erano state le proiezioni stampa al mattino, l’embargo scadeva alla sera e ogni giornalista, creator, inviato presente sul Lido doveva uscire con la sua recensione. E la domanda che girava tra tutti, ogni volta che ti incrociavi in sala stampa, al bar, sulle scale, era sempre la stessa: “Allora, ti è piaciuto?“. E la risposta allo stesso modo era sempre la stessa: “Eh, guarda. Ci sto ancora pensando“.

Joker: Folie à Deux e quella difficoltà nel decifrarlo

Dentro quella frase c’erano tante storie diverse. Ma c’era un primo livello di assoluta sincerità. Joker: Folie à Deux è effettivamente un film molto complesso, che è difficile ridurre a un semplice sì o no. È parte del gioco quando fai questo mestiere, ma questa volta sembrava particolarmente impegnativo trovare una posizione. Anche perché lasciava un po’ spiazzati.

Quando entri in sala per vedere un titolo come questo, così discusso fin dal suo primo annuncio, così curioso nella sua storia, così confuso su alcuni aspetti della sua presentazione (altra domanda gettonatissima nei minuti prima della proiezione era “Ma quindi alla fine è proprio un musical?“) hai delle aspettative, molto probabilmente hai immaginato multiple versioni di cosa pensi potresti vedere.

Ma questo film non riesce a combaciare davvero con nessuna di queste. Non è il capolavoro che prende le mosse da un film amatissimo (pur con i suoi detrattori) e rilancia, andando ancora oltre e facendo sognare tutti. Non è neanche però il disastro atroce che distrugge tutto, il sequel inutile e insulso fatto solo per fare soldi che non aveva nulla da dire o peggio, che sbaglia tutto quanto. E non è neppure il film mediocre che dici “Va beh, potevano risparmiarselo, ma pace, domani me lo sarò dimenticato”.

Non è davvero in nessuna di queste categorie. Ma intanto il tempo stringeva, la scadenza dell’embargo si avvicinava, bisognava trovare un modo per raccontare questo film. Cercare di spiegare cosa funzionasse e cosa no, capire se effettivamente aveva delle possibilità, trovare un taglio netto. Ed era affascinante vedere come piano piano, mentre ci si avvicinava alla sera e i pezzi iniziavano a essere chiusi, arrivavano anche le conclusioni. La mia me la ricordo parola per parola: “Se proprio devo dare una risposta, ti dico di no, non mi è piaciuto“.

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Che cosa rende un film davvero necessario?

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Niko Tavernise/™ & © DC Comics | © 2024 Warner Bros. Ent. All Rights Reserved. TM & © DC

Facciamo una premessa. Non sono tra i sostenitori della teoria che il primo film fosse tutto una fantasia/bugia/allucinazione di Arthur Fleck. È un’idea interessante, con cui il regista sembra effettivamente giocare, aggiunge un livello di lettura, ma non è mai stato un motivo chiave per il mio apprezzamento di Joker. Che peraltro, per quanto convinto e sostenuto, non è mai arrivato ai livelli di idolatria.

Il mio approccio quindi alla grande domanda che ci siamo posti tutti al momento dell’annuncio ovvero “Ma serviva proprio un sequel?” è stato molto possibilista e realista. Possibilista, nel senso che ero disposto a dare fiducia a Phillips senza dover temere particolarmente un eventuale flop che “rovinasse” i miei ricordi del primo. Realista perché un miliardo di dollari di box office significa sequel, punto.

E guardando alla questione in maniera più distaccata, c’è da chiedersi effettivamente cosa renda un seguito o più in generale un film “necessario“. Mettiamo ovviamente da parte tutte le storie nate per svilupparsi su più capitoli e hanno quindi un finale sospeso. Quand’è che un film nato stand-alone deve avere un seguito?

La risposta semplicistica è “Mai“, quella cinica è “Quando incassa più di un miliardo di dollari” (appunto), quella più equilibrata è “Quando senti che puoi ancora dire qualcosa con quei personaggi“. E da questo punto di vista Joker: Folie à Deux è un sequel assolutamente necessario. Anzi, forse sarebbe servito anche un terzo capitolo. Perché di cose da dire Phillips ne ha tante, tantissime. Decisamente troppe.

Joker: Folie à Deux è una collezione di incipit

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Niko Tavernise | © 2024 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.

Questa non vuole essere una recensione di Joker: Folie à Deux (quella l’ha già fatta Gabriella Giliberti a tempo debito e la trovate qui). Però come dicevo dopo quel lungo pomeriggio di rimuginii, sono arrivato a decidere che questo film non mi è piaciuto. E la ragione è che aveva un potenziale immenso, sperperato in una caotica rappresentazione che racconta tutto insieme. E che alla fine non racconta nulla.

Cercherò di restare sul vago, per evitare spoiler, ma questo film offre una quantità di chiavi di lettura immensa. Possiamo facilmente leggerci un’analisi dell’idolatria, che passa attraverso tanti sguardi dei personaggi e che si ricollega al rapporto tra Arthur Fleck e Murray Franklin nel primo film. Ma si riflette anche nel mondo reale, con i fan di Joker, personaggio e pellicola, e l’impatto che ha avuto.

Muovendosi da questo, c’è una riflessione sulla morbosità della nostra società, sull’ossessione per il true crime, sulla cronaca dei processi-spettacolo. C’è la salute mentale, c’è il carcere, c’è la discussione tra la giustizia e la politica, la mob mentality con i forconi. Forse un po’ poco fumetto, ma c’è anche quello.

Anche perché a farla da padrone è il tema del doppio. È assurdo vedere quanto quella folie à deux possa essere associata a tanti personaggi diversi. Ovviamente ci sono Joker e Harley, ma ci sono anche Arthur e Joker, con una lunga riflessione su quanto siano diversi questi due alter ego (e anche quanto sia vera questa distinzione e quanto sia forzata da fattori esterni), così come il rapporto tra il protagonista e Jackie e almeno altre due coppie, che però è il caso di scoprire in sala.

Joker: Folie à Deux è il sequel di cui non avevamo bisogno e quello che non ci meritiamo

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Niko Tavernise | © 2024 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.

Quindi sì, questo sequel serviva. Forse non era indispensabile (ma se vogliamo ragionare in questi termini, esistono davvero opere indispensabili?) ma indubbiamente quei personaggi avevano ancora delle cose da raccontarci. Ma la foga di affrontarle tutte, di creare qualcosa di imponente che le raccogliesse tutte è stato davvero un volo di Icaro, troppo vicino al Sole.

E quindi per questo alla fine, sono arrivato a quella risposta, a dire che non mi è piaciuto. Perché più di tutto, questo film è un’occasione sprecata gigantesca. Joker: Folie à Deux aveva davvero tutte le carte in regola per essere come e meglio del primo, anche perché – non sarà una recensione, ma diciamolo comunque – Joaquin Phoenix ha dato un’interpretazione altrettanto di livello, se non superiore. Per dovere di cronaca: Lady Gaga meno convincente delle speranze più alte, ma comunque più che degna.

Eppure, quale che sia il motivo dietro le quinte che ha portato a questo risultato, ne esce un film che è sostanzialmente fuori fuoco. Ci sono tante cose che vorrebbe dire, ma non riesce a dare loro un’organicità, una coerenza, una vera struttura. Avrebbe potuto aprire ancora più porte del suo predecessore per una nuova concezione del fumetto (anche quello supereroistico) al cinema.

E invece resterà lì, impreciso e contorto, circondato da un mare di “Te l’avevo detto, io“.

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Autore

  • Mattia Chiappani

    Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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