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ll telescopio James Webb ha la stessa memoria interna di uno smartphone

Il minimo indispensabile per funzionare

Sebbene si tratti del telescopio spaziale più potente mai realizzato, il James Webb Space Telescope ha la stessa memoria interna di uno smartphone. Solo 64 GB, che devono conservare i dati catturati dal potente strumento prima che questi vengano trasmessi a terra. Ecco perché i ricercatori sono stati così conservativi.

La memoria ‘da smartphone’ del James Webb

L’idea di mettere una memoria da 64GB in uno strumento costato 10 miliardi di dollari sembra ridicola, fino a che non pensiamo alle caratteristiche richieste. Non si tratta infatti di una semplice SSD come quella all’interno di molti computer moderni.

Si tratta piuttosto di una memoria che deve resistere ad un ambiente estremo come quello spaziale, bombardata di radiazioni e dove le temperature possono scendere fino a meno di 50 gradi sopra lo zero assoluto (circa –223 gradi centrigradi). Essendo oltretutto il James Webb così lontano dalla Terra (1,5 milioni di chilometri) tutto deve funzionare senza la possibilità di prevedere un intervento umano, come è invece stato possibile per Hubble.

Un giorno di dati

Una memoria capace di sopravvavivere in queste condizioni è quindi un componente estremamente costoso e difficile da creare e validare. Per questo NASA si è limitata ad una memoria quanto più possibile ridotta, sufficiente per un giorno di dati. Dei 68GB infatti, il 3% è riservato ai dati ingegneristici e di telemetria, lasciando quindi circa 66GB disponibili. Ogni giorno Webb raccoglie circa 57GB di dati, che trasmette verso Terra nelle due finestre giornaliere da quattro ore in cui sono possibili le comunicazioni, circa 28.6GB alla volta. Una volta trasmessi e ricevuti a terra, i dati sulla memoria di bordo sono sovrascritti.

Considerando come invecchiano le memorie SSD, NASA ha calcolato che alla fine dei 10 anni di missione previsiti la memoria avrà comunque 60GB di memoria disponibili, a malapena abbastanza per continuare le sue operazioni. Considerando, come detto prima, che non sono possibili interventi umani, questo fattore potrebbe rendere James Webb molto meno longevo di Hubble, che sta continuando ad operare da più di 30 anni.

La missione del James Webb è comunque appena iniziata. Non possiamo quindi escludere che, da qui a 10 anni, non penseremo ad una soluzione per prolungare l’operatività di questo fondamentale telescopio.

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Autore

  • Giovanni Natalini

    Ingegnere Elettronico prestato a tempo indeterminato alla comunicazione. Mi entusiasmo facilmente e mi interessa un po' di tutto: scienza, tecnologia, ma anche fumetti, podcast, meme, Youtube e videogiochi.

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