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Independence Day: Dark Fathom, intervista a Victor Gischler

Domani esce nelle sale italiane Independence Day: Rigenerazione, il seguito dell'originale blockbuster che vedeva il Presidente Bill Pullman fare a botte con gli alieni più brutti della storia del cinema a colpi di patriottismo e fuochi d'artificio (ci sembra di ricordare correttamente, ma sono passati vent'anni, potremmo anche confondere qualche dettaglio). Sono passati vent'anni sia nel mondo reale, ragione per cui sarà interessante vedere come e quanto l'aspetto visivo, registico e produttivo del film sia stato aggiornato, ma sono passati vent'anni anche nel mondo dei film. In questi vent'anni sono successe molte cose, ci sono stati accordi politici, rivoluzioni tecnologiche, trasformazioni sociali dovute alla terribile consapevolezza che non siamo soli, e che i nostri vicini di galassia non ci hanno proprio in simpatia. Vedremo quanto questi stravolgimenti epocali hanno segnato la storia dell'umanità al cinema, ma l'universo di Independence Day è stato nel frattempo arricchito di ulteriori storie, approfondimenti e spin-off. 
Uno degli spin-off dei film è Independence Day: Dark Fathom, fumetto della Titan Books ancora inedito in Italia. Il fumetto racconta di alcuni momenti avvenuti fra un film e l'altro. Abbiamo avuto modo di mettere le mani su una copia stampa, di goderci la storia e persino di scambiare due parole con Victor Gischler, apprezzatissimo autore di fumetti e soprattutto di romanzi, e ne abbiamo approfittato per una piccola intervista.
ON: Victor, sei l'autore di Independence Day: Dark Fathom, un fumetto che racconta una storia che si svolge subito dopo gli eventi del primo film. Senza troppi spoiler, ci puoi raccontare qualcosa di questa storia? Insomma, gli alieni sono sconfitti, vero?
VG: Sì, sono stati sconfitti, per quanto ne sappiamo, ma salta fuori che hanno un ultimo asso nella manica! Gli alieni avevano pianificato tutto. Non avevano idea che Will Smith avrebbe fatto esplodere la loro nave madre. Ha ha. Però sì, gli alieni si stanno ancora dando da fare.
ON: Alla fine del volume c'è una sorta di timeline che racconta per sommi capi alcuni dei grandi eventi che hanno avuto luogo fra il 1996, cioè il primo film, e il 2016, quando è ambientato il sequel. Ci puoi dare fare un piccolo riassunto? Come se l'è cavata il mondo in questi vent'anni?
VG: Be', sicuramente è meglio che vediate il film per i dettagli. Ma la cosa più importante che avviene è che l'umanità inizia a fare uso della tecnologia degli alieni, fondendola con la propria. Si tratterà di un grande balzo in avanti. In Dark Fathom possiamo vedere i primi esempi di questo. Insomma, l'umanità ha avuto vent'anni per prepararsi…saranno abbastanza?
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ON: La storia di Dark Fathom è molto claustrofobica, in più di un senso: si svolge tutta sott'acqua, e per la maggior parte del tempo siamo a bordo di un piccolo sottomarino. In un certo senso le profondità dell'oceano sono simili allo spazio aperto: entrambi i luoghi sono inospitali per gli umani, e in effetti uno dei personaggi parla del proprio disagio. Questo parallelismo è voluto? Hai attinto dalla tua esperienza personale?
VG: Quello che dici è assolutamente esatto. Sia lo spazio che le profondità dell'oceano non sono luoghi naturali dove gli uomini possono risiedere, stavo pensando precisamente a questa cosa. Non solo i nostri eroi devono affrontare un nemico inarrestabile, ma devono farlo in uno dei luoghi più inospitali del pianeta. Come puoi immaginare, il livello di stress dei personaggi è davvero alle stelle. Mio padre era nella Marina, e mi ha raccontato che una volta gli hanno offerto di servire a bordo di un sottomarino. Ha preferito una portaerei. Posso capire chi non vuole spendere settimane o mesi a bordo di uno sottomarino, senza vedere la luce del giorno. Devi avere le palle per un lavoro del genere. Inoltre ho sempre sentito che affogare è uno dei modi di morire meno popolari. Credo che l'idea di non riuscire a respirare, dell'acqua che ti inghiotte accenda la scintilla di qualche paura primordiale.
ON: Parliamo di loro, degli alieni. Nel primo film ci sono presentati come privi di emozioni, privi di rimorso, imperscrutabili e con un solo scopo, l'annientamento totale. Tu hai seguito questa direzione nella tua storia: i tuoi alieni sono inarrestabili, determinati, quasi una forza della natura, contro cui ci può essere una sola risposta. Vedremo mai qualche altra sfaccettatura? Riusciremo mai a comprenderli?
VG: Abbiamo inserito qualche dettaglio in più nel fumetto, e qualche altro lo si vedrà nel film, ma “forza della natura” è davvero un ottimo modo per descriverli. Hanno una sorta di mente alveare, tutti gli individui agiscono come se fossero uno, quasi come una forza naturale…eppure si percepisce una sorta di malevolenza nelle loro azioni. Una forza della natura non ha uno “scopo”. Questi alieni sì.
ON: Hai scritto un sacco di fumetti, dagli X-men a Deadpool e The Punisher, ma ti conosciamo anche per i tuoi spettacolari romanzi hard boiled, e si rintraccia un po' di quello stile anche in Dark Fathom: dal determinato capitano del sottomarino, che non le manda a dire a nessuno, ai marines disillusi e segnati da mille battaglie, dai dialoghi scatenati ed esagerati al tuo tipico humor nero. Quanto è differente scrivere un romanzo da un fumetto? E quale delle due attività preferisci?
VG: Credo che la questione sia che in un fumetto devi trasmettere il contenuto e le idee più in fretta. Devi mostrare i personaggi e stabilire la situazione senza troppo tempo da perdere. In un romanzo hai più tempo da dedicare al crescendo degli eventi. Quando scrivo un romanzo mi sento più a capo della situazione. Posso prendermi il mio tempo e fare le cose come voglio, e questo mi piace. D'altro canto è estremamente gratificante lavorare con un grande disegnatore. Adoro vedere le mie parole che vengono tradotte in immagini, e spesso l'artista realizza le mie idee ancora meglio di come le ho immaginate. Sono molto fortunato a poter lavorare in entrambi i campi.
ON: Quanta coordinazione c'è stata fra te e il team di Dark Fathom e gli sceneggiatori, registi e produttori di Independence Day: Rigenerazione? Quanta libertà avete avuto per creare e aggiungere novità all'universo di Independence Day?
VG: Be', all'inizio è stato difficile. Naturalmente i produttori del film non volevano che noi facessimo nulla che potesse rovinare o intralciare quello che sarebbe successo nel sequel. Abbiamo cestinato un sacco di buone idee semplicemente perché non si incastravano con questo o quel dettaglio nella visione dei creatori del film. Ma una volta che ci siamo accordati su un'idea, si sono tirati indietro e ci hanno lasciato lavorare in piena autonomia. Ci hanno inviato una copia della sceneggiatura del film, così da farci sapere cosa sarebbe successo, e tonnellate di riferimenti visivi.
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ON: Un'ultima domanda: vedremo altri fumetti di Inependence Day in futuro?
VG: Questa è una domanda da fare ai ragazzi di Titan. A me piacerebbe scriverli. C'è davvero tanto materiale da cui prendere spunto, questo è sicuro!
Ringraziamo Victor per la disponibilità e l'amicizia e vi ricordiamo che Indepdendence Day: Rigenerazione è nei cinema italiani da domani!

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Gabriele Bianchi

Lettore, giocatore, conoscitore di cose. Storico di formazione, insegnante di professione, divulgatore per indole. Cercatelo in fiera: è quello con la cravatta.

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