Ieri sera, alle 20:50 (GMT +1), il Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA é riuscito a portare a casa il risultato dell’anno: l’ammartaggio della sonda InSight. Tuttavia, siamo rimasti col fiato sospeso fino a oggi, in attesa dell’arrivo del segnale da parte della sonda stessa, confermando il successo.
Come mai questa attesa?
Ad oggi la fibra é quasi ovunque, ma di certo non nello spazio e i sistemi di telecomunicazione in questi casi sono altamente piú sofisticati e complessi di quel che ci possiamo immaginare.
Alle calcagna di InSight sono stati inviati due satelliti (i primi di questo tipo ad affrontare un viaggio simile): i satelliti gemelli MarCO (Mars Cube One), di cui l’unico scopo é di far funzione di ripetitori di segnale (relay).
Il segnale di InSight, essendo troppo debole per raggiungere la sala del JPL in tempo utile, é stato ricevuto e amplificato dai due MarCO, i quali, poco piú grandi di una valigetta 24-ore (esclusi i pannelli solari), sono riusciti a far avere informazioni vitali agli scienziati della NASA in tempi piú brevi.
Una volta compiuto l’ammartaggio, i due gemelli hanno perso (come previsto) il segnale di InSight, a causa della differenza tra le loro traiettorie e la rotazione del Pianeta Rosso.
Infatti, per la conferma definitiva di successo, la sala del JPL ha dovuto attendere il segnale del diretto interessato. L’attesa, principalmente dovuta ai 485 000 000 Km che ha percorso il segnale, si é allungata a causa dell’ultimo passo dell’ammartaggio: attendere che le polveri alzate dai motori di propulsione della sonda calassero, affinché InSight potesse aprire i suoi pannelli fotovoltaici senza rischiare che venissero oscurati dai depositi.
Sette Minuti di Terrore
La complessa procedura ideata dal JPL (soprannominata “7 minuti e mezzo di Terrore” da Tom Hoffman, Project Manager di InSight) si é svolta in 6-7 minuti, durante i quali innumerevoli variabili avrebbero potuto causare il fallimento dell’ammartaggio. Tra le interviste durante il Live Broadcast della NASA, gli scienziati ammettono i loro timori dovuti a cause di forza maggiore: potrebbe anche svolgersi tutto alla perfezione ma “Esiste la possibilità che atterri su un macigno e non c’é niente che ci si possa fare”, commenta Ingrid Daubar, Scienziata del JPL.
In questi 7 minuti, InSight ha passato 8 fasi fondamentali:
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Entrata in atmosfera,
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Apertura del paracadute,
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Rilascio della protezione termica,
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Attivazione del radar,
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Conferma dell’area di ammartaggio,
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Separazione dal paracadute,
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Accensione dei retro-propulsori,
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Atterraggio su Elysium Planitia.
Dopo 32 minuti sul suolo di Marte, finalmente le polveri si sono depositate e InSight ha potuto aprire i suoi pannelli fotovoltaici. Come tutti i viaggi, la prima azione da svolgere appena c’é segnale é chiamare a casa, per confermare di “essere arrivati bene” e InSight ha provveduto immediatamente con una cartolina piú unica che rara, con la sua prima foto; ma da allora ha continuato a mandare souvenirs a casa, che NASA ha gentilmente condiviso con il mondo via Twitter.
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