Conoscete la fiaba dei Musicanti di Brema?
Ve la riassumiamo, è molto semplice: un asino, un cane, un gatto e un gallo, ciascuno vecchio, ciascuno in una diversa fattoria, ciascuno ormai un peso inutile per il proprio padrone, decidono che la prospettiva di rimanere ed essere soppressi non è quanto di meglio la loro vita possa offrir loro e quindi scelgono un'altra strada, quella verso Brema. Il loro piano è quello di guadagnarsi da vivere negli ultimi anni della loro esistenza diventando musicisti. Sulla via per la città, affamati e stanchi, s'imbattono in una casupola abitata da un gruppo di banditi. Li mettono in fuga esibendosi in uno spettacolo cacofonico, ciascuno ragliando, latrando e cantando com'è nella propria natura, e convincendo i briganti che un mostro enorme li minacci fuori dalla loro porta. Saziati, i quattro musicanti si addormentano nella casupola, ma i banditi decidono di tornare: l'uomo che mandano in avanscoperta entra nella bettola e, scambiando il brillio degli occhi del gatto per una candela, vi si avvicina. Il felino, disturbato nel sonno, lo aggredisce graffiandogli la faccia, al che il bandito inciampa nel cane, il quale gli morde un polpaccio svegliando l'asino che gli assesta un calcione. Infine il gallo mette definitivamente in fuga il brigante strillando come un ossesso. L'uomo fugge terrorizzato raccontando di aver subito un attacco da parte di una strega dalle unghie affilate, un uomo con un coltello, un orco con un bastone e, peggio di tutto, un giudice che lo voleva perseguire. La banda di bravacci desiste allora nel suo intento e i quattro musicanti possono vivere felicemente fino al termine della propria vita.
Questa è una fiaba tradizionale tedesca, raccolta, riscritta e pubblicata sistematicamente per la prima volta dai fratelli Grimm, a cui rimane tradizionalmente ricondotta. Ne parliamo oggi perchè la casa editrice Orecchio Acerbo ha recentemente pubblicato una versione illustrata di questa celebre fiaba, con disegni di Claudia Palmarucci, facendo a nostro avviso un lavoro davvero brillante nel presentare un punto di vista peculiare su tutta la faccenda. Il lavoro della Palmarucci è infatti un'intensa rilettura della fiaba in salsa politica: l'asino, il cane, il gatto e il gallo sono infatti rappresentati con vestiti semplici, da contadini di fine Ottocento, e nella maggior parte delle tavole hanno in mano degli strumenti dal chiaro peso simbolico: chiavi inglesi, martelli, falcetti. I musicanti rappresentano il mondo del lavoro proletario, la loro fuga è dai propri padroni, evidentemente intesi in senso marxista, che li sfruttano per una vita e poi si preparano ad abbatterli una volta persa la loro utilità. Questa chiave di lettura diventa esplicita in particolare in una tavola, a commento della frase “si misero in cammino verso la zona dove risplendeva la luce”, che riprende in ogni dettaglio il celebre dipinto Il cammino dei lavoratori, meglio noto come “il quarto stato”.
E' interessante il ruolo che i briganti assumono nel commento visivo della Palmarucci alla fiaba: essi, rappresentati significativamente come iene, non sono, come una più ovvia lettura della fiaba potrebbe suggerire, una banda di delinquenti comuni, bensì un gruppo di persone benestanti, vestite in giacca e cravatta, sedute ad un tavolo dove mangiano educatamente con coltello e forchetta serviti da camerieri. E' la borghesia, comprensiva di signore ben vestite che si truccano sorridenti allo specchio, il padrone di casa seduto al suo scranno, animali domestici e buona educazione. Anche in questo caso la lettura politica degli eventi della fiaba, ossia gli animali che mettono in fuga i “briganti”, e soprattutto il finale, con il timore pronunciatissimo di questi ultimi per il gallo che essi scambiano per l'incarnazione della giustizia, è assolutamente cristallina.
L'opera confezionata da Orecchio Acerbo è di qualità, a prescindere dalla propria opinione sulla rilettura della fiaba. I disegni sono meravigliosi e ci sentiamo di consigliarvela caldamente, se volete anche per regalarla a qualcuno di giovane -anche senza cogliere il “fra le righe” proposto, la fiaba rimane molto piacevole per tutti.
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