Il fenomeno del “fandom tossico” non fa più davvero notizia. Tanto che Amandla Stenberg, dopo la cancellazione di The Acolyte, ha detto che “non è stata una grossa sorpresa” vedere una valanga di critiche “al vetriolo” prima ancora che la serie debuttasse. Ma gli studi cinematografici di Hollywood stanno adottando nuove strategie per contrastare le campagne d’odio online contro film e serie TV: a partire da gruppi di fan dedicati a prevenire le critiche tossiche e corsi di gestione dei social media per le star.
Hollywood punta sui super fan per rispondere alle critiche tossiche
Il fandom tossico si manifesta attraverso attacchi mirati sui social media, review bombing e minacce rivolte ad attori e creativi. A volte le critiche ai film nascondono (ma neanche troppo) del razzismo, come le discussioni sul colore della pelle della nuova Sirenetta, ancora prima di aver sentito la sua magnifica voce. Altre volte si arriva a minacciare un’attrice solo perché interpreta un personaggio considerato odioso dai fan, come per The Last of Us. In tutti i casi, non si tratta di legittime critiche a film e serie TV, ma di campagne social di odio iniziate prima di aver visto il prodotto.
Nonostante rappresenti solo una piccola parte del pubblico, questo fenomeno ha un impatto sproporzionato sull’industria. Può portare alla cancellazione di serie e film apprezzati solo perché i fan “positivi” non si fanno sentire come quelli che criticano a priori. E per attori e attrici ha un impatto umano, soprattutto quando le critiche diventano minacce.
Per prevenire le reazioni negative, Variety riporta che gli studi stanno adottando diverse misure, come la creazione di focus group di superfan per valutare i materiali promozionali prima del lancio. L’idea è di evitare di provocare il fandom tossico, in modo da non ricevere review bombing prima dell’uscita del film. E visto che molti di questi fan tossici non guardano il prodotto finale, si pensa che si possano evitare le controversie del tutto.
Altre case di produzione tengono veri e propri “boot camp sui social media” per gli attori. E, in casi estremi (per esempio le minacce agli interpreti), passano alla gestione diretta dei profili social delle star.
Rispondere direttamente
Se Hollywood, nella maggior parte dei casi, sembra intenzionata ad evitare le controversie e metterle a tacere sul nascere, non sempre può ignorare le provocazioni. In casi particolarmente gravi, gli studi hanno risposto pubblicamente. Ad esempio, Lucasfilm ha condannato gli attacchi razzisti contro l’attrice Moses Ingram di Obi-Wan Kenobi, facendo notare la stupidità di essere razzisti in “una galassia di 20 milioni di specie senzienti”. Lo stesso Ewan McGregor, interprete di Kenobi, ha condannato il razzismo dicendo che “se le state mandando messaggi di bullismo, non siete fan di Star Wars”.
Gli studi cinematografici hanno quindi diverse strategie per rispondere alle critiche tossiche, anche se riconoscono che la maggior parte delle persone che parlano degli show e dei film sui social hanno un atteggiamento positivo, anche quando criticano il prodotto.
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