Dal momento della sua messa in onda, a metà Aprile, si è tanto parlato di questa serie, in bene, soprattutto oltreoceano, e in male. Vediamo quindi un po’ cos’è Da Vinci’s Demons, cosa ha di potenzialmente interessante e cosa invece ha fatto indignare il pubblico europeo, e non solo, senza entrare troppo nel dettaglio degli avvenimenti, quindi niente spoiler oltre la prima puntata.
L’idea parte nel 2010 da David S. Goyer, sceneggiatore, regista e fumettista statunitense. La produzione inizia nel 2011, quando vengono scritturati gli attori principali, Tom Riley nei panni di Leonardo da Vinci, Laura Haddock che interpreta Lucrezia Donati, e Elliot Cowan che sarà Lorenzo de' Medici. L’idea di partenza è ottima: considerato il successo che le serie fantasy storiche stanno avendo di recente, una serie che racconti i primi anni dell’età adulta di Leonardo da Vinci, uno dei più grandi geni della storia, sul quale tanto si è detto e speculato, e che porti il personaggio sotto gli occhi del grande pubblico, non può che essere un bene. Insomma le riprese iniziano, in Galles, sì perché la serie è ambientata a Firenze, negli anni della signoria medicea, ma girata in Galles. Questo porta la necessità di costruire quasi tutte le ambientazioni con una computer grafica abbastanza accurata, molto in stile Assassin’s Creed che, pur considerandone la parziale necessità, fa storcere un po’ il naso.
Superato l’imbarazzo per il protagonista…inusuale ci concentriamo sulle vicende e sul contesto storico in cui è ambientata la serie. Il centro della narrazione è la lotta di potere tra i Medici, rappresentati dalla figura di Lorenzo de Medici e il Papa, che incontriamo per la prima volta nudo in una vasca insieme ad un giovane, mentre gli punta un coltello alla gola per qualche ignota ragione. La narrazione delle vicende storiche riguardanti la politica del tempo è estremamente drammatizzata e stereotipata all’inverosimile.
È ormai chiaro che per rendere la storia interessante agli occhi del grande pubblico sia necessario esagerarla e farcirla di scene di sesso e violenza, ma entrambi gli aspetti vengono abusati e inseriti anche quando assolutamente non necessari. Da una serie così ricca di situazioni al limite del possibile, culti esoterici, lotte di potere, spionaggi e chi più ne ha più ne metta ci si aspetterebbe una narrazione veloce, ricca di avvenimenti, plot-twist, suspense e mistero, in realtà le cose procedono abbastanza a rilento.
In conclusione la serie, partita da un’idea molto promettente e interessante, che si sarebbe potuta sfruttare per far conoscere il genio di Leonardo al pubblico, naturalmente romanzandolo, si è lasciata decisamente prendere la mano cadendo negli stereotipi e nelle imprecisioni storiche. C’è tantissimo, tantissimi generi, tantissima azione e tantissimo mistero, e si sa quanto il pubblico sia affascinato da queste cose, soprattutto dopo Dan Brown. Come fantasy storico è un grande potenziale sprecato, assolutamente sconsigliata agli appassionati di storia, e niente di sensazionale dal punto di vista del fantasy.
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Il primo Nemo mi è piaciuto molto, non il solito filmetto. Ma non sono molto favorevole ai sequel della Disney perché paragonati al primo film…fanno cagare 😀 Perdonate il francesismo!
Criticare in maniera categorica non serve a nulla, è il mio campo di studi e quindi dovrei essere indignato oltre misura. Invece no, non mi sconvolge più di tanto il fatto che ci siano sesso e solita roba a farcire la serie; anzi sono contento che quantomeno venga fatta. Dovrebbe essere compito del cinema italiano fare qualcosa in questo senso invece di recitare continuamente tragedie paradossali e irreali con lo scopo di rubare facili lacrime; dovrebbe essere inoltre compito di storici, appassionati e potenziali fan che dovrebbero proporre progetti ( ovviamente anche di piccoli budget ) per far sentire ciò che interessa, io applaudo invece lo sforzo della superficiale cultura angolsassone nel proporre prodotti di questo genere. Io criticherei a confronto di altro, non in assenza di alternative.
Se è Fantasy non ci si può lamentare delle imprecisioni storiche, che senso ha ? Se l’utente medio “compra” quei cliché, non ci si può lamentare che vengano continuamente “venduti”.