Vi avevamo raccontato dell’eroe Aquaman e dell’eruzione del vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Haʻapai a Tonga, arcipelago dell’Oceano Pacifico meridionale.
L’eruzione è avvenuta tra il 15 e il 16 gennaio a nord-ovest di Tongatapu ed ha devastato il regno polinesiano, costringendo migliaia di persone ad abbandonare le loro case ormai inagibili.
Secondo i vulcanologi la forza sprigionata dal Hunga Tonga-Hunga Haʻapai è stata pari a cinquecento volte la bomba sganciata su Hiroshima. L’allarme tsunami è scattato fin da subito in tutto l’Oceano Pacifico.
In Perù, dall’altra parte dell’oceano, tre persone sono decedute a causa dell’onda anomala provocata dall’eruzione del vulcano.
In pochi attimi tutto è stato spazzato via.
Il paese è rimasto isolato dopo i danni causati all’unico cavo della fibra ottica che ne garantiva le comunicazioni con l’estero. I campi destinati al settore agricolo e all’allevamento del bestiame sono stati inondati e le infrastrutture danneggiate notevolmente.
Gli aiuti internazionali e l’impegno di Elon Musk
Nei giorni subito dopo l’eruzione la macchina degli aiuti ha cominciato ad ingranare, ma non senza difficoltà.
Le difficoltà sono state dovute alle condizioni meteo e all’emergenza Covid-19, dato che il paese aveva segnato fino ad allora soltanto un caso di positività.
I primi a muoversi in direzione di Tonga con aiuti di prima necessità come acqua potabile e cibo, sono stati i paesi più vicini come Nuova Zelanda e Australia, ma anche Cina e Giappone non si sono fatti attendere.
Dagli Stati Uniti invece, a correre in aiuto di Tonga è stato il fondatore di Tesla Elon Musk, che ha donato 50 terminali satellitari di tipo VSAT.
I terminali donati da Elon Musk dovrebbero garantire la ripresa delle comunicazioni internazionali con il piccolo regno di Tonga già dalla prossima settimana.
