Il verbo ecolocalizzare ci fa venire in mente animali come i pipistrelli o i delfini. Un recente studio ha però dimostrato che, con un po’ di allenamento, anche noi esseri umani possiamo imparare a usare l’ecolocalizzazione. Proviamo a capire come.
L’ecolocalizzazione degli esseri umani
Partiamo dalla definizione di ecolocalizzazione, anche nota come biosonar. Si tratta di un meccanismo con cui un animale, emettendo un suono e ascoltando l’eco prodotto dal “rimbalzo” del suono, è in grado di ottenere informazioni sull’ambiente circostante.
I pipistrelli emettono ultrasuoni dalla laringe per orientarsi e trovare il cibo (di solito insetti), anche in situazioni di totale oscurità, dove la vista risulterebbe inutile. Nei delfini e in generale negli odontoceti, il suono si produce dal passaggio dell’aria attraverso le ossa delle narici, con l’onda che risuona nella nel cranio e viene poi focalizzata dal “melone (una organo grasso sulla testa). I cosiddetti click, che possono essere singoli o molti emessi uno di seguito all’altro, permettono all’animale di navigare anche in acque torbide o poco illuminate.
Un allenamento particolare
Non essendo dotati di organi dedicati, noi esseri umani dobbiamo affidarci ad un meccanismo molto più semplice: lo schiocco della lingua. Esistono già persone, tendenzialmente non vedenti, che sfruttano questa abilità, ma non era ancora chiaro quanto fosse difficile acquisirla da adulti. L’esperimento ha avuto luogo in 20 sessioni da 2-3 ore nel corso di 10 settimane. Hanno partecipato 26 persone, di cui 12 non vedenti dalla nascita e 14 vedenti.
Durante questo periodo, i volontari sono diventati in grado di orientarsi attraverso gli ostacoli di un labirinto. Sono diventanti anche in grado i riconoscere la dimensione e l’orientamento degli oggetti usando solo l’eco degli schiocchi prodotti con la lingua. La loro abilità è stata confrontata con quella di persone esperte di ecolocalizzazione, e la differenza di abilità è risultata relativamente piccola.
Questo studio suggerisce quindi che non ci sia un limite di età per imparare ad ecolocalizzare, con il giusto allenamento. In futuro, se la fattibilità di questo allenamento fosse confermata, questa tecnica potrebbe essere insegnata in maniera più diffusa a tutte quelle persone con problemi di vista che hanno bisogno di metodi alternativi per muoversi autonomamente.
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