È molto complicato parlare di questo numero di Dylan Dog, forse proprio per l'enorme peso del nome che ospita questo mese, nome che lo vogliate oppure no comporta un sacco di significati differenti per molte persone.
Numero 383, scritto dalle mani di Dario Argento e Stefano Piani e illustrato da Corrado Roi è stato spinto e indorato da casa Bonelli con foga e ora è giunto
Mentre il numero giaceva lì sulla scrivania della redazione le reazioni sono state differenti, non parliamo della lettura, intendiamo semplicemente reazioni per la sua esistenza, l'eccitazione di vedere un nome come quello di Dario Argento legato a Dylan Dog è sicuramente indubbia e le verità sono due: non si può non giocare sulla sua presenza e quindi è impossibile evitare cose tipo un titolo come "Profondo Nero" oppure la copertina foil argentata, l'altra verità è che scelte commerciali spiccatamente ovvie possono minare l'entusiasmo di alcuni lettori e far nascere la domanda "Perché trattare Argento come un trofeo?"
La risposta è quasi la stessa per entrambe le questioni cioè, se non si può ignorare la nomea del personaggio allora perché dovrei far finta che non esiste? È un'annosa questione che ha dei pro e dei contro e che ci ha lasciato spiazzati.
Ma si chiama marketing e finché non è immorale non dà nessun problema, non pensiamo quindi che questa scelta teatrale debba in qualche modo minare l'opera nella sua totalità, quindi focalizziamoci sulla storia. La trama è semplice, diretta e cosparsa di quell'amore per il cinema che intriga. Semplice non significa superficiale come spesso accade, incuriosisce quanto basta per dire "ne voglio ancora" alla fine e già questo è un successo.
Ma anche se la vicenda non presenta nessun problema, anzi va oltre e verso la qualità, non riesce a mantenere il livello della teatralità con cui è presentata. È sempre un piacere vedere i disegni di Roi in particolare con questi forti neri adatti alla narrazione di Argento e Piani, e anche se troviamo lo squillo di trombe un po' eccessivo per questo numero siamo curiosi di vedere altre collaborazioni con il maestro del brivido, eccitati e spaventati di quello che potrà accadere, perché siamo sicuri che il connubio Argento e Dog meriti quelle trombe che hanno suonato per questo 383.
A nostro avviso il numero diventerà imperdibile più per il nome del regista che per la storia in sé, ma non crediamo che questo possa essere un problema o il sintomo di una operazione commerciale scadente. Anzi, scorgiamo un primo passo sicuro, senza la voglia di correre, ma contemporaneamente ben saldo.
Recuperate “Profondo Nero” e preparatevi, con calma, a una bella passeggiata. Una camminata presentata come una corsa, ma perché correre? Tanto la vostra ombra, comunque non vi abbandonerà mai.
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