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Dies Irae, Magnum Opus, Multa Confusio

Per fare una nuova predica dal pulpito mi bastano tre parole.
Neon Genesis Evangelion.
Roba che scotta, insomma.
Facciamo tutti un ampio respiro dunque.
E ora, per essere davvero sinceri…
… bene, io amo questa serie. 
Seriamente. D'accordo? Resta uno dei miei anime preferiti, un pugno nello stomaco costante e sono pronto a difenderla dai critici del suo ermetismo, del finale 'assurdo' e low-budget, della pretenziosità e così via.
Ciò non significa certo (sul pulpito c'è un paio di occhiali spessi da Puffo Quattrocchi, è il momento di inforcarli) che io debba essere acritico. 
Anzi, anche su un amore come questo ho le mie riserve e soprattutto le mie idiosincrasie personali. C'è soprattutto una certa tendenza, una tentazione che è quella di dare grande importanza all'elemento mistico della serie. Guardate in giro: non è affatto difficile trovare siti che elenchino i mostruosi Angeli trovando per ognuno il riferimento biblico, le virtù associate ad ognuno di essi, il ruolo simbolico e così via. C'è anche il percorso cabalistico di consapevolezza di Shinji Ikari, santo cielo.
E' in quel momento che cominciano le espressioni perplesse. Anzi, sono già partite da un po' di tempo.
Perché possiamo dirlo: a livello di approfondimento culturale-mitologico non siamo troppo sopra i livelli di Saint Seiya.
Per carità, ciò non significa sottovalutare il fascino di certi elementi.
Mettiamoli in ordine: l'ebraico antico è fico. Citare la Cabala è figo. Usare i sistemi mitologici per imprimere potenza e riferimenti affascinanti ad una storia non ambientata in quel contesto mitologico aggiunge, appunto, fascino. 
E qui, per me, si rimane e non si va avanti.
Mettiamocelo in testa: il misticismo in Evangelion è eye candy. Rivestimento, figaggine, una geniale ruffianata per contribuire all'enorme mattanza in termini di successo: quello che volete. Punto. Alla fine della fiera ci vedo poco più approfondimento di quanto non l'abbiano fatto alla Atlus per i vari Shin Megami Tensei (leggere uno o due libri di divulgazione, seminare qualche riferimento qua e là, permettere che il resto dei fan riempia i parecchi buchi immaginandosi una rappresentazione coerente di tutta la mitologia/esoterismo/letteratura in materia di mistica biblica e Cabala. Ricetta collaudata più e più volte). 
Perché tutte queste menate in materia, chiederà qualcuno? Brutalmente: perché rischiamo di perdere la storia che i riferimenti cabalistici arricchiscono e decorano.
Tanto più quando la storia parla di persone incapaci di uscire dal guscio e aprirsi alla realtà.
Tanto più quando la storia parla agli otaku – de-localizziamo: parla ai Nerd 'terminali', rinchiusi in casa e in se stessi, fenomeno preoccupantemente vasto in Giappone - e li accusa anche apertamente.
Ta-dan. Rieccola qui, l'ossessione dell'uomo sul pulpito. 
Le prove ci sono comunque. Sono nello stesso Hideaki Anno, il creatore della serie, e nella sua documentata depressione ed entrata in polemica con la cultura otaku. Sono nelle famose ultime due puntate, nella brusca virata dalla fine del mondo alla mente di Shinji Ikari, al fatto che tutto verteva attorno al dramma di un ragazzino solitario, ai suoi 'compagni di avventura' tutti danneggiati dalle loro rispettive vite, in ginocchio e col bisogno di uscirne. Sono le lettere furiose e le minacce di morte arrivate ad Anno per via di tutto questo. 
Mossa di marketing per fare scalpore? Possibile che ci sia un elemento anche di questa: non nascondo che per me Evangelion sia stata davvero una ruffianata, a colpi su colpi di mosse (protagonisti carismatici, sex appeal disturbante, gli elementi di cui sopra) per fare successo. Ma il voler avere successo non annulla il voler fare qualcosa di significativo, soprattutto quando fai una virata potenzialmente suicida per dire platealmente al tuo pubblico: "Le vedete tutte le decorazioni, i riferimenti mistici? Sono fuffa: questo è ciò di cui volevamo parlare".
E' questa la morale che vorrei trarre da tutto ciò. I riferimenti, il setting, i richiami – specie a sistemi simbolici fortissimi come la mistica o la mitologia – sono belli. Sono importanti eccome, sia per il fascino archetipico sia per la capacità di incuriosirci e farci fare qualche ricerca alla fine dell'anime o del film. Ma non devono distrarci dal capire quale sia la storia. Cosa viene narrato. Sarebbe come scambiare una realtà con un'altra, giusto perché la seconda è più appariscente.
Il che non è meglio. Niente affatto.
Predica completa, per ora.

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