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Calipso non è una storia d’amore, la nostra intervista con Alice Berti

Un racconto appassionante, che regala sorprese su sorprese

Un po’ thriller, un po’ storia d’amore, ma soprattutto nessuno dei due. Questo è Calipso, ultimo lavoro di Alice Berti. Dopo Neon Brothers l’autrice veneta torna a pubblicare con BAO Publishing, per un fumetto che offre molto di più di quanto possa sembrare al primo impatto. Ne abbiamo parlato con Alice Berti stessa, approfondendo alcuni temi del volume e ciò che significano.

Calipso, com’è il nuovo lavoro di Alice Berti?

Calipso ha ventisette anni ed è un’agente segreta. Lavora per i Servizi italiani, in una sezione molto importante, la Woman Help & Health Division. Il suo compito è condurre alla giustizia i colpevoli di violenza contro le donne ed è dannatamente brava nel farlo. È talmente capace che il sistema non riesce a stare al passo con le sue abilità. E così decide di prendere in mano la questione in prima persona.

Ma questa è solo una piccola parte della storia. Quello che Alice Berti fa con Calipso è creare un racconto che dietro il livello narrativo principale affronta tantissimi temi rilevanti per la società di oggi. Attraverso gli occhi della protagonista ci avviamo su un percorso di analisi dell’evoluzione dei rapporti interpersonali, ragionando sulle loro dinamiche chiave. Con un focus particolare sulla mancanza di comunicazione.

Calipso si trova a scontrarsi con questo problema a più riprese e su più livelli. Lungo il corso della sua missione si trova più volte a riflettere e scontrarsi con le difficoltà legate all’incomunicabilità, che impattano sulla sua vita molto più di quanto possa pensare. E altrettanto difficile è cercare di superare questi problemi, per quanto possa apparire il contrario.

Attraverso Calipso Alice Berti ci guida in un viaggio alla scoperta delle insicurezze dietro la maschera, accompagnando la narrazione con disegni che si sposano ottimamente a essa. Un racconto pieno di colpi di scena, che evita le linee classiche della narrazione per lasciarci a bocca aperta. Piano piano insieme alla protagonista arriviamo a nuove consapevolezze, andando ben oltre le nostre aspettative.

Quattro chiacchiere con l’autrice

calipso alice berti intervista bao publishing
Alice Berti, autrice di Calipso edito da BAO Publishing

Siamo rimasti molto favorevolmente colpiti da questo volume. Una storia intrigante da seguire che introduce alcuni elementi non banali e che è importante anzi approfondire, tra nuovi modi di vivere i rapporti interpersonali, comunicazione e salute mentale. È stato quindi un piacere sederci con Alice Berti e farci raccontare tutto sulla sua Calipso e sul perché non sia la protagonista di una storia d’amore, come il personaggio continua a ripetere nel volume…

C’è una origin story del nome Calipso nel libro. Quanto c’è di vero? È lo stesso percorso che hai fatto per scegliere il nome della protagonista o è una spiegazione che hai poi trovato successivamente?

Mi sono ispirata al design di Calypso dei Pirati dei Caraibi per la mia protagonista, ma c’è anche un po’ della caratterizzazione della Calipso mitologica dell’Odissea. All’inizio ho scelto questo nome a partire dalla canzone di Sfera Ebbasta, Mahmood e Fabri Fibra, semplicemente mi piaceva come suonava. Lo stesso è successo anche con Neon Brothers, il mio primo libro con Bao Publishing: quando ho pensato questo titolo, trovavo funzionasse molto bene e che si collegasse ai temi della storia, quindi l’ho tenuto così.

Questa non è una storia d’amore” e “Questa non è una spy-story” lo troviamo scritto nei risvolti interni della copertina. E tra l’altro il primo è anche un concetto ripetuto a più riprese dalla stessa Calipso nel libro. Ci sono tanti modi in cui non è una storia d’amore. Intanto non è una storia d’amore a livello tematico, poi non è una sola storia d’amore perché possono essere due o più ma può anche essere che nessuna sia una storia d’amore per come si evolvono le cose… Come sei arrivata a questo approccio?

Continuo a ripetere che non è una storia d’amore per portare il focus anche su altri livelli di lettura. C’è una trama romantica, è vero, ma la parte principale della storia per me è un’altra: quella del percorso psicologico di Calipso. Volevo che il lettore, non solo a livello inconscio ma anche visivamente, capisse subito che non sono gli unici aspetti su cui concentrarsi.

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E appunto ci sono tantissime storie su storie nel libro. Una cosa che mi ha colpito molto è che paradossalmente il thriller, che forse in altre occasioni sarebbe stata la trama centrale, su cui poi inserire un sottotesto amoroso, in realtà è abbastanza in secondo piano. Sulla base di questo, tu Calipso come lo descrivi? Di cosa parla questo libro?

Ho scelto di sviluppare un racconto action perché trovo che stimoli il lettore a proseguire, non volevo che l’introspezione prendesse il sopravvento nella storia rendendola “pesante”. Ho tagliato diverse parti, perché mi ero resa conto che si vedevano troppi pensieri di Calipso e il rischio, a un certo punto, era di annoiarsi nella lettura. Volevo coinvolgere il lettore e intrattenerlo, sviluppando intanto una sottotrama con un messaggio più importante. Sono il tipo di storie che preferisco da lettrice ed è stato naturale fare lo stesso come autrice.

C’è una frase sempre verso la fine che ho trovato abbastanza caratteristica di quello che è il racconto: “ho bisogno di fare chiarezza con me stessa“. Per come l’ho percepito io è uno dei temi centrali del volume, perché in qualche modo tocca tutti i personaggi. Come sei arrivata a questo?

Anche io ho vissuto lo stesso stato d’animo, perciò quel passaggio della storia è molto personale. Ovviamente non la parte violenta (ride ndr), ma quella psicologica, il disorientamento che lei vive. Anche per i rapporti di Calipso con alcuni personaggi mi sono ispirata a una mia relazione, in cui mancava completamente la comunicazione. In generale, penso che tutte le mie storie parlino di ricerca personale, in un certo senso di obiettivi di vita.

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C’è una cosa che mi ha fatto molto sorridere mentre lo leggevo. Non so esattamente cosa sia stato a farmelo scattare ma sin dall’inizio ho sentito molto De André e andando avanti ho immaginato proprio che fossi davanti a dei personaggi che sono gli stessi che raccontava lui. Ai suoi tempi non si parlava di certe tematiche o comunque non con la consapevolezza che c’è oggi, ma probabilmente oggi tratterebbe anche questi argomenti. Quando poi sono arrivato alla citazione esplicita a questo autore mi è esploso un grande sorriso sul volto. Ricollegandoci anche a ciò che raccontavi sulle origini del nome Calipso, approfondiamo le influenze musicali dell’opera…

Beh, intanto ti ringrazio per il complimento perché adoro De André. Lui raccontava la realtà come se fosse un romanzo, con coinvolgimento. Comunque, in tutti i miei libri i titoli dei capitoli sono sempre titoli di canzoni, per far immergere ancora di più il lettore nella storia. Ascoltando un pezzo ognuno può trovare un significato in più nel testo, nella melodia o nei suoni, collegandosi alle scene del fumetto o alle vibes del libro. Per Calipso ho scelto solo canzoni italiane, sono appassionatissima di musica e mi diverto molto con queste playlist!

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Direi che a questo punto andiamo con l’ultima domanda di rito: cosa ci aspetta per il futuro? Stai già lavorando a qualcosa?

Per ora non voglio dire nulla del prossimo libro, anticipo soltanto che a marzo partirò per la Corea per scrivere. Faccio solo questo piccolo spoiler. Ogni mio libro finora è ambientato in una specifica parte del mondo che l’ha in parte ispirato, per Neon Brothers era l’Inghilterra, mentre Calipso si svolge a Roma. Non si può considerare una trilogia, ma vedo un legame fra loro, anche perché sono tutti ambientati nel futuro. Voglio chiudere il cerchio.

A noi non resta altro che ringraziare Alice Berti per il tempo concessoci e invitare tutti a leggere Calipso. Un volume che saprà sorprendervi e regalarvi grandi emozioni.

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Calipso
  • Berti, Alice (Autore)

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Gabriele Bianchi

Lettore, giocatore, conoscitore di cose. Storico di formazione, insegnante di professione, divulgatore per indole. Cercatelo in fiera: è quello con la cravatta.

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