Dovevano essere otto giorni di festa per i 70.000 bruciatori del Burning Man 2023, e invece si è andati vicini al disastro. Una sola vittima accertata per il momento, per un festival del fuoco che, ironia della sorte, è stato rovinato dall’acqua.
Che cos’è il Burning Man?
Ogni anno, circa una settimana prima del Labour Day di settembre (la versione a stelle e strisce del nostro 1° maggio), migliaia di persone si riuniscono presso il Black Rock Desert, in pieno deserto del Nevada, per il Burning Man Festival. Tranquilli, non è un festival di piromani, sebbene il termine bruciatori con cui ci si riferisce ai partecipanti possa trarre in inganno. Il nome deriva dalla tradizione, al sabato, di incendiare un enorme fantoccio di legno.
Il Burning Man dura 8 giorni, ed è filosoficamente distante anni luce dai festival musicali estivi ai quali siamo abituati. In primis niente cartellone: gli eventi non vengono promossi pubblicamente e chiunque può organizzare autonomamente la propria esibizione. Molti sono i casi di artisti che spontaneamente frequentano il festival. Quest’anno, ad esempio, c’erano anche Matthew Bellamy dei Muse (assiduo frequentatore del festival), Chris Rock e DJ Diplo.
Ai bruciatori viene richiesto di provvedere autonomamente alla propria attrezzatura da campeggio e ai generatori di elettricità. Non solo: i partecipanti devono portarsi cibo e acqua, in quanto l’evento non prevede la vendita di beni di alcun tipo. Lo stesso concetto di vendita è bandito dal festival: non può circolare denaro, l’unica forma di scambio di beni tra i partecipanti è il baratto. Infine ai bruciatori viene chiesto di segnalare il possesso di eventuali dispositivi smart, e le riprese devono essere tutte autorizzate dagli organizzatori.
Si tratta a tutti gli effetti di un evento che mira a sovvertire, anche solo per otto giorni, il mondo capitalista (nonostante i biglietti arrivino a costare sopra i 2000$). Non a caso il festival viene presentato come “esperimento radicale di comunità per la libera espressione di sé”.
Piove sull’edizione 2023: un morto e sfiorato il disastro
Il Burning Man 2023 è cominciato ufficialmente il 27 agosto, quando oltre 73.000 bruciatori si sono riuniti per il consueto appuntamento. I primi cinque giorni sono trascorsi senza particolari problemi, ma il 1° settembre una pioggia torrenziale ha invaso lo stato del Nevada, con le autorità che hanno dichiarato il rischio alluvione.
Con circa 150 mm di pioggia caduti nel solo 1 settembre, gli organizzatori del festival hanno provveduto a chiudere i cancelli dell’area, impedendo così ad altri utenti di accedervi, lasciando tuttavia la possibilità ai bruciatori presenti di andare via.
C’è un problema però: l’acqua, mischiata al terreno del deserto, ha creato un pantano di fango che ha impedito alle auto di circolare. Non solo, i presenti in fuga, dopo aver abbandonato le automobili, hanno dovuto camminare scalzi, dato che la melma impediva loro di muoversi con le scarpe. I più macgyveriani si sono fabbricati degli stivali di emergenza, gli altri invece hanno proseguito a piedi nudi.
C’è un altro aspetto rilevante: siamo nel mezzo del deserto. La strada asfaltata più vicina, rispetto al luogo del festival, è a circa 10 km di cammino, col rischio di dover camminare anche nel buio della notte. E no, nel deserto non ci sono lampioni. Insomma, dopo poche ore, gli organizzatori del festival e le autorità hanno sconsigliato ai bruciatori di lasciare la location, fornendo loro una guida alla sopravvivenza e cercando di raccogliere cibo e acqua a sufficienza.
Un vero e proprio incubo, con oltre 70.000 persone letteralmente circondate dal fango, nel mezzo del nulla. Al momento si conta una sola vittima accertata, sulla quale le autorità stanno indagando. Tutti gli altri sono riusciti, nella giornata di ieri, a lasciare in sicurezza la zona.
Una tragedia sfiorata, per quello che doveva essere il festival del fuoco, e invece è stato il festival del fango.
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