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Audrey Hepburn resuscita in uno spot: giusto o sbagliato?

La questione nasce da questo video (visibile anche qui a fianco).
Non è la prima volta che l'immagine di una star, defunta, dell'epoca d'oro di Hollywood viene riportata in vita per pubblicizzare un prodotto, ricordiamo ad esempio Marilyn Monroe resuscitata per prestare il volto ad un famoso profumo, perciò la storia non è nuova.
Qui in particolare, come scriviamo nella nostra news, corpo, viso e atteggiamenti del simbolo dell'eleganza per antonomasia sono stati ricreati con il fine ultimo di vendere cioccolata.
Tutta l'operazione lucrosa è stata portata avanti con l'ovvia benedizione degli eredi di Audrey Hepburn i quali, dopo aver intascato una congrua somma di denaro (immaginiamo), hanno rilasciato questa dichiarazione: “Nostra madre parlava spesso del suo amore per la cioccolata e di come le migliorava l'umore, quindi siamo sicuri che lei sarebbe fiera del suo ruolo di volto della Galaxy.
La questione etica su operazioni di questo genere esce dalla polvere del dimenticatoio ciclicamente per poi tornarci fino al prossimo “colpo di cattivo gusto” da parte di una multinazionale, perciò dobbiamo approfittarne.
Sicuramente parte della manovra commerciale è far parlare dello spot tirando in ballo i problemi etici che esso genera, più che del prodotto che pubblicizza. 
Le ditte di profumi, cioccolata e scarpe conteranno ovviamente sul passaparola “guarda che hanno fatto” tra gli spettatori, perciò per loro è comunque un successo.
Lo spot è innegabilmente ben fatto, elegante e non lascia minimamente pensare che Audrey Hepburn non avrebbe potuto accettare di prendere parte ad esso fosse stata in vita.
La tecnologia permette di intraprendere percorsi di questo genere con risultati, ancora un po' plasticosi, ma soddisfacenti.
Perciò la colpa, se mai esistesse una colpa, che ci fa storcere il naso non è da attribuire certamente alla tecnologia troppo audace o ai pubblicitari senza scrupoli, tutte baggianate.
Se anche a voi è balzato per la testa un “ma” durante la visione del video, i colpevoli da additare sono gli eredi Hepburn che hanno permesso questo grazie ad una firma.
Perché qui non ci troviamo di fronte ad un elogio citazionistico come avrebbe potuto essere quello di Bryan Singer con il volto di Marlon Brandon nella pellicola Superman Returns. E' tutt'altro.
Singer non ha strumentalizzato il volto di un attore, ma quello di un personaggio, Jor-El in questo caso, il padre naturale del Boy-Scout.
Nello spot Galaxy invece viene utilizzato, esclusivamente allo scopo di far quattrini, il volto di un'attrice che non ha mai scelto di recitare in quel ruolo, la differenza può esser sottile ma, a nostro avviso, cruciale.
Ciò che stiamo dimenticando è che alcune cose sono speciali proprio perché non possono più accadere, il culto dell'effimero, il dono della brevità.  
Audrey Hepburn (e con lei tutte le personalità di spicco scomparse) nella sua esistenza ha costruito la sua immagine autonomamente, prendendo decisioni, sbagliando e vincendo, e ora il suo tempo è concluso. Non potrà presenziare agli Oscar 2014, recitare al fianco di Clooney, girare spot pubblicitari, basta.
L'impossibilità di mutare, vederla con altri costumi, con nuove persone, contribuisce a dare importanza a tutte le azioni che ha già compiuto.
Supponiamo di possedere il dono dell'immortalità, qualsiasi nostro grande gesto sarebbe dimenticato, scordato, perché andrebbe a perdersi nel marasma di milioni di altre azioni che abbiamo compiuto e che potremmo compiere, perderemmo la nostra identità, saremmo tutto per chiunque.
Non verreste ricordati come “Il Guerriero”, “Il Filosofo”, “L'Artista”, avreste fatto troppe cose per essere identificati.
Forse con un'equipe tecnica all'avanguardia, un ottimo autore, degli insegnanti di recitazione, potremmo creare un filmato attendibile di Audrey che giudica i costumi dell'ultimo film di Coppola. E siamo anche certi che sarebbe divertente scoprire cosa pensa Audrey dei vestiti di Lady GaGa, ma non è possibile.
Ed è questa impossibilità che rende speciale i gesti, immutabili, che l'attrice ha compiuto e per la quale viene ricordata.
Perciò gli attori, non i personaggi, lasciamoli dove stanno.

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