Dopo l’exploit di Assassinio sull’Orient Express Kenneth Branagh torna a interpretare e dirigere un’avventura del detective Hercule Poirot. Questa volta l’azione si sposta dall’altra parte del Mediterraneo, raggiungendo l’Egitto. Assassinio sul Nilo punta ancora più in alto del precedente però e, nonostante tutte le difficoltà di distribuzione legate alla pandemia, porta decisamente a casa l’obiettivo come vedremo in questa recensione.
Recensione Assassinio sul Nilo: dove avevamo lasciato Poirot?
Questo sequel trova la sua origine direttamente nel finale della pellicola precedente. Abbiamo salutato Hercule Poirot dopo la soluzione del complesso caso a bordo del celebre treno pronto a partire per l’Egitto. Dopo un’introduzione lo vedremo quindi arrivare proprio tra le Piramidi, pronto a unirsi alle celebrazioni per un matrimonio.
È una vicenda che solo a prima vista sembra tranquilla. Come spesso capita in un grande gruppo di persone, sono molti gli intrecci nascosti sotto il pelo dell’acqua tra relazioni occultate e segreti da svelare. Piano piano il nostro scopre nuove informazioni sui suoi compagni di viaggio lungo il fiume egiziano, fino a giungere allo scoppio della bolla. Un tragico delitto sconvolge il gruppo, chiamando ancora una volta Poirot a mettere in campo le sue cellule di materia grigia per risolvere il mistero.
Rispetto a quello che ci si potrebbe aspettare, la storia di questo Assassinio sul Nilo fatica a ingranare, almeno a prima vista. Il delitto al centro del titolo arriva ben dopo la introduzione, passando un lunghissimo tempo a presentare i futuri indiziati. L’effetto però è ben riuscito: quasi come nella storica definizione di suspense di Hitchcock, il pubblico sa che prima o poi scoppierà la bomba. E così tutte quelle sequenze preparatorie sono cariche al massimo di tensione.
Minuto dopo minuto, chi non ha letto il romanzo di Agatha Christie si interrogherà su quando arriverà il momento della tragedia. A quel punto prenderà il via l’indagine di Poirot, affascinante come solo un grande giallo sa fare. Il finale, che forse arriva in maniera troppo brusca, è comunque estremamente soddisfacente. Volendo essere puntigliosi si può trovare qualche passaggio di sceneggiatura fin troppo didascalico, chiaramente dovuto alla fedeltà alla fonte originale. Ma noi non vogliamo essere puntigliosi, perché questo film offre ancora di più.
Fare quello sforzo
Parlando sinceramente, non avevamo grandi aspettative per questa pellicola. Non perché non siamo dei fan delle opere di Agatha Christie, anzi esattamente per il motivo opposto. Quando adatti un romanzo come questo, con un budget di buon livello e un cast di grandi nomi, è praticamente un gol a porta vuota. Hai una storia eccezionale e coinvolgente, basta davvero l’impegno minimo e il risultato si porta a casa. Ma Kenneth Branagh aveva evidentemente altri piani.
Il regista (nonché interprete del protagonista Poirot, come accennavamo sopra) dà veramente il massimo per offrire qualcosa di più al pubblico. Ogni volta che può introduce dei virtuosismi elegantissimi, giocando in maniera non scontata con la macchina da presa. Non si accontenta di adagiarsi sulla forza della storia originale, ma cerca di raccontarla in un modo più articolato. Un’avventura che merita davvero il grande schermo.
Questo è evidente fin dai primi secondi della pellicola. Nel prologo siamo trasportati in un’ambientazione molto diversa da quella che ci potremmo aspettare. Si tratta di un passaggio che avrà una sua utilità nell’evoluzione del protagonista (che in Assassinio sul Nilo supera il suo archetipo) ma che è ben lontana da quello che pensavamo di vedere. Eppure è costruito con cura e occhio alla spettacolarità. È quasi una dichiarazione d’intenti: siamo davanti a un film decisamente più ambizioso del suo predecessore.
Non si tratta semplicemente di un impegno fine a sé stesso. Branagh non cerca di complicarsi la vita, ma offre allo spettatore diversi livelli di lettura da indagare. Analizzare queste scene e la loro messa in scena è quasi una sfida al pari di quella che Poirot deve affrontare sul Nilo. Uno sforzo che non era necessario per ottenere un film solido e proprio per questo è ancora più apprezzato.
La sorpresa è anche nel cast di Assassinio sul Nilo
Scorrendo il cast del primo film di Kenneth Branagh sulle avventure di Poirot, ci si trova davanti a una sfilata di nomi davvero incredibili, degna del red carpet degli Academy Awards. Per quanto anche in Assassinio sul Nilo non manchino presenze di pregio, sulla carta sembra perdere qualche punto su questo aspetto. Ma è solo un’impressione, perché ci troviamo davanti a un cast che regala performance straordinarie.
Assolutamente da citare in questo senso l’interpretazione intensa offerta da Emma Mackey, che il pubblico ricorderà per il ruolo di Maeve Wiley in Sex Education. Il suo personaggio ci resta impresso a ogni sua apparizione, spiccando su tutto il resto del gruppo.
Altrettanto meritevole di menzione è il lavoro fatto da Russell Brand nei panni del Dr. Windlesham. Un personaggio lontano da quelli tradizionalmente associati a questo attore e che proprio per questo riesce a sorprendere. Un’interpretazione difficile, che si sviluppa per sottrazione, risaltando sul resto delle figure al centro del caso di Poirot senza bisogno di eccessi. Davvero, una delle più belle sorprese di Assassinio sul Nilo.
Assassinio sul Nilo va visto sul grande schermo
Il nuovo film di Hercule Poirot avrebbe potuto avere una vita molto più facile. Adagiarsi sui discreti risultati del suo predecessore e capitalizzare sulla forza del racconto di Christie. Branagh decide però di dare qualcosa in più e non si accontenta di fare una semplice trasposizione, ma di creare del vero cinema. Una scelta che ci ha davvero colpiti e che abbiamo potuto apprezzare ancora di più nella proiezione in formato 70mm a cui abbiamo assistito nella celebre Sala Energia dell’Arcadia di Melzo.
Non ci resta che concludere questa recensione di Assassinio sul Nilo consigliandovi vivamente la visione al cinema e preparandoci ad attendere con curiosità e desiderio una nuova avventura del detective. Le possibilità sono sicuramente moltissime e se il livello è questo, siamo pronti a tornare presto in sala.
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