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Alien: Romulus: a volte non serve reinventare la ruota | Recensione

Il nuovo capitolo della saga di Alien non colpisce particolarmente, ma nel complesso soddisfa

In queste calde serate estive, al cinema torna un classico del brivido (com’è anni ’90 questa frase). Alien: Romulus è il nuovo capitolo della saga di Alien, che negli anni ha vissuto tante vite differenti, passando di mano in mano tra tanti autori, e noi l’abbiamo visto in anteprima per questa recensione. Ci siamo trovati davanti a un film che non cerca di essere particolarmente significativo, ma che al contempo tutto sommato porta a casa l’obiettivo. Decidete voi, a fine articolo, se questo sia un bene o un male.

La recensione di Alien: Romulus, dove si posiziona nella saga?

Alien: Romulus è tecnicamente definito come “midquel”, collocandosi tra il primo e il secondo capitolo della serie. Una variazione significativa rispetto alla strada intrapresa negli ultimi anni di raccontare gli eventi del passato di questo universo narrativo.

Seguiamo le avventure di un gruppo di personaggi diverso dai soliti scienziati, militari e marinai spaziali navigati e – più o meno – disciplinati. Questa volta i protagonisti sono un gruppo di ragazzi, delle classi più povere di una colonia, che decidono di sfuggire allo sfruttamento (che sembra molto più una schiavitù) recuperando dei materiali da una nave alla deriva.

Quello che succederà è piuttosto facile da immaginare. C’è una minaccia sconosciuta (ai protagonisti, ma non al pubblico) che infesta la nave e che piano piano riemergerà, mettendo a rischio le vite e i destini dei nostri eroi e, sul lungo periodo, addirittura l’intera galassia.

Ora, questa linearità è il punto centrale del film. Alien: Romulus riprende le regole base dello slasher e le segue perfettamente, sembra quasi di sentire la voce di Randy di Scream in lontananza. Il fatto stesso di optare per un cast di protagonisti giovane rinforza ulteriormente questa idea. Invece che andare in campeggio nei boschi, questa volta si fa un giro nello spazio, ma il concetto rimane lo stesso (e anche un paio di cliché che nel 2024 sarebbe anche ora di mettere da parte).

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Dopotutto questo genere è il cavallo di battaglia di Fede Álvarez, che ha debuttato sul grande schermo proprio con un remake de La casa. E infatti il regista di Alien: Romulus si destreggia ottimamente in questi spazi, creando un buon horror carico di tensione e con qualche momento interessante.

Il problema di far parte di una saga

Un uomo in tuta spaziale sta in piedi davanti a una porta metallica, in una stanza futuristica. alien romulus recensione

La serie di Alien è da anni bloccata in un limbo. Si tratta di una saga lunghissima, con tantissimi appassionati, spin-off in altri media, un piccolo culto intorno alla sua mitologia, ma non è mai riuscita a fare il salto di qualità. Sfondare davvero al box office e prendersi il centro della scena, attirare il pubblico gigantesco che altre saghe riescono a ottenere.

È dagli anni ’90 che si prova a rilanciare questo franchise con forza, ma i risultati non sono mai stati davero straordinari. Negli ultimi anni, come accennavamo, la strada da seguire sembrava quella del prequel, esplorando il passato della saga con il suo creatore originale Ridley Scott al comando. I risultati sono stati buoni, ma ancora una volta non particolarmente esaltanti.

In tutto questo, come si posiziona Alien: Romulus? In maniera prepotentemente laterale, quasi a non voler pestare i piedi a nessuno. Una storia parallela, che non influisce su quanto visto finora e che non sembra aprire a nessun particolare futuro. È chiaramente parte di questo franchise, con richiami di ogni tipo al resto dell’universo e suggestioni che ricordano momenti chiave dei vari capitoli, ma senza andare davvero a intersecarsi con essi.

Il risultato quindi è che abbiamo un buon film nel complesso, che però non si distingue dal resto del panorama che troviamo abitualmente nelle sale. Una storia che è interessante da seguire ma il cui fascino si conclude con la visione, non andando oltre. E senza darci davvero qualcosa in più su questo universo narrativo, che rimane pieno di potenziale inespresso.

Alien: Romulus è il film che si può saltare durante la maratona

Una donna armata affronta un pericolo imminente, protetta da una barricata metallica. Scintille e bagliori illuminano la scena, creando un'atmosfera tesa. alien romulus recensione

Nel complesso quindi non possiamo essere troppo duri nella recensione di Alien: Romulus. Si tratta comunque di uno slasher che fa un buon lavoro nel creare la tensione, nel tratteggiare i personaggi e nel giocare con le nostre aspettative. In alcuni punti è un po’ tagliato con l’accetta e, come dicevamo, ci sono alcuni elementi che hanno stancato, ma nel complesso ci si può passare sopra.

Resta il problema della sua sostanziale irrilevanza all’interno della saga di Alien, salvo eventuali sviluppi futuri. È un’aggiunta che non aggiunge granché, che non reinventa la ruota e che a conti fatti risulta un compitino ben eseguito. Diventa il film che in un rewatch si può saltare, quasi come se fosse un episodio filler. Togliendo il senso all’operazione nel suo insieme.

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Autore

  • Mattia Chiappani

    Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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