Giornalista per la BBC, produttore radiofonico e televisivo e, adesso, anche scrittore, AJ West è una delle promesse più interessanti all’interno del panorama letterario britannico, soprattutto se si ama la letteratura gotica. La Meccanica degli Spiriti è il suo romanzo d’esordio, pubblicato in Italia proprio questo autunno da Neri Pozza.
AJ West e La Meccanica degli Spiriti: ossessionati dalla vita dopo la morte
La “ghost story” di A.J. West affonda le sue radici nel mondo del reale, ponendo al centro del suo racconto la controversa figura dell’ingegnere William Jackson Crawford che, nel 1914, cominciò ad interessarsi ai fenomeni psichici. A seguito della morte del figlio piccolo Robert, unico erede maschio della famiglia, la strada di William incrociò quella della medium Kathleen Goligher e del gruppo intorno a lei, noto come Goligher Circle.
Crawford trasformò un lutto in una vera e propria ossessione, mescolando assieme scienza e spiritualismo, razionale e irrazionale, ragione e, per così dire, sentimento. La sua indagine continuò senza sosta, usando qualsiasi tipo di metodo, anche quelli meno ortodossi e che in più di un’occasione fanno storcere il naso al lettore. Il romanzo inquadra e critica un contesto storico sociale in cui temi come classe sociale, abuso di potere e maschilismo, erano la norma. Quello che, però, riesce soprattutto a fare la penna di A.J. West è riuscire a restituire quella atmosfera tipica del gotico e romantico vittoriano, un “penny dreadful” di grande pregio che sembra quasi essere stato scritto un paio di secoli fa.
Lo stile di scrittura dell’autore britannico è affilato, sagace, ironico e macabro. Quello che si va a fare con La Meccanica degli Spiriti è un viaggio dove la morte è solo l’inizio, mettendo alla prova le nostre credenze, la nostra etica e quell’ossessione che ci spinge un po’ tutti, bene o male, a cercare risposte oltre la morte, nella vana speranza, o nel terrore, che un’esistenza oltre il corpo fisico possa ancora esserci.
A.J. West racconta La Meccanica degli Spiriti | Intervista
Nella cornice di Lucca Comics and Games 2023, abbiamo avuto modo e piacere di chiacchierare con AJ West, un oratore estremamente piacevole ed affabile, durante il press cafè riservato unicamente alla stampa, e scoprire qualcosa di più dietro il suo romanzo e anche qualche succulenta novità! Ecco il resoconto di quanto chiesto e detto:
Quando ti sei imbattuto per la prima volta nella figura di William Crawford?
Nel 2015 mi sono trasferito in Irlanda nel Nord. Leggendo il memoire di Houdini, mi sono imbattuto in un passaggio dove l’illusionista cercava di smascherare i medium, ritenuti da quest’ultimo dei furfanti. Ed è proprio qui che ho trovato, per la prima volta, il nome di William Jackson Crawford, originario della Nuova Zelanda ma che aveva vissuto la sua vita proprio in Irlanda del Nord.
Da giornalista, come ti sei posto nei confronti di questo lavoro?
In quanto giornalista mi sono occupato di cercare la verità alla base di questa storia. Sono stati due anni di ricerca, in cui mi sono immerso nel folklore dell’Irlanda del Nord e negli scritti di Crawford. Il mio compito era proprio quello di pormi domande su tutto e se la verità corrispondesse ai fatti o meno. Oltre a documentarmi su di lui tramite libri e reperti, ho parlato con i suoi discendenti, i quali non erano a conoscenza dei fatti reali della sua vita.
Paradossalmente sono stato io ad illuminarli sull’esistenza del loro antenato. In modo particolare, c’era tantissima confusione e mistero sulla morte di William Jackson Crawford. Partendo dal presupposto che morì suicida, le ipotesi erano che si fosse sparato o annegato. Entrando in possesso del certificato di morte, ritrovato negli archivi, ho scoperto, invece, che si uccise ingerendo del cianuro di potassio.
Il romanzo presenta uno stile molto preciso, quasi vittoriano ma con tocchi ironici. Considerando anche la tua professione da giornalista e quindi uno stile di scrittura più asciutto, come hai lavorato in questo senso? Ti sei dovuto adattare o era già qualcosa nelle tue corde?
In realtà ho sempre avuto uno stile di scrittura molto creativo e questo, come giornalista, non mi hai mai messo in una “buona posizione” con il mio editor. In più di un’occasione mi è stato detto che dovevo scrivere delle news non dei racconti. Capirai bene che avere l’occasione di poter scrivere davvero un romanzo, è stata per me fonte di enorme gioia. Inoltre, in questo libro credo di aver bilanciato bene tanto l’umorismo quanto l’oscurità che, in fondo, deriva proprio dalla mia esperienza personale. Non solo, anche dalla mia stessa vita.
Durante la stesura de La Meccanica degli Spiriti, stavo vivendo un periodo molto particolare, tanto spaventoso quanto divertente. Arrivando a circa metà romanzo, mi sono reso conto di aver inserito inconsapevolmente degli elementi autobiografici. Per certi versi, William Jackson Crawford sono io.
Non è una cosa facile da ammettere, sai!? William è un antieroe. Non è un personaggio amabile. Questo mi ha messo direttamente in conflitto con i miei principi personali. Mi sono ritrovato a rincorrere qualcosa di impossibile in qualità di autore, un po’ come fa William nel corso del libro. Per fortuna, la mia storia personale ha decisamente un esito più felice rispetto a quella di William.
Nel romanzo si parla moltissimo del conflitto tra vita e morte e di quanto siamo ossessionati dal concetto della vita oltre la morte. Secondo te, perché? Da cosa deriva questa ossessione?
Il discorso della vita dopo la morte è la più grande domanda che ci poniamo tutti. Personalmente, temo molto la morte. Molte persone vorrebbero che io credessi nei fantasmi ma l’unica volta in cui mi sono sentito davvero vicino a queste presenze è stata quando mi sono imbattuto nella storia di Crawford, di base però non ci credo. Piuttosto preferisco credere che le persone che amo rimangono con me; quindi, la vita non finisce con la morte.
Ed è questo che mi da pace, ed è da questo concetto che deriva il paranormale, le religioni e la gothic fiction. Esiste un desiderio umano che la vita continui dopo la morte, e questa è la storia di William. Alcuni hanno detto che si tratta di una storia di fantasmi, io preferisco definirla la storia di un uomo che ha cercato di analizzare la sua persona, di studiare se stesso, perché desiderava disperatamente che i fantasmi fossero una realtà.
Quali sono state le tue ispirazioni?
Il ruolo che ha giocato la gothic fiction è stato essenziale. Tra tutti gli autori, sicuramente, Edgar Allan Poe, Charles Dickens, Arthur Machen, M.R. James e Horace Walpole. Mi considero un “discendente” di tutti questi autori di cui, in quanto autore inglese, seguo le tradizioni.
Se vogliamo c’è anche una celebrazione dell’Italia. Walpole scritte Il castello di Otranto senza sapere che un castello lì ci fosse davvero. Quando un suo amico lo andò a visitare, riferendoglielo, lui rimase sconvolto dalla scoperta. E per me questo racchiude un po’ l’essenza della gothic fiction: il potere dell’immaginazione che ci porta a creare cose che, in realtà, esistono davvero.
C’è un lettore ideale per questo libro?
No, non ho scritto pensando ad un lettore ideale. Fondamentalmente ho scritto questo libro per me stesso. Del resto, quando scrivi un libro, non sai mai come verrà recepito dal pubblico. Piacerà? Non piacerà? Comunque, se devo pensare ad un mio lettore ideale, sicuramente qualcuno che apprezza tanto l’umorismo quanto i lati oscuri della vita.
Secondo me La meccanica degli spiriti è un libro di “femminismo capovolto”. William Crawford era un uomo tossico. Utilizzava dei metodi poco ortodossi, molesti, per “testare” le medium. Gli va anche riconosciuto che all’epoca quella era la prassi e, anzi, lui era uno dei più “gentili”. Nel libro, infatti, gli esami intimi venivano condotti dalla moglie e dall’infermiera mentre, generalmente in quel periodo, gli uomini facevano anche quelli. Le reazioni di alcune mie amiche alla lettura del libro sono state di rabbia nei confronti di William ma, al tempo stesso, di fascinazione.
Credo che, al giorno d’oggi, questo libro assuma una certa importanza, proprio perchè c’è questo conflitto tra il potere e la libertà, tra la classe media (rappresentata da William) e la classe operaia (Kathleen, la giovane medium). Altro tema molto dibattuto è quello dell’abuso di potere esercitato da William nei confronti di Kathleen, ma non solo. Eppure, proprio grazie a quel contesto che la stessa Kathleen assume un potere, una rilevanza che, invece, se fosse rimasta nella classe operaia, non avrebbe mai conquistato.
La meccanica degli spiriti è il tuo primo libro, ma si suppone che non sarà l’ultimo. Stai già lavorando su qualcosa? E sarà sempre di genere gotico?
Si, continuerò tanto a scrivere libri quanto a scrivere di gotico. Il genere gotico è pieno di pericoli, di morte, di argomenti sulla magia. In realtà, il mio secondo libro uscirà a Giugno 2024 ed è una storia molto diversa da questa. Parlerà della subcultura omosessuale del XVIII-XIX a Londra, la “Molly Culture”, quando le persone gay venivano perseguitate, torturate ed uccise.
Sarà un thriller su cui si cercherà di capire chi ha tradito la comunità, rivelando il loro “nascondiglio”. Avrà un’atmosfera molto gotica e ricca di suspence e, forse, vi potrete imbattere in qualche fantasma. Si chiamerà “The Betrayal of Thomas True” e mi piace l’idea che il titolo potrebbe dare adito a due interpretazioni, ovvero che Thomas possa essere tanto il traditore quanto il tradito ma per scoprirlo dovrete leggere il libro!
In più, posso dire anche un’altra cosa che non è stata ancora del tutto annunciata: La Meccanica degli Spiriti diventerà un film. I diritti sono stati appena acquisiti e diversi attori molto conosciuti sono estremamente interessati al ruolo di William. Non posso dire ancora i nomi, però…
… in pentola bollono tantissime cose per A.J. West e noi non vediamo l’ora di scoprirle. Nel mentre, vi invitiamo a scoprire questo autore e leggere il suo primo e magnetico romanzo d’esordio.