Toxeus magnus, della famiglia dei salticidi, un ragno saltatore che imita l’aspetto di una formica, e si nutre prevalentemente di piccoli insetti. La specie è nota dal 1933, ma solo recentemente le sue insolite cure parentali sono venute alla luce. La femmina di T. magnus è infatti in grado di produrre latte, utilizzato per nutrire la propria prole fino al raggiungimento della maturità sessuale. La ricerca che ha portato a questa scoperta è di un gruppo di scienziati cinesi, ed è stata pubblicata su Science.
Il latte
L’allattamento è un carattere tipico dei mammiferi, ma (pochi) altri organismi hanno evoluto la produzione di latte. I piccioni tra i vertebrati ad esempio, e troviamo qualcosa di simile negli scarafaggi, il cui “latte” viene però assorbito passivamente dalle uova. Il latte di T. magnus, che contiene 4 volte le proteine del latte di mucca, oltre che grassi e zuccheri, viene emesso dagli stessi canali utilizzati per deporre le uova. ciò ha fatto ipotizzare si possa trattare di uova liquidificate, espulse prematuramente. Si tratterebbe quindi di uova “trofiche”, deposte solamente per fornire nutrimento ai piccoli, tipologia che troviamo anche in anfibi e altri invertebrati. Questo sistema, che comporta un grande costo energetico per la madre, si è probabilmente evoluto in condizioni in cui altrimenti i piccoli non avrebbero avuto possibilità di raggiungere l’età adulta, ad esempio per mancanza di cibo o eccessiva presenza di predatori.
Allattamento fino alla fase adulta
Non appena le uova cominciano a schiudersi, la femmina di T.magnus deposita piccole gocce di latte nel nido. Per tutta la prima settimana di vita i piccoli ragni si nutrono di queste gocce, ma dopo la madre smette di deporle e cominciano ad allattarsi direttamente da lei. Dopo 20 giorni i ragni cominciano a cacciare fuori dal nido, ma non smettono di essere allattati fino alla fase di subadulti, intorno ai 37 giorni di vita. Dopo 40 giorni la produzione di latte cessa, ma fino al raggiungimento della fase adulta, intorno ai 50 giorni, la prole torna di notte nel nido della madre.
Una scoperta importante
I ragni non sono un gruppo di animali “sociali”. Delle 48000 specie conosciute, solo 120 sono in grado di tollerare per più di tre settimane la compagnia di propri simili. Di queste, solo 30 specie svolgono attività “di gruppo”. Aggiungiamo a questo il fatto che una cura parentale con allattamento così duratura e che coinvolgesse un organo specializzato fosse fino ad oggi carattere conosciuto solo in alcuni mammiferi (uomo ed elefanti tra gli altri). Con queste premesse, capiamo quanto le abitudini di T. magnus siano importanti per la storia dell’evoluzione.
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