Hunger Games, premettiamolo già, è un fenomeno. Trilogia di libri di grande successo, riduzione cinematografica, 152 milioni di dollari e mezzo di incassi negli Stati Uniti nel primo weekend di distribuzione (stabilendosi come terzo migliore dato di sempre). Uno si aspetterebbe il 'classico' kolossal hollywoodiano tutto effetti speciali e niente anima, figurarsi quando viene pure da una serie di libri per ragazzi di gran successo (qualcuno ha parlato di vampiri)? Dopo averlo visto diciamo assolutamente di no: e ora vi spieghiamo un po' com'è invece.
La premessa è molto dura: un governo futuro per mantenere il controllo ferreo sui dodici distretti che un tempo tentarono la ribellione, una volta all'anno imbastisce un reality show mortale in cui un ragazzo e una ragazza vengono scagliati in un tutti contro tutti in un bosco inospitale e ricco di pericoli. Tra fame, freddo, animali mortali e l'attaccarsi a vicenda, ne rimarrà soltanto uno, un vincitore per mantenere e controllare la flebile speranza dei distretti, e allo stesso tempo per intrattenere la facoltosa e decadente popolazione della Capitale. In questo scenario seguiamo la sedicenne Katniss, la prima volontaria della storia del Distretto 12, che si è messa in questa situazione per sostituirsi alla giovanissima sorella. Indurita da una vita povera e dura in cui ha dovuto sempre essere forte e caricarsi la famiglia sulle spalle, si trova catapultata in una situazione in cui, per tornare a casa, dovrà sopravvivere ad un ambiente selvaggio e rivelarsi il predatore più cattivo di tutti. E' quindi attraverso gli occhi di Katniss che vediamo l'universo crudele degli Hunger Games – il nome del medesimo gioco mortale – e le scelte che lei prima di tutto sarà costretta a fare.
Suona molto come, per esempio… Battle Royale? Non del tutto. Per esempio della premessa simile non condivide l'attenzione ad un grosso gruppo di protagonisti. E' al contrario una storia cucita sul personaggio di Katniss e sul volto della sua interprete Jennifer Lawrence (vent'anni e già nominata all'Oscar per Un gelido inverno); anzi, dobbiamo notare che la telecamera le sta veramente addosso. Un personaggio complesso, una ragazza forte e col chiaro obiettivo di tornare a casa ma allo stesso tempo confusa dalle persone attorno, stretta tra le manovre del governo che cerca di manipolarla e soprattutto troppo giovane per gli orrori che attenderanno ognuno dei ventiquattro contendenti. In questo la Lawrence è impeccabile, rendendo credibile il personaggio quasi più con le espressioni e gli occhi che non con le parole (Katniss in fondo è poco a proprio agio con parole e discorsi, fatto che l'eccentrico presentatore dello show interpretato da Stanley Tucci non mancherà di sfruttare). E in questo la regia di Gary Ross la aiuta eccome.
Perchè qui passiamo al punto forte del film e al perchè (ebbene sì, si può rivelare) ci ha convinto tanto: l'asciuttezza di Hunger Games. E' un film che parla di ragazzi in situazioni disperate, di amori giovanili, di morti giovani, ma riesce a farlo evitando con grande attenzione l'effetto strappalacrime. Forse perchè la musica viene usata ma con parsimonia, forse perchè di effetti speciali ce ne sono pochi (e l'unico 'mostro' del caso appare poco e pure confusamente) e anche perché le stesse scene importanti durano poco senza essere sbrigative ma assieme evitando l'eccessiva enfasi: la scelta di Katniss di partecipare avviene in una scena dal montaggio rapido, quasi angosciante piuttosto che melodrammatico. Gary Ross (aiutato alla sceneggiatura dalla scrittrice stessa, Suzanne Collins) ha saputo inquadrare bene la storia di crescita di Katniss (e di Peeta, l'altro ragazzo in gara del Distretto 12 e suo 'eterno secondo') e costuire tutto il film perché punti in quella direzione. Con molti momenti duri, violenza mai sbattuta in faccia ma sempre capace di colpire, attimi commoventi e una storia di lotta che convince davvero.
Successo certamente meritato è quindi il parere Nerd. Non perfetto, certo (ci sono un paio di coincidenze forzate nello svolgimento) ma resta una storia che colpisce e merita attenzione. Speriamo in un seguito trattato con la stessa cura.
Meglio Battle Royale!
Perchè? Parliamone! ( Seriamente, mi interessa sentire altri pareri; certo, per me continuare ad accomunare HG e BR, stessa premessa ma storie parecchio diverse, è riduttivo e rende poca giustizia alle due diverse storie. )
Io sinceramente non mi sento di accomunare le due opere come molti spesso fanno perchè si sentono minare non solo un’opera che a loro è piaciuta ma per una questione “evolutiva”: Battle Royale rappresenta per molti (me compreso) la crescita intelettuale in salsa otaku; il realizzare che botte e violenza possono essere circondate da altro come l’emozione, la profondità e una trama coinvolgente.
Ed è proprio per questo che, per me, il lavoro della Collins non è ne una copia ne una rilettura del Capolavoro di Takahami: l’ambientazione, il come vengono esposti i fatti, i personaggi e soprattutto l’impostazione più “teen” rendono Hunger Games potenzialmente differente da Battle Royale con il quale ha in comune solo ragazzini che si ammazzano (e nemmeno per lo stesso motivo)…e qui mi sorge una domanda da fare a coloro i quali denigrano l’opera di Suzanne Collins: allora Battle Royale è una copia de Il Signore delle Mosche, no?Seguendo il loro ragionamento sarebbe logico…
Insomma, godetevi le cose senza tante masturbazioni mentali e apprezzatele per come sono state concepite dalle persone…la citazione o il prendere spunto (anche se, per me, velatissimo come in questo caso poichè il leit motiv è completamente differente) e il plagio sono due cose ben distinte.