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Yonderland: quando il fantasy diventa comico

Chi è cresciuto a pane e fantasy lo sa bene: in ogni storia che si rispetti  – con le dovute eccezioni – c’è almeno un eroe, un prescelto che scopre di essere l'unico in grado di sconfiggere il cattivo di turno per la salvezza del regno in cui si trova.
Tutti noi abbiamo desiderato, almeno una volta, essere Il Prescelto, The Chosen One. Ci siamo immaginati nell’atto di compiere imprese eroiche in lande fantastiche.
Ma cosa succede quando questo Prescelto è la persona meno convenzionale possibile?
Questa la domanda attorno cui ruota il concept di Yonderland, serie televisiva inglese diretta da Steve Connelly.

Da una parte c’è Debbie Maddox (Martha Howe Douglas): trentatré anni, mamma di due gemelli, casalinga con un marito in carriera e sempre impegnato.
Dall’altra c’è Yonderland, reame sotto la minaccia di entità oscure che desiderano mettervi le mani per ridurre in schiavitù i suoi abitanti.
Debbie vi viene catapultata suo malgrado, perché come previsto dalle pergamene degli Antichi è la Prescelta (appunto!), l’unica in grado di portare la pace nel reame.

Yonderland prende e parodizza, estremizzandoli il più possibile, tutti gli elementi del fantasy classico.
Abbiamo un consiglio di saggi, i “Dodici  Anziani Saggi – nonostante siano solo undici! -  dei Dodici Regni” col compito di aiutare Debbie nella missione che loro stessi le hanno affidato ma che poi, nel concreto, trovano ogni genere di scusa per non allontanarsi mai dai propri scranni dove passano il tempo a oziare e bighellonare.
Abbiamo lo scagnozzo del “Grande Cattivo” di turno, stupido, zoticone e prepotente, che ordina le proprie armi per corrispondenza ma non le adopera mai perché sono sempre mancanti di qualche componente “da ordinare a parte”.
Insomma, il reame pullula di personaggi che definire “particolari” sarebbe un eufemismo… anche visivamente! Almeno metà del cast, infatti, è costituito da pupazzi sullo stile dei Muppets.
Ecco, la più grande particolarità di Yonderland è forse questa: la quasi totale mancanza di effetti speciali digitali. Tuttavia non è un difetto: al contrario, contribuisce a dare ulteriormente quella sensazione di nonsense, di improbabile che, credeteci, vi accompagnerà durante tutta la visione.

Le imprese che Debbie dovrà affrontare saranno una più assurda dell’altra: dalla ricerca di un oracolo che le indichi cosa deve effettivamente fare per salvare il regno – informazioni contenute all’interno di una pergamena che uno dei Dodici Saggi, dopo essersi ubriacato, ha perso -, al portare la pace tra i popolani che per risolvere le dispute più banali non conoscono il rituale della stretta di mano, preferendo scannarsi a vicenda, e così via. 

Insomma, una serie leggera, divertente e diversa dal solito, cui vale la pena dare uno sguardo.

Debbie riuscirà a salvare Yonderland? E soprattutto… riuscirà a tornare nel nostro mondo in tempo per andare a prendere i propri figli a scuola?

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