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ViGaMus: Il museo del videogioco

Vi capita mai di sentirvi nostalgici? State, diciamo, sul divano. Avete il controller della vostra PS3 tra le mani e state sparando all’ennesimo nemico in Call of Duty. Se non possedete una PS3 o non vi piace Call of Duty, immaginate pure la console e il gioco che volete.
Vi sfugge un sospiro.
Degni dei vostri nonni e sentendovi un po' anziani, il vostro pensiero è: “Non esistono più i giochi di una volta”.
La mente corre ai fiumi di gettoni spesi in sala giochi. Alla prima console in vostro possesso, a quel maledetto gioco cui avete immolato giorni, mesi, nottate della vostra vita pur di terminarlo al 100%. E che adesso magari sono riposti in cantina, rimpiazzati da console e giochi più “moderni”.
Avete capito quel che intendiamo? Vi piacerebbe provare, anche solo per un po’, le sensazioni che vi davano quei giochi?
Perché oggi vi parleremo del ViGaMus, il VideoGame Museum di Roma.

Il ViGaMus è nato nell’ottobre 2012, grazie all'AIOMI (Associazione Italiana Opere Multimediali Interattive) ed è tuttora gestito da Fondazione VIGAMUS, costituita nel giugno 2013.
Passiamo ai dettagli che certamente v'interessano di più. Di cosa si tratta esattamente?
Come ogni museo che si rispetti, il ViGaMus possiede una parte espositiva. Console e giochi di vecchia (talvolta vecchissima) generazione esposti in teche di vetro e dotati di targhetta esplicativa.
Fin qui, ci siamo. Ma quello che è il vero e proprio fiore all’occhiello del Museo del Videogioco è la cosiddetta parte interattiva.
A disposizione dei visitatori ci sono circa quaranta postazioni tra cabinati e console che possono essere provate e utilizzate senza limiti di tempo e senza costi aggiuntivi rispetto al prezzo del biglietto.
I giochi all’interno delle console, che spaziano dal Nintendo 64, alla Playstation 2, all’Xbox360, vengono cambiati settimanalmente per fornire esperienze di gioco sempre diverse. Quando siamo andati noi, ad esempio, abbiamo avuto occasione di provare titoli come Pokémon Stadium 2 (riscoprendo l’ergonomia pari a quella di una pietra del controller per Nintendo 64), Diddy Kong Racing, Mario Kart Double Dash, Ms. Pac-Man e molti altri.
Degna di nota la postazione dedicata a Steel Battalion, della Capcom, ricostruita nei dettagli per simulare al meglio l’interno del robot di combattimento che si pilota all’interno del gioco. Anche i comandi non sono da meno: ce ne sono oltre cinquanta tra tasti, leve e manopole da manovrare.
Riguardo gli arcade, invece, si può sparare alle navicelle aliene con il mitico Space Invaders giocabile nel cabinato originale del ’78, scambiare botte da orbi con Street Fighter II Championship Edition, oppure passare a titoli un po’ più tranquilli come Puzzle Bubble o Fix it Felix, riportato in auge dal recente lungometraggio Disney-Pixar Ralph Spaccatutto.
Il museo spesso ospita eventi come il recente Kingdom Hearts Day, tenutosi sabato 21 settembre, tornei e conferenze con i “big” del settore videoludico e non.
Inoltre allestisce mostre a tema: noi abbiamo visitato la mostra dedicata a Resident Evil Resident Evil: Le radici del male, con la possibilità di provare i titoli della saga e integrata da pannelli che ne spiegavano e ripercorrevano la storia.

Per qualcuno tutto ciò potrebbe risultare comunque un po’ “limitato”. Il museo infatti si può percorrere, e "giocare" se non si fanno partite particolarmente lunghe, in un’oretta circa, anche meno. Non sarebbe male inoltre, la possibilità di provare anche titoli particolarmente vecchi, come ad esempio giochi per il SEGA Mega Drive o simili, che invece sono solamente esposti.

C’è anche da dire però, che essendo nato relativamente da poco non dubitiamo del fatto che probabilmente il museo si espanderà e apporterà migliorie.

In conclusione. I nostri complimenti alla Fondazione VIGAMUS per questa iniziativa che valorizza il videogioco come mezzo di intrattenimento e come forma d’arte.
Godibile per i player più giovani che non hanno avuto modo di provare alcune vecchie glorie del passato e per quelli un po' più anziani. Per placare, almeno in parte, la nostalgia cui accennavamo all'inizio.

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Francesca Menta

Nella vita legge fumetti, guarda cartoni e fa altre cose noiose e banali che non vale la pena menzionare. Allenatrice di Pokémon dal 1999. A quanto pare adesso recensisce anche videogiochi, coronando il sogno di una vita: poter gridare con fare oltraggiato "Lo sto facendo per LAVORO" ogni qualvolta viene trovata di fronte ad una console.

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