Intrattenimento

Oblivion Song, la fantascienza secondo Robert Kirkman

Durante l’edizione 2017 di Lucca Comics & Games un ospite su tutti è stato in grado di catalizzare l’attenzione di lettori e addetti ai lavori: Robert Kirkman. Lo sceneggiatore di successi come The Walking Dead, Invincible o Outcast ha animato l’evento toscano grazie al suo stile disinvolto e disponibile, generando molta curiosità verso la sua prossima serie, Oblivion Song, saga fantascientifica che deve al nostro Paese molto del suo processo creativo.
Oblivion Song sarà pubblicato in Italia da saldaPress a partire dal 9 marzo, in contemporanea con l’uscita americana, sebbene avremo la fortuna di leggere l’intero primo arco narrativo raccolto direttamente in un unico volume.
Annunciata a San Diego Comic-Con 2017, Oblivion Song è una storia che racconta di come dieci anni fa circa 300.000 abitanti di Philadelphia siano misteriosamente scomparsi nel nulla  insieme ad una parte della città in un evento passato alla storia come Trasposizione. Al loro posto apparvero mostri mai visti prima, soppressi grazie a un massiccio intervento militare, oltre a parte di una dimensione sconosciuta, successivamente ribattezzata Oblivion, tutt’ora presente nella zona esterna della città americana.
Nello sgomento generale lo scienziato Nathan Cole fu in grado di elaborare il modo di attraversare le dimensioni e recarsi a Oblivion per riportare a casa i dispersi ma, dopo anni di ricerche a vuoto, il governo americano decise di tagliare i fondi per il progetto. Nonostante questo Nathan continua i suoi viaggi in solitaria nella speranza di salvare chi ancora tenta di sopravvivere in una dimensione infernale, spinto da un grande altruismo e forse anche da qualcosa in più.
Cosa si nasconderà nel Canto di Oblivion?
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Il canto di Oblivion

Dall’incipit del racconto potreste aspettarvi una classica storia fantascientifica ma, come ben sanno i più assidui lettori di Kirkman, saremo presto sopraffatti dalla progressione degli eventi messi in scena, capaci di stravolgere una canonica classificazione di genere. Fin dalle prime tavole Oblivion Song ci catapulta nel pieno dell’azione, elemento di cui è ricco l’intero primo volume, ma al tempo stesso è un racconto riflessivo dove la psicologia e l’approfondimento dei personaggi gioca un ruolo centrale.
L’attenzione del team creativo è rivolta verso una caratterizzazione credibile e sfaccettata delle diverse figure che incontreremo durante il racconto, le quali fin dai primi capitoli ci riserveranno sorprese e misteri. Innanzitutto il protagonista, Nathan, presentato come eroe senza macchia mosso unicamente dal desiderio di salvare i superstiti di Oblivion, scopriremo presto il grande rimorso di cui è portatore, in continua lotta con un’elaborazione del lutto mai veramente compiuta.
A lui si affiancheranno un ricco cast di supporto, personaggi che mostreranno diverse sfaccettature di quello che ha significato la Trasposizione per Philadelphia, irrimediabilmente sconvolta da un tragico evento con epicentro una città densamente popolata.
Molte sono infatti le persone che direttamente o meno sono state toccate dalla Trasposizione venendone irrimediabilmente danneggiate. Kirkman esplora una realtà forzatamente mutata da un evento traumatico e di quanto sia difficile per le persone vivere col costante ricordo di tale dramma. Alcuni personaggi proveranno a dimenticare, altri soffriranno di disturbi da stress post traumatico, la medesima malattia cui spesso incorrono i soldati di ritorno dai campi di battaglia, alcuni sopravvissuti non saranno più in grado di cancellare i ricordi di un’esperienza a Oblivion, consapevoli che nulla potrà mai tornare alla normalità.
Con questo elemento Kirkman riesce a catturare la nostra attenzione generando empatia verso i personaggi portando nella fiction un elemento che, al netto di mostri ed elementi fantascientifici, è quanto mai reale e plausibile.
Cosa succede alle persone che sopravvivono ad un devastante e inaspettato evento traumatico?
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Come si costruisce un mondo?

Il percorso creativo di Oblivion Song è stato un lavoro elaborato e meticoloso iniziato quasi tre anni fa. Al fianco di  Robert Kirkman, nel ruolo di disegnatore e co-creatore della serie, troveremo Lorenzo De Felici. Durante un’intervista a Lucca Comics 2017, potete visionare il video qui, abbiamo potuto scoprire come il processo di realizzazione di Oblivion sia stato necessario per poter dare vita al complesso mondo da loro immaginato. Ogni elemento è stato studiato per risultare credibile da un punto di vista scientifico, a partire dal’’ambientazione: Oblivion è un mondo completamente invaso da muffe e funghi che ne hanno modellato il territorio. Dalla flora della dimensione alternativa si sono poi evoluti diversi esseri capaci di districarsi velocemente fra le sue insidie, come creature volanti o altre dotate di molteplici arti che ne semplificano i movimenti.
Lo stile di De Felici ha inoltre portato un forte impatto sulla narrazione dovuto ai suoi studi nel campo della sceneggiatura, riscontrabili sia nei personaggi, sempre espressivi e raffigurati con volti che riempiono le vignette di significato, sia tramite una dinamica costruzione della tavola in cui avranno luogo frenetiche scene d’azione.
L’esempio perfetto è la sequenza d’apertura del volume: dieci pagine con dialoghi quasi nulli capaci però di catapultarci in un mondo inospitale in cui uno misterioso personaggio dapprima punta direttamente un fucile in faccia al lettore per poi fuggire da una gigantesca creature mentre è comunque concentrato sul suo obiettivo, due umani del tutto sconosciuti.
Questa sequenza rappresenta il debutto per De Felici nell’industria americana del fumetto, un esordio che siamo sicuri catturerà l’attenzione anche dei lettori più esigenti.
L’apporto italiano all’opera viene infine espresso da Annalisa Leoni attraverso una colorazione capace di assecondare la narrazione, sottolineando al contempo i momenti cruciali della stessa.
Il forte contrasto fra la Terra e Oblivion, dovuto ad un’atmosfera differente dalla nostra, viene  enfatizzato tramite l’uso di una colorazione diversa del cielo, che può assumere sfumature di colore insolite, tonalità alle quali non siamo per nulla abituati.
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Oblivion Song si appresta ad essere l’annunciato successo che tutti i lettori di Robert Kirkman attendevano. L’intero team creativo ha realizzato un mondo intrigante e misterioso in cui fantascienza e sviluppo dei protagonisti si intersecano fra loro dando vita ad un racconto che sfugge alle più classiche categorie di genere.
Pubblicato da saldaPress in contemporanea con gli USA e in tre diverse edizioni, brossurata, cartonata e in variant cover con slipcase, siamo sicuri che una volta ascoltato non potrete più fare a meno del Canto di Oblivion.

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Mattia De Poi

Anche conosciuto come Il Nini, Mattia è il lato gioioso di Orgoglio Nerd. Biondo e curioso, è appassionato di ogni genere fumettistico, Gunpla e avventure. Portatelo in viaggio, all'organizzazione ci penserà lui.

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Commenti

  1. Sono nel panico più totale.
    Già Affleck ha distrutto il mito fumettistico di Daredevil, ora ho paura di quello che potrebbe uscire interpretando Batman! Sono già stati fatti obbrobri su questo personaggio, senza fare nomi.(Batman 1969, Batman&Robin

  2. mha… che dire, è anche vero che dai tempi dell’avvocato cieco ne è passata di acqua sotto i ponti, io direi di dargliela un’opportunità chi lo sa….

  3. Al di là del pessimo lavoro fatto con daredevil, Ben Afflek scatena la mia più totale repulsione proprio come attore. Sarà stato l’aver trascorso un’adolescenta circondata da ragazzine in piena crisi ormonale che non facevano che pormelo come l’attore più bello e affascinante del circondario, per me questo è un attore che dovrebbe dedicarsi a commedie romantiche e roba simile. La sua quasi inesistente insespressività e la sua a quanto pare acuta capacità di fare colpo su un certo target femminile, lo rende perfetto per quelle parti. Ma un supereroe, e soprattutto batman, e soprattutto dopo l’egregio lavoro svolto da Nolan, no, proprio no, no, no, no.

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