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Marcell the Shell: marshmallow su telecamera | Recensione

Un film particolare, in corsa all'Oscar per l'animazione

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Tra i candidati all’Oscar per il Miglior film d’animazione di quest’anno, troviamo anche un titolo davvero particolare. Stiamo parlando di Marcell the Shell, che ci porta a conoscere un mondo rimasto finora nascosto nella coda dei nostri occhi, tra gli angoli più oscuri della nostra casa. E soprattutto a farci conoscere un nuovo amico, di cui è impossibile non innamorarsi subito.

Marcel the Shell è una conchiglia con le scarpe

Lo sanno tutti che per fare una vera comunità servono almeno venti conchiglie. Tuttavia la famiglia del piccolo Marcel è stata portata via, lasciandolo solo in una grande casa insieme alla nonna Connie. I due hanno dovuto imparare ad arrangiarsi, inventando soluzioni creative per procurarsi cibo e comfort. Dopotutto non è semplice coltivare un orto quando sei una conchiglia piccolissima. Anche se hai le gambe e soprattutto le scarpe.

Tutto cambia quando Dean, il nuovo inquilino (umano) della casa, fa la conoscenza di Marcel. È un filmmaker amatoriale e decide che la storia di questo piccolo amico può essere interessante da raccontare in un documentario. Così seguiamo attraverso i suoi occhi, o meglio quelli della sua videocamera, la vita di una conchiglia, capace di dispensare massime filosofiche e idee brillanti.

La definizione di “film d’animazione” non descrive al meglio lo stile di Marcel the Shell, al di là delle regole degli Oscar. Si tratta più correttamente di un ibrido, che unisce riprese in live-action alla stop motion. E proprio quest’ultima scelta, per quanto complessa da realizzare, aiuta a rendere più magico il protagonista e a conquistarci.

Perché alla fine dei conti la vera forza di questo film sta tutta in quel piccolo esserino con le sue scarpette. Lo vediamo pieno di entusiasmo, nonostante le difficoltà che ha dovuto affrontare, e non possiamo che restare affascinati dalle sue perle di innocente saggezza, ritrovandoci perfettamente negli eventi successivi della pellicola.

Qualche riflessione sparsa, ma che non è fondamentale

marcel the shell recensione

Lungo il corso del film emergono alcuni spunti interessanti su tematiche che riguardano la nostra società. Marcel diventa infatti piano piano una star e questo apre la porta a una riflessione sul nostro rapporto con il web e con i social network. Tuttavia la pellicola viaggia sempre sul livello superficiale, evitando quindi la trita retorica sugli influencer come male del secolo, ma senza neanche dare un punto di vista particolarmente illuminante sulla questione.

Lo stesso principio vale nel discorso sulla famiglia e sulla comunità, ma anche sul vivere la vita e andare oltre i confini della propria comfort zone. Sono tutti argomenti che vengono affrontati in Marcel the Shell, senza però andare oltre un primo livello. Accenni, spunti appunto, che possono poi svilupparsi in pensieri concreti nella testa di piccoli e grandi spettatori. E va benissimo così.

Alla fine, l’unica cosa importante di Marcel the Shell è raccontare una storia. Una storia curiosa, di piccola scala e per certi versi intima, ignorando tutti gli spunti narrativi che la circondano per mantenere l’obiettivo della telecamera sempre sul suo minuscolo protagonista. E con esso la nostra attenzione, tenendoci pronti a seguire tutte le sue ingegnose attività.

Tutto è poi ammantato di un velo leggero, quasi come – per continuare la metafora fotografica – stessimo vedendo tutto attraverso una lente rosa. Anche uno dei momenti più emotivamente intensi del film è intriso di una poesia assolutamente non fuori luogo, ma che dà un taglio inaspettato alla scena. E ti lascia lì, con una sensazione calda intorno al cuore.

Marcel the Shell è un film che regala sorrisi

marcel the shell recensione

Ed è questo che riassume perfettamente Marcel the Shell. Un film che non è, ne ha la pretesa di essere qualcosa di trascendentale, che cambi per sempre la vita delle persone. Ma allo stesso tempo è una piccola oasi di gentilezza, che regala un’ora e mezza in cui è difficile non avere un sorriso stampato in volto. Un rifugio da scoprire e un nuovo amico da conoscere che ci insegna che vale sempre la pena di sorridere.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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