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The Prism: una conversazione con Matteo De Longis

Abbiamo intervistato Matteo De Longis, autore di The Prism per Bao, ecco com'è andata!

Nel trascorso Lucca Comics & Games abbiamo fatto incetta di quante più chiacchierate possibili. Autori, disegnatori, doppiatori, divulgatori, scienziati… A volte ci siamo presi un pranzo o una cena, altre volte ci siamo dovuti accontentare di qualche veloce saluto fra un corridoio dei padiglioni della fiera e l’altro, ma altre volte, come in questo caso, ci siamo impossessati dei fantastici divanetti dell’area stampa messa a disposizione dalla fiera e abbiamo registrato le conversazioni, per potervi rendere partecipi delle nostre domande curiose e delle interessantissime risposte dei nostri interlocutori.

Matteo De Longis era a Lucca come autore BAO, e per la prima volta autore completo: ha lanciato infatti la sua opera prima in qualità sia di sceneggiatore che di disegnatore, ovvero il primo volume di The Prism, una pazzesca storia di fantascienza che riesce a mettere insieme accuratezza scientifica, esagerazione in stile manga e un interesse per musica e concerti, il tutto condito con grandi citazioni e camei sorprendenti. Abbiamo divorato il volume di Matteo, ve ne abbiamo già parlato in occasione della sua uscita, ma abbiamo colto l’occasione per chiedergli di tutto.

The Prism: music is the best

Gabriele Bianchi (orgoglionerd): The Prism è una storia molto interessante, che parte da una premessa strana: l’inquinamento acustico è la nuova crisi ambientale del mondo. Ora: come ti è venuto in mente?

Matteo De Longis: L’ho ideato come una soluzione a un problema narrativo. Tutto è nato con un’immagine: una volta, mentre ero in Francia, ho disegnato un astronauta con una chitarra e mi sono detto che sarebbe stato bello scrivere una storia in cui mischiare la passione per la musica e l’esplorazione spaziale. All’inizio era un sogno visivo. Per sviluppare la trama avevo bisogno di un problema, un antagonista, un disastro da riparare… È stata una costruzione procedurale.

G: La premessa è molto particolare, e difficile anche da raccontare a qualcuno. Quello che mi piace è che non è per nulla parodistico, ci credi fino in fondo: hai preso questa idea e ci hai costruito su un mondo perfettamente coerente, che “fila”.

M: È un approccio che accomuna gli autori che mi piacciono, che trovo negli anime e nei manga, meno spesso nelle produzioni americane, dove le cose vengono separate molto di più. Evangelion, ad esempio, è piuttosto serioso ma sa anche modulare il clima e l’umore della storia in base alle scene. Ci sono altre serie giapponesi “folli”, ma non scherzano mai. Mi viene in mente anche Furi Kuri, dove i sentimenti sono sempre veri. L’importante è trovare l’equilibrio della credibilità che permetta di cambiare rapidamente le emozioni senza uscire dalla sospensione di incredulità. Io cerco di fare questo: dare da bere al lettore delle cose assurde, ma in modo convincente.

G: Sì, sì! Te lo dico da lettore, una volta che tu accetti cosa sta succedendo all’inizio e accetti che questo è il problema da risolvere, poi il resto è tutto molto convincente.

M: L’importante è farlo nel modo giusto, dosando i giusti ingredienti, con assurdità fanta-scientifiche ma con delle basi credibili. Costruire un’ambientazione che fa trasparire tanti elementi elementi che sono degli indizi, che facciano capire che c’è un mondo coerente, senza troppi spiegoni. Sto sperimentando… anche perché questo è il mio primo fumetto lungo!

the prism

G: Infatti, questa è la tua prima opera da autore completo. Ed è un’opera a lunghissimo termine.

M (ride): Sì!

G: Partiamo proprio dal leggero, quindi! Questo è il primo volume di sette, giusto?

M: Sì, immagino questa saga come un film in diversi episodi. Il primo volume è stato molto complicato da finalizzare, dovevo stabilire tanti dettagli che poi mi saranno utili anche per i prossimi. Vediamo quanto riuscirò a comprimere i tempi di realizzazione. Però già ora, che sto lavorando al secondo, sto andando a un altro ritmo.

G: Il worldbuilding l’hai fatto a monte e poi hai iniziato a scrivere la storia o hai creato il mondo man mano che scrivevi?

M: Una via di mezzo. Questa realtà somiglia abbastanza alla nostra, ma siamo avanti di una trentina d’anni e l’importanza della musica rock è molto più sentita. Ho applicato al mondo una mia personale lente di deformazione. Si possono riconoscere le nazioni, le città, i luoghi… Non è assurdamente fantascientifico, non c’è il teletrasporto, non ci sono alieni. Sono meccanismi per agganciare l’attenzione e il coinvolgimento del lettore. Poi, ovviamente, in The Prism l’esplorazione spaziale è andata molto più avanti: sono molto ottimista sul turismo spaziale o sull’avere città sulla Luna, quindi ho normalizzato queste esperienze.

G: Certo. Le feste con la birra nello spazio sono un bel messaggio di speranza a cui vogliamo credere. E senti, quali sono le tue influenze in ambito fantascientifico?

M: L’animazione giapponese, da Macross a tutte le serie Gainax, da Evangelion a Planetes. Tanto cinema, anche da film più recenti, magari meno blasonati. Oblivion di Joseph Kosinski, per dire, a me è piaciuto moltissimo. Poi nel fumetto c’è il Monolito di 2001: Odissea nello spazio di Kubrick, che è il film più importante della storia! Animazione e cinema sono il riferimento che stilisticamente e narrativamente sento più vicino e spero che emerga dalla lettura.

G: Effettivamente sì…

M: Confermi?

G: Confermo! In molte tavole si nota proprio l’attenzione all’inquadratura…

M: Poi non a caso un personaggio, il chitarrista, si chiama Paul Duncan, che è preso in parte da Dune: Paul Atreides e Duncan Idaho. Ma è anche un riferimento al regista di un film che mi è piaciuto tantissimo: Moon, girato dal figlio di David Bowie che si chiama Duncan Jones.

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G: A proposito, un altro aspetto che ho apprezzato è il citazionismo estremo, i mille riferimenti… l’ho vissuto come un gioco, mi sono divertito un sacco.

M: In realtà ho sempre paura di esagerare… però lo faccio con amore! Non credo sia qualcosa che distoglie dalla storia.

G: Per me non è stato così, adoro queste cose.

M (ride): Quindi confermi anche questo?

G: Confermo anche questo! In particolare, la scena della meditazione di Yu, con tutti i commenti dei fan…

M: Alcuni sono dei miei amici, gli altri li hai colti?

G: Beh, c’è GodinHisHeaven che viene da Evangelion, c’è il Conte di Monte Cristo…

M: Questo perché mi sono fatto una full immersion di tutto l’audiolibro, due estati fa. C’è anche Loputyn, un’autrice bravissima. Poi ce n’è uno molto criptico che non ho mai rivelato…

G: MauryNeckless?

M: Maurizio Costanzo!

G: Mentre, il personaggio di Bob Mellon, il produttore, mi ha fatto venire in mente Tezuka.

M: Effettivamente la caratterizzazione con questi capelli molto geometrici, il naso prominente e il profilo, è molto tezukiana. È bello che tu ci abbia pensato! Temevo tu dicessi Morgan, come in genere mi dicono!

G: A un certo punto della storia appare Battiato. C’è un significato particolare?

M: Ascolto sempre Battiato. Mi serviva un personaggio che avesse il ruolo di mentore per i ragazzi. Un personaggio che desse uno spunto di profondità, quasi di spiritualità. Infatti i membri della band vengono portati a parlare con lui, sulla Luna: quasi per ricevere una benedizione.

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G: Come è nata la collaborazione con Adrian Fartade?

M: Conoscevo Adrian da un po’, grazie ad un mio amico che lavora con lui. Gli ho parlato di questo progetto, ogni tanto uscivamo a bere e gli chiedevo delle cose, mi ha fatto un po’ da consulente sulle parti più astronomiche, che voglio che siano sempre molto realistiche e probabili. Ad esempio, per la scena sulla Luna, abbiamo scelto insieme dove poteva collocarsi la città, e quindi la Terra che si vede da lì è “a testa in giù”, perché da quella posizione si vedrebbe in quel modo. Ho scaricato una mappa della Luna della Nasa ad altissima risoluzione e l’ho montata su una sfera, in un programma 3d, proprio per navigarci, scegliere i punti e le inquadrature, e riprodurre i crateri in maniera realistica. Forse sono dettagli che non fanno tutta questa differenza… Però io lo so, e anche Adrian lo sa! Ora dobbiamo parlare di Mercurio per il prossimo libro!

G: Mi tiri fuori la domanda, allora: come andrà avanti la storia? Ci puoi anticipare qualcosa?

M: Beh c’è una struttura a tappe. Il primo volume racconta del lancio della missione, però la vera registrazione partirà nel prossimo libro. Ogni volume dovrebbe corrispondere ad uno strumento e quindi all’approfondimento di uno dei cinque personaggi della band, e a un colore che lo rappresenta. L’ultimo capitolo sarà il gran finale. Quindi conosco già le tappe, le considero delle scatole in cui pian piano disporre le idee e gli eventi. Penso ogni giorno a come far avanzare la storia nel dettaglio, a come focalizzarmi sul personaggio che diventa il protagonista ma senza tralasciare gli altri. È complicato!

G: Ti chiedo un’ultima curiosità, che riguarda il triskelix.

M: Non è la prima volta che viene realizzato un fumetto che parla di musica con una band che suona. naturalmente. Di solito si vedono le scene con i musicisti e si vedono i testi nelle vignette, con le note, per far capire che è una canzone. Nel mio caso non bastava, perché per me la canzone è solo uno degli elementi, che ha pari dignità delle chitarre, dei synth, della batteria. Quindi, visto che le onomatopee si usano normalmente per i suoni, sarebbe stato folle creare una versione fonetica di ogni strumento, avrebbero riempito le vignette in modo assurdo. Mi sono inventato un elemento – il triskelix – che unificasse tutto: rumore, effetto, musica… è sempre la stessa cosa, è sempre suono. Ho anche sfruttato la mia esperienza di lettore di manga: ultimamente si tende a non tradurre più le onomatopee, anche perché sono importanti parti grafiche della tavola. Quando stai leggendo un manga, anche se non sai leggere il giapponese, comunque il suono lo senti, perché si tratta di elementi in grado di comunicarti la sensazione giusta, che la tua mente può processare. Io mi sono inventato questa matrice, il triangolo, che graficamente è gradevole nella tavola, non è troppo invasivo come potrebbe essere un testo, e che posso ingrandire, deformare, allungare per comunicare suoni e musica.

G: Ok, ho mentito, ho un’altra domanda. Che musica ascolti?

M: La mia band preferita sono gli Smashing Pumpkins e poi i Tool, i Muse, M83, molto rock alternativo, indie, elettronica ambient, qualcosa di prog come i King Crimson. Ascolto anche tanto post-rock, perfetto mentre lavoro.

G: Naturalmente tu ascolti musica quando disegni.

M: Naturalmente. Qualche volta metto in sottofondo qualche video di Adrian o addirittura qualche conferenza di fisica. La musica è per quando devo volare nel mio spazio mentale. Un tempo suonavo anch’io, ma ormai non riesco più. Mio fratello, invece, che suonava con me, ora è voce e chitarra per un progetto musicale che si chiama Airacomet, e abbiamo legato l’uscita del mio fumetto a un loro EP.

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Gabriele Bianchi

Lettore, giocatore, conoscitore di cose. Storico di formazione, insegnante di professione, divulgatore per indole. Cercatelo in fiera: è quello con la cravatta.

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