Intrattenimento

The Orville: sbaglio per troppo amore?

Partire con delle aspettative alte è sempre un modo facile e quasi sicuro per beccarsi qualche delusione. Ma con il curriculum di Seth MacFarlane (per non parlare poi della presenza di Brannon Braga, storico sceneggiatore e produttore che ha lavorato parecchio per Star Trek) e il suo più volte dichiarato amore per la fantascienza, era davvero difficile tenere a freno la curiosità e la speranza in qualcosa che mi avrebbe fatto saltare sulla sedia (non è che stia dicendo che non succede dai tempi in cui ho visto per la prima volta Firefly…).
Dai trailer che giravano sul web, sembrava che la nuova produzione targata FOX sarebbe andata a parare su una serie d’azione con forti elementi parodici legati soprattutto a Star Trek.
Ma con l’episodio pilota Old Wounds, non è andata proprio così.
Si tende a rimanere piuttosto confusi guardando lo show: non è chiaro se sia una parodia o più un telefilm sci-fi con elementi umoristici, perché non va chiaramente né in una direzione né nell’altra.
Avrebbero potuto decidere di far ridere, spingendosi oltre i suoi limiti il genere, come aveva fatto Mel Brooks, in un’epoca ormai lontana. Sarebbe stato interessante vedere il corrispettivo trekker e moderno di un demenziale Balle spaziali (ormai figlio del suo tempo), anche se non sono sicura che sarei mai riuscita a digerirlo.
Una cosa immediatamente evidente è quanto prenda a piene mani dal mondo Star Trek, ma se vogliamo parlare di parodie della serie ideata da Roddenberry e di tutto quel che ci ruota attorno, beh Galaxy Quest ha fatto un lavoro decisamente migliore.
Qui la comicità è tiepida, con gag a tratti banali e scarsa originalità che riesca davvero a strappare una risata.
Su quel versante sembra quindi funzionare poco, così come la trama. Un capitano dell’Unione (già) lascia che la sua carriera si areni il giorno in cui trova la moglie a letto con un altro: un alieno blu con qualche problema di sudorazione eccessiva.
Dopo un anno passato a combinare poco o nulla, gli viene finalmente assegnato il comando di una nave, con un incarico che dovrebbe essere facile ma che si rivelerà, ovviamente, più complicato del previsto.
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Ad accentuare le nevrosi e gli atteggiamenti passivo-aggressivo del capitano Ed Mercer si presenta proprio l’ex moglie a coprire il ruolo di primo ufficiale.
Trama un po’ artificiosa e priva di sorprese insomma che sa davvero troppo di già visto, con un plot twist – su come il capitano abbia ottenuto il comando -, poco convincente.
Nota nettamente positiva però è quanto umani siano i personaggi. Andiamo, è così che utilizzeremmo davvero un ponte ologrammi: in modo assolutamente idiota. Così come i commenti tra colleghi che si svolgono sul ponte ologrammi: poco formali e molto caciaroni (carina la scena del cane sullo sfondo). 
Non rimarrete delusi dagli effetti speciali, le scene in esterno e le battaglie spaziali sono godibilissime e molto ben fatte.
Purtroppo in una misura minore può aver pesato anche il fatto che le scene migliori le abbiamo già viste nel trailer. Davvero non capisco perché gli uffici marketing pensino davvero che questa sia una buona idea.
Il cast funziona ma i personaggi meno.
Penny Johnson Jerald (Star Trek: Deep Space Nine, Castle, 24) è il dottore della nave, Scott Grimes il pilota demenziale (solo io ho visto qualche somiglianza con Tom Paris?), Halston Sage il capo della sicurezza (che ricorda una B’Elanna Torres molto più tenera e coccolosa), Peter Macon è Bortus (a tutti gli effetti il Worf della situazione). Purtroppo il capitano sembra quello meno memorabile e significativo di tutti, il che non sembra una buona cosa.
In realtà in potenziale le cose potrebbero migliorare parecchio nei prossimi episodi, e spero davvero che questo sia stato un inizio in sordina giusto per prendere le misure e poi proseguire col botto.
Penso che ci sia davvero bisogno di una serie di fantascienza che faccia ridere e che non si prenda minimamente sul serio. Le potenzialità sono pressoché infinite.
In molti hanno pensato che MacFarlane si sia fatto intimorire dalla sua venerazione per Star Trek, e se è così spero che si sporchi le mani al più presto e che si scrolli di dosso la timidezza.
Andiamo, almeno le divise, sono più fedeli a Star Trek queste divise di quelle che abbiamo visto in anteprima per Discovery, non è un po’ strano?

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Francesca Giulia La Rosa

Trekker, whovian. Non amo le etichette (a parte queste?). Traduttrice, editor a caccia di errori come punti neri nel tessuto della realtà. Essere me è un’esperienza profondamente imbarazzante.

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