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The Lobster: quando l’amore è una prigione

Quante volte, parlando di relazioni sentimentali, abbiamo sentito dire dai nostri amici: "al momento sono single per scelta" ? Cosa ci sarebbe di strano nel non sentirsi pronti a condividere la propria vita con un'altra persona? 
Beh, qualcosa di strano comincia ad esserci dopo aver visto The Lobster
  L'eclettico regista greco Yorgos Lanthimos, al suo debutto con un film in lingua inglese e alla direzione di un cast internazionale, ha deciso di spiazzare gli spettatori immaginando un distopico futuro prossimo nel quale essere single è proibito dalla legge pena la trasformazione in animale.
  Il film narra le vicende di David, interpretato da un impeccabile Colin Farrell, rimasto scapolo dopo essere stato lasciato dalla moglie. Qui si attiva il meccanismo di controllo immaginato da Lanthimos: David viene portato in un lussuoso hotel dove avrà a disposizione 45 giorni per trovarsi una nuova compagna. Se David non riuscirà a trovare "l'amore" in tempo utile verrà trasformato in una bestia a sua preferenza (per lo meno questa scelta viene concessa) e David sceglie di essere tramutato in un'aragosta; scelta che viene curiosamente apprezzata dai suoi carcerieri dal momento che, a quanto pare, in pochi scelgono di diventare animali esotici preferendo essere tramutati in cani; sorte toccata anche al povero fratello di David che ora deve portarlo al guinzaglio. 
Lo sventurato protagonista non riesce a trovare l'anima gemella all'interno della sua lussuosa prigione e quindi, per sfuggire all'infausta pena, decide di evadere. Ed è da qui che comincerà la sua odissea.
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  Leggendo la trama di questo film probabilmente chiunque immaginerebbe di assistere ad un film tragico e straziante ma il metodo che Lanthimos sceglie per lanciare il suo messaggio è molto più sottile e tremendamente efficace. In The Lobster si sorride imbarazzati, ed è un bene. Si ride a disagio per buona parte del film ma è chiaro fin da subito che siano quelle risate che ci lasciano l'amaro in bocca, che ci portano a riflettere sul motivo della nostra risata e che ci portano alla conclusione che di divertente c'è ben poco. 
Su cosa si sta interrogando, dunque, il brillante Lanthimos con questo film a metà tra Orwell e Bunuel? Possiamo trovare una risposta soffermandoci ad osservare David e gli altri ospiti dell'Hotel dei single. Quando il protagonista verrà rinchiuso nell'albergo si troverà circondato da persone di ogni tipo: benestanti, donne impegnate e indipendenti e persone più o meno realizzate ma tutti con una cosa in comune, oltre all'essere single: la tirannia del tempo. Si può facilmente ipotizzare che la metafora di Lanthimos sia costruita per mostrarci come, superata una certa soglia d'età, si rischi, o si tema di rimanere soli (come cani, appunto) se non si riesce a trovare l'anima gemella in tempi brevi. Metafora portata magistralmente all'estremo dal regista. Inoltre il mondo che vediamo messo in scena è un a società che non ammette sfumature: da una parte non si può essere single, dall'altra non ci si può innamorare e la città vissuta non è altro che il trionfo della finzione e dell'apparenza di una felicità che non esiste. 
Notevole è anche la stimolazione dell'udito a cui Lanthimos ci sottopone: un largo uso della voce fuori campo e le note di Beethoven ci accompagnano e ci solleticano per tutta la durata della pellicola.
 The Lobster è difficilmente valutabile; è un film che va semplicemente visto, rivisto e soprattutto discusso dal momento che si presta benissimo a scambi di opinioni tra gli spettatori e sono molteplici le chiavi di lettura per decifrare questo film ed averne più di una può sicuramente aiutarci a comprenderlo al meglio.

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Un commento

  1. L’ho appena visto e l’ho trovato splendido e spiazzante. Forse si perde un po per strada e la parte “boschiva” risulta meno attraente di quella “alberghiera”, che suscita più curiosità proprio per via dell’imposizione all’amore pena la trasformazione in animale. Comunque sia resta un film pieno di significati nascosti e riflessivo

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