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The Beast è un film che guarda a epoche lontane, per parlare dell’oggi

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© Carole Bethuel

The Beast è un film dalla storia tormentata. Il suo debutto ufficialmente è avvenuto nel 2023 durante la Mostra di Venezia, ma solo a inizio anno è arrivato nelle sale internazionali e da pochi giorni anche nelle nostre settimane. Questo senza dimenticare la complessa produzione, che è passata attraverso la morte del primo attore scelto come co-protagonista (Gaspard Ulliel) e il periodo della pandemia. Ma da tutto questo è riemersa come un’opera estremamente stratificata e complessa, che ci racconta la società moderna con uno sguardo originale ed elaborato. Come quello del suo autore Bertrand Bonello, regista di The Beast, che ci ha raccontato questo film in un’intervista esclusiva.

The Beast, di cosa parla questo film?

Prendendo spunto in maniera libera da La bestia nella giungla di Henry James, Bonello ci porta in un futuro poco più lontano, nel 2044. Qui il mondo si è evoluto nella direzione della rimozione delle emozioni, un modo per adeguarsi alla sempre maggiore meccanizzazione della società, in nome dell’efficienza. E per farlo è necessario sottoporsi a un processo elaborato, che passa attraverso il rivivere le proprie vite passate, per estirpare ogni sentimento.

È così che si “incontrano” Gabrielle e Louis, due individui che stanno seguendo questo percorso, ma le cui strade si erano già incrociate in passato. La loro storia è quella tragica di due amanti che non riescono mai a trovarsi davvero attraverso le epoche e i luoghi, che sia la Los Angeles dell’era moderna o la Parigi del primo Novecento. Con la sempre più pressante sensazione che qualcosa di terribile stia per succedere.

THE BEAST | Trailer italiano ufficiale HD

The Beast di Bertrand Bonello è un’opera affascinante, dura da scardinare, che richiede un impegno particolare da parte dello spettatore, ma che a chi è disposto a fornirlo regala una narrazione piena di spunti di riflessione. All’interno di questa pellicola possiamo trovare tantissimi temi rilevanti, che passano dalla solitudine dell’uomo (e del maschio) al performativismo, alla tecnologia e il nostro rapporto con essa che siano i social media o la tanto temuta AI, fino ad arrivare al ruolo dell’emozione.

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C’è davvero un universo dentro questo film, che vale la pena di approfondire, per scoprire di più su noi stessi e su ciò che ci circonda. Anche perché il punto di vista che ci viene dato non è mai banale, né scontato, permettendo davvero di osservare il mondo da un’angolazione nuova.

Bertrand Bonello ci ha raccontato il suo film The Beast

© Carole Bethuel

Come si diceva in apertura, abbiamo avuto l’opportunità di sentire dalla viva voce di Bertrand Bonello alcune riflessioni sulla sua opera. Un film che non è semplicissimo da inquadrare, a metà tra period piece e fantascienza, tra distopia e racconto del contemporaneo. Ma in realtà tutti questi per Bonello non sono contrasti perché “nella fantascienza bisogna essere contemporanei. La Fantascienza è immaginare il mondo di domani, ma permette di esprimere le paure dell’oggi“.

E se questo concetto era in qualche modo già presente nell’opera di Henry James, c’è da dire che The Beast prende parecchie libertà rispetto a quest’ultima. Una delle più evidenti è l’inversione di genere tra i protagonisti, per assumere la prospettiva femminile incarnata da Léa Seydoux. Una scelta dettata direttamente dal regista che da tempo voleva mettersi alla prova con una protagonista donna e quindi lo ha portato fin da subito a prendere la decisione di invertire i due ruoli.

A questo proposito, Bertrand Bonello ha sottolineato come durante le riprese di The Beast si sia trovato a dover gestire in maniera molto diversa i suoi due interpreti principali: “per quanto riguarda gli attori non c’è niente di più diverso di George [MacKay] e Léa, perché George è una persona che vuole fare un sacco di domande, vuole avere un sacco di risposte, al contrario Léa non vuole sapere niente, quindi tutto si è giocato in questa loro differenza“.

Un film che è diventato ancora più attuale con il tempo

© Carole Bethuel

Come detto, The Beast ha attraversato una lunga e complessa produzione, sviluppandosi a cavallo fra il pre e il post pandemia. Da quella prima scintilla nel 2017 a oggi, il mondo si è trasformato e uno dei temi centrali del film, ovvero l’intelligenza artificiale, si è spostato dal campo della fantascienza a quello delle nostre discussioni quotidiane.

“Questa paura che prima era astratta adesso è concreta ed è diventata contemporanea” ha spiegato Bonello, aggiungendo che oggi probabilmente non rifarebbe lo stesso filmperché adesso sarebbe più d’attualità, sarebbe una cosa attuale. E l’attualità va sempre più veloce del cinema“.

Ma il nucleo di The Beast rimangono i sentimenti, contrapposti alla tecnologia. Quasi diventano un’arma di ribellione alle macchine, a quella stessa intelligenza artificiale di cui parlavamo più sopra. Non dobbiamo tuttavia immaginarci una prospettiva totalmente ottimista in questo senso, né nel film, né nella visione dell’autore: “È davvero complicato immaginare come gestiremo i nostri sentimenti fra 100 anni, ma anche solo fra 10 anni. Già ne abbiamo poca cura adesso e probabilmente quindi peggiorerà“.

Una nota amara su cui chiudere, ma che è perfettamente in linea con lo spirito di The Beast. Un’opera che non vuole necessariamente farci sentire meglio, ma darci uno sguardo nuovo su temi attuali e importanti. Potete trovarla adesso nelle nostre sale, distribuita da I Wonder Pictures.

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