Da domani, 5 giugno, si ritorna nella galassia più famosa del cinema, ma in una forma diversa da quella che conosciamo. Su Disney+ debutterà The Acolyte, che ci riporterà nell’universo di Star Wars diversi decenni prima dell’epoca che conosciamo meglio. Una mossa interessante, che può aprire un nuovo ̶F̶i̶l̶o̶n̶i̶ filone da esplorare su piccoli e grandi schermi, dopo averlo già assaggiato in fumetti e libri. Noi abbiamo visto i primi quattro episodi di The Acolyte in anteprima e vogliamo raccontarvi qualcosa (senza spoiler chiaramente) in questa recensione…
La recensione di The Acolyte: di cosa parla la nuova serie di Star Wars?
Come detto, siamo circa un centinaio di anni prima della trilogia originale, negli ultimi anni della cosiddetta Alta Repubblica. Un’epoca in cui l’universo è stato al suo massimo di armonia (pur se non completamente in pace) e dove l’Ordine Jedi era una forza incontrastata, pura e lontana dalle corruzioni. Ma qualche crepa si inizia a vedere, che mette a rischio tutto questo.
Tutto parte da un’indagine. Un rispettato Maestro Jedi ha subito un assalto e la colpevole sembra essere una ex-Padawan, che ha lasciato l’Ordine anni prima, senza completare il suo addestramento. Ma il suo vecchio insegnante non sembra convinto che sia stata davvero lei. Insieme quindi cercheranno di trovare il vero colpevole, aprendo porte su oscuri segreti del passato, ma soprattutto su una ancora più oscura minaccia che sembrava ormai dimenticata…
La serie TV The Acolyte prende il via da uno spunto relativamente classico. Siamo pienamente nell’ambito del thriller, con un giallo da sciogliere, una “detective” improvvisata, coinvolta nella vicenda involontariamente dagli eventi, una minaccia crescente da fermare e segreti di ogni tipo che verranno alla luce. Una formula che già si era intravista in qualche arco narrativo di The Clone Wars, ma che qui prende pienamente il centro della scena.
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È una tattica piuttosto semplice, che aiuta ad avvinghiarci a questo show, dandoci fin da subito un motivo per continuare a vedere dove andrà a parare. Forse però è fin troppo semplice. La soluzione del mistero ci sembra piuttosto evidente già ora, dopo aver visto solo metà dello show e questo è un problema per un thriller. A meno che non ci sia un’altra sorpresa in arrivo…
Questa serie è come i Guardiani della Galassia (ancora più di The Mandalorian)
Dopo la chiusura in calo della trilogia sequel, il franchise di Star Wars ha rischiato di chiudersi di nuovo, ma una mossa coraggiosa gli ha permesso di sopravvivere. The Mandalorian ha infatti aperto la porta del piccolo schermo (almeno in live-action) riuscendo a dare un nuovo sbocco di successo alla saga.
Non era un successo scontato, sulla carta. Star Wars è sempre stata costruita sull’interconnessione: tutti i prodotti erano costruiti su personaggi e ambienti già noti, che fosse il prequel su Darth Vader, la missione per recuperare i piani della Morte Nera o un seguito che vedeva il ritorno di Han, Leia e Luke. The Mandalorian per la prima volta non riportava in scena nessuno di noto.
Fu una mossa simile al primo film dei Guardiani della Galassia (altro successo non scontato): dovevi fidarti e andarlo a vedere perché era un film Marvel, non perché c’erano gli Avengers, o altri volti noti. Lo stesso valeva per The Mandalorian. E lo stesso cerca di fare The Acolyte.
Anzi, qui c’è anche un passo in più. Perché in The Mandalorian eravamo in un’epoca comunque familiare, dove un po’ speravamo che ci fosse qualche apparizione, soprattutto di un personaggio (che infatti poi è arrivato).
In The Acolyte siamo in un passato remoto, dove difficilmente vedremo apparizioni significative. Sì, qualche speranza c’è (e un cameo potremmo averlo già individuato, ma ne parleremo a tempo debito) ma siamo completamente sganciati da tutto ciò che conosciamo. The Acolyte ha tutto da dimostrare, per convincerci a rimanere. E non ci riesce benissimo.
La recensione di The Acolyte: manca la folgorazione, purtroppo
Sottolineiamolo: questa nuova serie TV di Star Wars è un buon prodotto, che è piacevole da guardare e sicuramente completeremo la visione nelle prossime settimane. Ma rispetto a The Mandalorian o più recentemente Ahsoka (per cui però le regole erano molto diverse) la partenza è decisamente meno convincente. Manca quella folgorazione, quel lancio a razzo che lasciava a bocca aperta e ti proiettava subito verso le prossime puntate.
È uno show che se la prende comoda, che usa le prime due puntate per mettere le basi per un’indagine che, come detto, è interessante da seguire ma al momento sembra un po’ troppo prevedibile. Che ci mostra l’Alta Repubblica, ma che forse potrebbe approfondirla ulteriormente. Che regala qualche scena d’azione interessante a base di spade laser, ma nessuna che sia davvero straordinaria (finora).
Tra gli indubbi positivi, mettiamo sicuramente il Maestro Sol, interpretato dal Lee Jung-jae di Squid Game. Una figura che sembra incarnare alla perfezione l’immagine degli Jedi delle leggende, ancora più di quelli che abbiamo incontrato nelle Guerre dei Cloni, con una Repubblica in decadenza. Non vediamo l’ora di scoprire di più sulla sua storia, che offrirà grandi spunti. Ma al di là di questo, The Acolyte resta una buona serie TV che si ferma prima di diventare ottima.
D’altro canto, vale il classico disclaimer che facciamo in questi casi anche quando il parere è positivo: non abbiamo visto ancora tutto. La nostra recensione di The Acolyte (che si attesta su un “bene ma non benissimo”) si basa solo sull’inizio di questo show. Chissà che nella seconda metà non possa sorprenderci e regalare quella folgorazione che aspettiamo.
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