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Star Wars: Gli Ultimi Jedi – dopo 40 anni

Abbiamo  pianto, volato e combattuto. Respirato affannosamente, sognato, abbiamo visto due soli. Eravamo lì, ancora una volta con Luke, siamo stati una feccia ribelle e abbiamo toccato la speranza. Guerre Stellari, dopo 40 anni, è di nuovo al cinema. 

Il cinema, esso si dedica alla ricerca delle emozioni, non della verità. Se vi interessa la verità, l'aula di filosofia del professor Tyre è in fondo al corridoio. Questa recensione parlerà di emozioni, perchè sono quelle che ci hanno fatto amare Guerre Stellari.
È raro che qualcuno apprezzi L'Impero Colpisce Ancora esclusivamente per il livello produttivo o la tecnica modellistica, sono assolutamente mirabili e aiutano ad apprezzare l'opera, ma amiamo quel film perchè? Per le emozioni che esso ci ha saputo dare anche attraverso sfumature come le due citate.
Allora parliamo di emozioni, senza spoiler, non servono.
Gli Ultimi Jedi, inspiegabilmente al plurale, è un patchwork di emozioni. Una trapunta cucita con la stessa stoffa di quella che ci scaldava una volta, magari con nuove trame, magari con nuovi disegni, ma la stoffa è quella e ci scalda con lo stesso ardore.
La pellicola non parla dei protagonisti de "Il Risveglio della Forza", parla di noi, dell'amore che proviamo per Luke, per Leia e Han. Sono questi, da sempre, i nostri protagonisti e continuano a esserlo.
Questa è la storia degli Skywalker quanto nostra e continua a esserlo anche se sembrava essersi allontanata.
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Certo, magari quella scena con il camminatore sarà un po' troppo, forse una battuta vi farà pensare ad altro, ma Star Wars non è mai stato perfezione, ed è questo il punto. Il fallimento, l'errore, è il più grande degli insegnanti. L'imprecisione, quel mostro troppo pupazzoso che ci ha incantato da piccoli, quell'effetto sotto il Landspeeder dato con la vasellina, sono queste cose che fanno di una storia un Guerre Stellari.
Allora perchè ora non riusciamo ad abbandonarci alle emozioni? Additiamo con forza scene specifiche "poco credibili" quando Luke, nell'impero colpisce ancora, su Bespin cadendo finisce proprio risucchiato in un cunicolo, ad esempio.
Questo è Guerre Stellari, non è quello che ricordate, è quello che sentite. Provare un'emozione, potente, forte e impalpabile ci fa credere che la sua fonte, soprattutto se persa nel tempo, sia perfetta. Non è così, amare qualcosa significa accettare anche i suoi difetti, apprezzarli, non ignorarli.
Star Wars The Last Jedi fa questo, con tutta la sua Forza, vuole far provare emozioni, scavare in noi per essere visto con gli stessi occhi che hanno visto decenni fa i suoi predecessori. Non è un remake introduttivo, vediamo una storia nuova, potente come un colpo di lancia, non precisa forse, ma distruttiva. Che sa dove colpire nel momento nel quale viene scagliata.
È difficile, è complicato, ma possiamo farcela. Perchè Star Wars è sempre lo stesso, siamo noi ad essere cambiati. Come un ragazzo che riprende in mano le sue vecchie action Figures con l'inchiostro dei capelli consumato perchè per ore giocava con esse, quasi irriconoscibili, protagoniste di epiche vicende spaziali.
Quel ragazzo le riprende in mano e ricorda, ricorda quei sentimenti provati, poi le appoggia davanti a sè e aspetta, attende che esse facciano di nuovo la magia.
No.
Quello che ci siamo dimenticati è che la magia arrivava da entrambi le parti, spettatore non significa vittima.
Star Wars The Last Jedi è la scintilla che appiccherà il fuoco delle nostre emozioni se solo gli daremo questa possibilità, allora ritroverete quella magia che disperatamente cercate, ma che forse è proprio davanti a voi, vi basta afferrarla.
Andate al cinema, chiudetevi in sala per le oltre due ore e lasciatevi andare.
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