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Emily in Paris 2 tra Champagne, corsi di francese e dramma | Recensione

La seconda stagione di Emily in Paris è arrivata sulla piattaforma streaming di Netflix con tutta la sua eleganza - e i suoi drammi

Emily in Paris è tornata su Netflix con la stagione numero 2 e noi siamo pronti a dirvi cosa ne pensiamo con questa recensione. Sarà riuscita Emily Cooper a farci sognare oppure sarà il caso di lanciarci nella Senna?

Prendete il vostro biglietto di sola andata per Parigi e scopritelo insieme a noi. Se non avete visto la prima stagione, questo articolo potrebbe contenere degli spoiler.

La recensione di Emily in Paris 2: il punto della situazione

Avevamo lasciato Emily in una situazione interessante che, però, è diventata improvvisamente scomoda. Convinta che sarebbe partito il giorno seguente, senza più vederlo, Emily si abbandona ad una notte di passione insieme al bel cuoco francese Gabriel, l’ex della sua cara amica Camille.

Tuttavia la vita ci riserva tante belle – o brutte sorprese. Il giorno successivo, infatti, Emily scopre che Gabriel non deve più partire. La prima stagione termina con quel terrificante e strano messaggio di Camille: anche lei ha saputo che Gabriel sarebbe rimasto a Parigi e vuole parlare con Emily.

Quel messaggio è il modo in cui inizia anche la nostra seconda stagione.

Con Gabriel a Parigi, pronto a realizzare il suo sogno, Emily dovrà fare i conti con Camille, ancora ignara della loro notte di passione. Come potete immaginare, non mancheranno nemmeno problemi sul fronte lavorativo e linguistico.

Un’identità linguistica più viva e personaggi nuovi

Partiamo dagli elementi che abbiamo apprezzato di questa nuova stagione di Emily in Paris. Rispetto alla prima stagione, finalmente i personaggi parlano più francese. Se avete modo di guardare la serie TV di Netflix in lingua originale, vi renderete conto che questa nuova stagione è caratterizzata da più switch linguistici: abbiamo l’inglese, lingua che permette ad Emily di non fare figuracce, un po’ di francese ma anche un pizzico di italiano e cinese (se ricordate, la nostra Mindy, migliore amica di Emily, è di Shanghai).

Abbiamo apprezzato questa nuova aggiunta, in particolare la decisione di Emily di impegnarsi di più con il suo corso di francese, lingua che ad un certo punto mette a repentaglio la sua carriera – e anche dignità, ecco. Fin dall’inizio ci siamo infatti chiesti per quale motivo tutti i francesi debbano parlare in inglese solo per lei.

In quanto “ospite”, in un certo senso, Emily dovrebbe impegnarsi di più con la lingua o almeno far vedere che ci sta provando. Il corso di francese a cui parteciperà la nostra protagonista risulterà anche un luogo di svolta, di cambiamenti.

No, purtroppo non stiamo parlando di cambiamenti linguistici – il francese di Emily è, infatti, sempre più arrugginito. Parliamo di altri cambiamenti – avete capito, giusto? Qui Emily avrà la fortuna di incontrare Alfie, un bancario inglese finito a Parigi per lavoro e costretto dalla sua azienda a seguire il corso di francese.

All’inizio il rapporto tra i due sarà abbastanza complicato ma, con il tempo – e qualche bicchiere di birra di troppo – impareranno ad apprezzarsi l’un l’altra. Ciò che abbiamo apprezzato di questo nuovo personaggio è la sua personalità: probabilmente anche voi, all’inizio, lo avreste preso a pizze in faccia.

In seguito però ci viene spiegato il motivo per cui Alfie è così schivo, solitario e anche fin troppo razionale. È il classico “mai giudicare un libro dalla copertina” (copertina molto affascinante, ci teniamo a dire) che fortunatamente, con il tempo, ci offre delle spiegazioni più profonde e realistiche.

Dramma e confusione forzati

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Di realistico però ci sono poche cose in questa nuova stagione. Lo abbiamo già detto lo scorso anno con la prima stagione: Emily in Paris è un prodotto semplice, il cui scopo è quello di intrattenere lo spettatore senza offrire troppo. La trama è classica e semplice da seguire, così tanto che nel mentre potreste fare mille cose e riuscireste comunque a tenere il passo.

Per questo motivo c’è bisogno di aggiungere confusione e dramma, tanto per rendere le cose più interessanti ed intriganti. A noi non dispiacciono ma in questa occasione sono stati fin troppo forzati ed esagerati. In particolare ci riferiamo al rapporto che si instaura tra Emily e Gabriel e tutto il dramma che concerne il rapporto tra Emily, Camille e Gabriel.

Abbiamo apprezzato Gabriel nella prima stagione ma in questo nuovo capitolo ci è risultato piatto, incomprensibile e senza un obiettivo preciso. In più occasioni ha espresso i suoi sentimenti per Emily ma non ha mai fatto nulla di concreto per poter raggiungere lo step successivo nel suo rapporto con la sfavillante americana (non che si sia impegnata anche lei, eh, sia chiaro). In un certo senso ci è sembrato ancora succube di Camille, la quale è improvvisamente diventata subdola ed infantile.

Comprendiamo il cuore spezzato e anche la delusione nel venire a conoscenza della verità ma anziché comportarsi come un’adulta ed affrontare la situazione con Emily e Gabriel, ha preferito agire come una bambina.

Emily beh, che dire? Diciamo che ha fatto un po’ la parte da pesce lesso‘. È chiaro che il suo cuore sia diviso tra Gabriel e Camille, tra il ragazzo per cui dice di provare qualcosa e l’amica francese che la accolta a braccia aperte nella città, nella sua vita e nella sua famiglia.

Tuttavia Emily e la confusione sono migliori amiche. Prima dice una cosa ma poi ne fa un’altra. Percorre una strada ma, allo stesso tempo, perde tempo a pensare alla strada che avrebbe potuto percorrere. Insomma, più confusa di Emily ci siamo solo noi, che non riusciamo a starle dietro. Emily è quel tipo di persona che riesce a crearsi da sola mille problemi, lamentandosi poi della loro presenza.

Agisce solo quando non deve, ha questa strana mania di voler sistemare tutto (ce lo conferma anche Sylvie) ma non si impegna quasi mai a sistemare se stessa, i suoi problemi.

Forse è chiaro che siamo team Alfie ma, insomma, come si può dire di no a quel faccino e quell’incredibile accento british? Scherzi a parte, ci dispiace che il ruolo di Alfie ricopra quello della ruota di scorta. Siamo convinti che un personaggio simile avrebbe potuto offrire molto di più e sarebbe anche stato in grado di rendere Emily felice – ma a lei piace il dramma, la confusione e non apprezza la stabilità mentale.

Abbiamo invece apprezzato la crescita dei personaggi secondari che fanno da sfondo ma che, in realtà, rubano più volte la scena alla nostra protagonista pasticciona. Abbiamo avuto l’opportunità di scavare un po’ di più nella vita passata di Sylvie, sempre elegante e chic, e abbiamo avuto modo di conoscere meglio l’eccentrico Julien e lo stravagante Luc.

La stagione 2 di Emily in Paris – come concludere la recensione?

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Sullo sfondo di una Parigi elegante, che mette in evidenza una fotografia nettamente superiore alla prima stagione, gli stravaganti vestiti di Emily in Paris 2 non riescono a convincerci. Diciamo che è complicato come discorso: abbiamo trovato questa stagione più interessante rispetto alla prima (il che è tutto dire). Tuttavia non riusciamo a mandare giù alcune scelte fin troppo forzate ed esagerate.

Lo abbiamo già detto più volte in questa recensione, Emily in Paris 2 vuole intrattenere e far sognare con tutti quei party eleganti e vestiti alla moda, conditi da champagne e vacanze a Saint-Tropez. A volte però è troppo. Anche i vestiti, spesso, risultano davvero troppo.

Non abbiamo riscontrato un minimo di crescita personale nel personaggio di Emily, sfortunatamente è rimasta la stessa della prima stagione: senza infamia e senza gloria. Un’eccentrica ragazza americana catapultata a Parigi, una città con una cultura e lingua completamente differenti dalle sue che non si preoccupa minimamente di rispettare.

Abbiamo invece apprezzato l’identità linguistica leggermente più presente e viva rispetto alla prima stagione e la presenza di alcuni personaggi, che hanno dimostrato di essere cresciuti e maturati – almeno un po’ dai, di certo più di Emily.

La trama è semplice, niente di troppo complicato: insomma, anche con un occhio chiuso riuscirete a seguire tutto. Emily in Paris è quel tipo di serie TV che potete guardare se non avete niente di meglio da fare, che potete finire in un pomeriggio e di cui, il giorno dopo, avrete già dimenticato la maggior parte degli avvenimenti. Il finale di stagione ci fa intendere che, probabilmente, una terza stagione potrebbe essere dietro l’angolo.

Ci auguriamo che sia l’ultima e che, almeno questa, possa finire con il botto: con una Emily più matura, decisa e tenace. Chi lo sa, per ora potete guardare le prime due stagioni di Emily in Paris sulla piattaforma streaming di Netflix.

E voi, cari lettori, chi sceglierete: il dolce chef francese Gabriel, l’affascinante bancario inglese Alfie oppure una bella bottiglia di champagne?

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Veronica Ronnie Lorenzini

Videogiochi, serie tv ad ogni ora del giorno, film e una tazza di thé caldo: ripetere, se necessario.

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