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Di quando il sesto dottore salì sull’Enterprise

“Sono stato in un sacco di posti nel mondo senza mai vederli” è probabilmente qualcosa in cui gli attori che girano da una convention all’altra si riconoscono fin troppo bene. Ma è anche una frase che potrebbe adattarsi molto al Dottore, in particolare al sesto Dottore a cui prestava il volto Colin Baker, che così ci accoglie e ci saluta alla Starcon, sempre con uno sguardo furbo e un sorriso amichevole.
FL: Cosa ci puoi raccontare della tua esperienza come sesta incarnazione del Dottore? In quel momento la serie stava attraversando un momento parecchio tumultuoso, [con la BBC che voleva cancellarla, interrompendola e accettando di riprendere solo a patto che l’attore fosse un altro] com'è stato per te essere il Dottore?
CB: Al tempo non avevo idea che fosse un momento tumultuoso perché non sapevo quello che stava succedendo dietro le quinte.
Lo show non era particolarmente apprezzato tra le fila dirigenziali della BBC, volevano chiuderlo,ma per quanto mi riguardava sono stati tre anni meravigliosi. Cercavano di sabotarlo in tutti i modi, facendo pasticci con la programmazione televisiva: continuavano a mandarlo in onda in orari sempre diversi. Ma in termini lavorativi ho amato ogni giorno di lavoro su quel set. Gli altri attori, i registi, i produttori erano bravi, era la BBC che non voleva più Doctor Who e dopo qualche anno sono riusciti a cancellarlo.
FL: Era forse un po’ troppo in anticipo coi tempi?
CB: Beh ormai andava avanti da vent’anni…no…credo che sia successa un’altra cosa.
Ci sono grandi istituzioni, come la BBC, che amano essere riconosciute per fare sempre cose nuove, e questa era una cosa vecchia; i produttori non volevano che continuasse perché veniva dall’idea di altri, loro avevano le loro grandi idee che volevano sviluppare. Quindi non c’era nessuno a difendere il programma e la BBC non aveva una mentalità molto commerciale ai tempi: lo show ha sempre generato più guadagni di quanto costasse produrlo, era una grande fonte di entrate finanziarie, eppure… A loro non interessava il successo commerciale della serie, gli introiti che generava lo show non venivano reinvestiti nel programma, la BBC semplicemente li teneva in banca.
Oggi il dipartimento commerciale è molto forte, il merchandising è esagerato mentre negli anni ’80 praticamente non ce n’era. È estrememamente redditizio e inoltre possono pagare tantissimo gli attori. Un po’ come i calciatori che 40 anni non fa non venivano pagati più di tanto, oggi invece è molto diverso. 
FL: Com’è stato per te riprendere i panni del dottore, in particolare in quel delizioso speciale per i 50 anni di Doctor Who, The Five(ish) Doctors Reboot?
CB: Beh in quello la BBC non c’entra nulla, abbiamo deciso di farlo per ringraziare i fan ed è stato davvero divertente. L’abbiamo fatto senza guadagnarci nulla, l’abbiamo fatto per amore e il risultato finale è stato accolto bene, alla gente è paiciuto e sono stati così gentili da dire che a loro è piaciuto anche di più del vero speciale dei 50 anni, ma non posso fare commenti in merito [sorride ammiccando].
FL: Nella tua carriera hai lavorato agli audiobooks e hai lavorato a teatro e per la televisione. Hai notato delle differenze in tutti questi ambiti? Ci sono delle differenze tecniche per te per entrare nella parte?
CB: No, sono un attore! È come guidare, quando impari all’inizio è difficile ma poi ti viene automatico e ti adatti a guidare in qualunque situazione, è la stessa cosa.
FL: Hai sempre saputo di voler fare l’attore?
CB: Ah sì, l’ho sempre saputo, ma mio padre voleva che facessi l’avvocato, così ho studiato legge per 5 anni, poi ho lavorato in uno studio di sollicitors, ma non mi piaceva per niente.
Poi a 50 anni mio padre ha avuto un infarto e mi sono chiesto: è questa la vita? E così ho deciso che avrei fatto quello che volevo; a quel punto avevo già fatto un sacco di esperienza in teatro nel tempo libero. E ho cercato di farlo per professione e sono stato fortunato, ha funzionato.
FL: Esiste qualche ruolo a cui ripensando un po’ rabbrividisci e ti chiedi perché l’hai fatto o hai amato tutto quello su cui hai lavorato?
CB: Diciamo nessuno dei due! Non detesto nessuno dei miei ruoli ma nemmeno mi congratulo con me stesso. Cerco di non guardarmi indietro. Sono consapevole che ci sono dei lavori che ho fatto per cui mi chiedo “perché?” ma non rabbrividisco al ricordo, certo magari non erano particolarmente soddisfacenti sia dal punto di vista finanziario sia da quello artistico.
Ma non ho rimpianti, dicendolo con le parole di Edith Piaff “Je ne regrette rien!”.
Non sono nemmeno incredibilmente orgoglioso, so di aver fatto del mio meglio e il pubblico sembra aver apprezzato.

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FL: Hai anche partecipato a Star Trek Continues [una fan webseries dedicata a Star Trek], com’è stato?
CB: Vic Mignona, un attore che lavora molto nel doppiaggio, oltre ad essere un grande fan di Star Trek, ha costruito un grosso set di ST nella Carolina del Sud e ha girato 3 o 4 episodi come proseguimento della serie classica. Il viaggio dell’Enterprise originale non è mai stato completato quindi ha scritto delle nuove sceneggiature e ha concluso la serie. Recita la parte del capitano Kirk, molto bene tra l’altro.
Sono incredibili, il set è una copia perfetta degli originali, con gli stessi materiali, stessi sedili, stesse stoffe per i costumi. Ha studiato i disegni originali, ha parlato con i designer e pare che camminare su quel set sia esattamente come trovarsi su quello della serie originale.
Sono stato felice di partecipare e sono stati molto accoglienti. Il budget era molto basso perché non possono guadagnarci perché altrimenti sarebbero guai con i proprietari dei diritti, la CBS.
Gli hanno permesso di farlo, solo perché è veramente fantastico e rende onore alla serie. La mia parte era quella del capo di un pianeta ed è stato divertentissimo. Non posso dire di esserne insuperabilmente orgoglioso perché sono stato migliore in altri momenti, ma è stato sicuramente bellissimo.
FL: È stato facile coinvolgerti o eri un po’ scettico prima di accettare?
CB: No no, è stato facile, mi è piaciuto subito Vic. Siamo stati seduti uno accanto all’altro per tre giorni a una convention negli Stati Uniti e ci siamo divertiti parecchio. Così per darmi modo di prendere parte al progetto, ha organizzato una convention vicino al set apposta per me nel weekend precedente.

FL: Ultima, classica, domanda: se avessi un superpotere quale sarebbe?

CB: Hmm… Vorrei poter decidere di avere ogni superpotere alla volta secondo il mio bisogno.
Così potrei scegliere l’invisibilità un giorno, e poi diventare irresistibile così che qualsiasi donna mi veda cada ai miei piedi innamorata, certo il giorno dopo sarei molto stanco, quindi penso opterei  per il volo.
E l’intervista si chiude con una fragorosa risata. L’incontro con i fan vola in un lampo tra aneddoti e curiosità. L’interpretazione del Dottore di Colin Baker è stata sicuramente controversa e di molto fuori dagli schemi rispetto alle precedenti, lasciando il segno. Ci scherza molto su, come quando parla del costume del dottore, variopinto e da pugno in un occhio “l’unica cosa positiva di quel vestito per me era che standoci dentro non ero costretto a guardarlo a lungo! Avevo un’idea molto diversa per il mio abito, ma è stata bocciata. Immaginatevi la mia faccia quando l’ho vista addosso a Christopher Eccleston!”.

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Francesca Giulia La Rosa

Trekker, whovian. Non amo le etichette (a parte queste?). Traduttrice, editor a caccia di errori come punti neri nel tessuto della realtà. Essere me è un’esperienza profondamente imbarazzante.

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