Fare l'ultimo Discorso dal Pulpito dell'anno porta ad una serie di opzioni.
Per esempio potrei scrivere perché il Rinoceronte è testardo a tirare frecciate a Nolan e perché invece il caro regista inglese va difeso con orgoglio snobbone.
O parlare di Natale e fede e perché cerco di rifugiarmi da discorsi troppo demagogici in questo periodo. O discorsi a latere de Lo Hobbit. O vomitare righe acide sull'uso dell'italiano su Internet.
Ma alla fine ho scelto altro.
Il Pulpito natalizio parla di buoni sentimenti e di come stare nella realtà sia più bello che prendere un biglietto di sola andata per Terre di Mezzo e neverwheres esistenti. E fiction tipicamente Nerd ce lo può ricordare.
Posso rubare l'idea al caro Gabriele e lanciare una colonna sonora: 'My Favourite Things' di Hammerstein e Rodgers, che magari qualcuno ricorderà sulla voce di Julie Andrews in Tutti insieme appassionatamente, qualcun altro scandita dal sax di John Coltrane, qualcuno in Sakamichi no Apollon… e qualcuno non ricorderà (fa nulla, si può sempre recuperare.)
Proviamo un attimo…
Raindrops on roses and whiskers on kittens
bright copper kettles and warm woolen mittens
brown paper packages tied up with strings
these are a few of my favourite things…
Cose piccole. Rimpiango di avere uno scarso senso dell'abilità manuale – e c'entra con questo, col potere guardare piuttosto che creare. Una cosa cresciuta con la mia esperienza scout, con l'attenzione al parlare ma prima di tutto fare, fare qualcosa di materiale. Il fatto è che stare attento alle cose piccole, a dettagli insignificanti, al girare per una città con l'intenzione di perdere la strada, anche al coltivare la tanto sospettata estetica da Instagram… è bello. Ti aiuta a colorare la realtà di tutti giorni e trovare un ulteriore motivo per appassionarti ad essa. Ti dà un filtro che, invece che farti fuggire del mondo. Ti dà piccoli insegnamenti sull'importanza della prospettiva con cui guardi le cose.
Mi vengono in mente molte serie anime in questo senso.
Sono un appassionato del cosiddetto slice of life in salsa giapponese. Aria, Yotsuba&, Sketchbook Full Color's, Azumanga Daioh, Hyuoka, Usagi Drop. A mia opinione anche Honey and Clover: e così via.
Serie in cui 'succede poco' a livello di plot. Vita quotidiana, che sia di un gruppo di scolare, di ragazze su una Marte terraformata fino a diventare un'enorme Venezia, di un trentenne con bambina a carico, di un quintetto di studenti d'arte. Sicuramente il mondo non è in pericolo, se ci sono sentimenti sono spesso trattati in maniera calma, sottile più che melodrammatica (e i personaggi spesso sono fin troppo timidi per fare scenate.)
E in generale, appunto, succede poco.
In Yotsuba (ancora solo manga, purtroppo) non c'è altro che una bambina (disegnata anche in modo molto stilizzato) che gira per il vicinato, incontra altre persone, litiga con i colleghi del padre (dicendogli 'cacca'), incontra ragazze travestite da robot fatti di cartone, va in spiaggia e così via. In Hyouka un ragazzo scazzato (non perché ha avuto i traumi – semplicemente è il suo carattere) viene coinvolto in un gruppo di amici che investiga i piccoli misteri della quotidiana vita scolastica. Per esempio cercando di risolvere il film giallo incompiuto di un'altra classe. Nessuna vita in ballo, nessun potere, e se anche ci sono creature c'è sicuramente più feeling da Studio Ghibli che non da epica e il loro ruolo è di animali domestici più che mostri.
Cosa c'è di così speciale allora?
E' lo sguardo che viene dato al mondo.
E' quello delle ragazze di Aria che trovano tesori ovunque. Delle cose interessanti che si possono trovare ogni giorno: i panorami, gli oggetti, piccole domande a cui trovare curiosamente risposta. La vita quotidiana di Daikichi, trentenne single, e della bambina che ha preso con sé decidendo di cambiare la propria vita. Ma in Usagi Drop non ci sono conflitti drammatici: ci sono più problemi come il dovere cambiare il proprio orario di lavoro per andare a prendere Rin quando finisce l'asilo.
Certo, non è uno sguardo realista alle cose. Non è 'la nuda, cruda realtà senza filtro'. Il filtro conta tantissimo. E per quanto si potrebbero aprire parentesi epistemologiche, discorsoni sul concetto di realtà, la percezione bla bla bla che non saprei comunque impostare in maniera rigorosa, voglio fare un discorso molto più terra terra.
Si tratta dell'importanza che diamo alla vita di tutti i giorni; anche quando prendiamo il tempo libero e possiamo passarlo interamente ad evadere, trovo fondamentale restare coi piedi per terra. Non sempre, non come ossessione – semplicemente ricordarcene. Non nel senso di annoiati robot dediti alla routine, ma giusto un poco affezionati, innamorati del mondo che circonda. Magari basta cambiare per un attimo le lenti da cui lo vediamo.
Non per ingannarci, ma per dare colore a cose che ci potrebbero sfuggire agli occhi. Quelle piccole favourite things.
"Ci sono più cose in cielo e in terra che non nella tua filosofia", diceva Amleto all'amico Orazio. Mi si permetta di fare la solita citazione classica: in fondo questo è uno dei miei modi per tenerlo in pratica.
Da Nerd che non smette di riconoscersi come tale, e di perdersi nelle creazioni della testa, dell'immaginazione, credo che la fantasia sia preziosissima ma la realtà ancora di più. Il Pulpito nasce anche per questo, per augurarmi che il nostro modo di fare non ci faccia mai fuggire dal mondo. Certo, ci sono anche altri modi come appassionarsi alla scienza, alla politica, all'attualità… questo è giusto uno fra tanti. Ma uno che non perde mai il valore della fantasia.
E usare la fantasia per appassionarsi alle cose vere è un piccolo matrimonio. E' un valore prezioso da allenare.
Buon Natale e buon anno.
(rumori di campanellini, il sipario cala sul Pulpito)