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Oscar 2018 al miglior lungometraggio animato. Polemiche ed esclusioni

La notte degli Oscar è ormai vicina e come ogni concorso che si rispetti le nomination alle diverse  categorie hanno generato vivaci discussioni sui film esclusi, o quelli candidati, al premio più ambito in ambito cinematografico. 
Fra le varie sezioni quella legata al Miglior film di animazione, introdotta solamente a partire dal 2002, ha portato con se ben più di qualche dubbio dovuto alla candidatura di alcune pellicole, mentre altri film che avrebbero meritato la possibilità di partecipare al concorso sono stati  estromessi dalla competizione.
Prima di gridare allo scandalo, o di inneggiare al complotto statunitense contro le produzioni straniere, è doveroso fare un passo indietro e conoscere le modalità con cui le pellicole vengono selezionate nella categoria di Miglior film di animazione. 
Il premio nasce nel 2002 dopo che DreamWorks e Pixar, non ancora entrata a far parte della famiglia Disney, si fecero notare per interessanti lavori che sarebbero state in grado di minare il monopolio disneyano di genere. 
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Sin dall'istituzione della categoria i film in concorso furono scelti dagli addetti ai lavori appartenenti all’Academy of Motion Picture Arts and Science, così come normalmente accade per ogni altra sezione, garantendo conoscenza del settore e preparazione specializzata, elementi fondamentali per poter selezionare le migliori pellicole animate. 
Basti pensare a lungometraggi come Persepolis, The secret of Kells o La città incantata di Hayao Miyazaki che nel 2003 vinse l’Oscar sbaragliando la concorrenza dei più quotati concorrenti americani.
La semplice candidatura ha permesso a queste pellicole di farsi conoscere al grande pubblico, ottenendo un prestigio e un richiamo mediatico impensabile senza la partecipazione agli Oscar. Tutto questo è stato possibile fino al 2017, perché già da quest’anno le regole del gioco sono state modificate.
A partire dall’edizione 2018 i candidati alla categoria Miglior film di animazione non vengono più selezionati esclusivamente da addetti ai lavori, dal momento che da quest’anno ogni membro dell’Academy può indicare un titolo da candidare alla vittoria dell’ambita statuetta. 
Una decisione che nei prossimi anni rischia di vedere estromessi dal concorso molte produzioni minori, o lontane dagli standard americani, proprio perché lungometraggi europei o giapponesi non sono in grado di ottenere negli Stati Uniti lo stesso successo ottenuto in patria. 
È ancora presto per disperare ma questa decisione potrà sicuramente portare dei cambiamenti nella cinquina che concorrerà ai prossimi Premi Oscar.
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Per quanto riguarda la novantesima edizione degli Oscar, sebbene sia molto papabile la vittoria di Coco, concorrono ai Premi produzioni multinazionali di notevole interesse come The Breadwinner o Loving Vincent, primo film interamente dipinto su tela, pellicole che potrebbero impensierire l’ultima fatica di casa Pixar. Ad esse si aggiungono Ferdinand e Baby Boss, film la cui nomination ha generato molto stupore e discussione, sopratutto pensando agli esclusi dalla cinquina finale.
Fra di essi spiccano un terzetto di pellicole nipponiche come A Silent Voice, toccante storia che tratta di temi quanto mai attuali come bullismo e disabilità, la ricostruzione della vita negli anni precedenti e durante la Seconda Guerra Mondiale di In questo angolo di Mondo o ancora Mary e il fiore della strega, lungometraggio diretto dal regista di scuola Ghibli Yonebayashi Hiromasa.
Sebbene ognuno di questi titoli sia meritevole di gareggiare per la vittoria dell’Oscar, così come anche l’italianissimo Gatta Cenerentola, acclamato dalla critica alla passata Mostra del Cinema di Venezia, la loro assenza va ricercata nella scarsa diffusione che queste pellicole hanno su suolo americano, che per alcuni è stata causa di esclusione anche tecnica, per ragioni di regolamento.
Sia che le nomination vengano fatte da addetti ai lavori, sia come ora che quest’ultime sono ad appannaggio di chiunque all’interno dell’Academy, la scelta o l’impossibilità di investire in promozione  e distribuzione negli Stati Uniti complica il lavoro dei giurati, oltre alla possibilità stessa dei film di partecipare a una competizione così prestigiosa. 
1519939206 Loving Vincent
A pochi giorni alla Notte degli Oscar la categoria di Miglior film di animazione potrebbe riservarci ancora qualche piccola e inaspettata sorpresa, in una selezione da monitorare nei prossimi anni per verificare se, e come, il cambiamento al regolamento possa portare a un drastico cambio di rotta nelle scelte dell'Academy.
L’augurio per tutti noi è di goderci il magnifico spettacolo e scoprire quale sarà la miglior pellicola animata, pensando al contempo a tutti i film esclusi non per demeriti propri ma per una ristretta visione d’insieme. 

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Mattia De Poi

Anche conosciuto come Il Nini, Mattia è il lato gioioso di Orgoglio Nerd. Biondo e curioso, è appassionato di ogni genere fumettistico, Gunpla e avventure. Portatelo in viaggio, all'organizzazione ci penserà lui.

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Commenti

  1. che sciocchezze!!!Hayao Miyazaki si è sempre considerato pacifista!certe testate(non voi)cercano sempre il titolo sensazionalistico senza manco sapere di cosa parlano!!!

  2. Pensare che invece era nata anche la fazione opposta che lo accusava di “antinazionalismo Nipponico” valli a capire, tutto si può pensare tranne che Miyazaki sia a favore di una qualsiasi guerra; lungometraggi come: Nausicaa, Princess Mononoke, Una tomba per le Lucciole , penso che identifichino bene il suo pensiero.

  3. Lo dico: VAFFANCULO a chi èensa ‘ste cazzate, mi dispiace, ma non le reggo queste cose, guardatevi che capolavori ha fatto prima di giudicare! °A°

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