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Sentinelle in Piedi: non è solo un’opinione

Qui su Orgoglio Nerd, non parliamo di politica, e infatti non è di questo che vogliamo  discorrere nell'articolo che state per leggere, ma di persone e intelligenza. Negli ultimi tempi abbiamo visto le piazze delle nostre città occupate da individui silenziosi, fermi in piedi con un libro nella mano e un cerino di fronte, le famigerate Sentinelle in Piedi. Se n’è parlato parecchio qualche mese fa: quando fra l’altro abbiamo intervistato il “Nazista dell’Illinois”, ma in alcune città d’Italia queste persone continuano a infangare la bellezza dei centri storici con le loro manifestazioni di inciviltà e, per fortuna, continua ad esserci chi si oppone. Proprio di questo vogliamo parlarvi non di che cosa è il movimento e di cosa tratta, lo abbiamo già fatto ampiamente, parleremo di quelle persone che sabato scorso, in una cittadina dell’Emilia-Romagna nota (a pochi) come Forlì, hanno fatto sentire il loro disdegno. Non per presa di posizione politica, non per appartenenza ad un movimento, ma perché tengono all'uguaglianza fra tutti gli esseri umani che le Sentinelle, nascondendosi dietro alla facciata della “libertà di espressione”, vogliono negare. Per questo noi di Orgoglio Nerd c’eravamo, per amore della libertà, per amore delle persone indipendentemente da razza, sesso, orientamento sessuale o casata di Hogwarts e qualsiasi altro fattore potenzialmente discriminatorio.
Erano tante le sentinelle che sabato scorso hanno inondato la piazza di Forlì. Non importa che voi non sappiate nemmeno dove si trova questa città, fingete per un attimo di esserci nati, di conoscerne pregi e difetti, di passeggiare per le vie del centro storico affollate di mercatini e persone indaffarate nelle compere natalizie. Erano tante le Sentinelle, tutti in fila coi loro cerini e i loro libri, immaginate di vederli. Le letture più disparate, da “Come Essere Genitori” al Vangelo, c’era persino chi leggeva “Il Signore degli Anelli” (abbiamo rischiato lo svenimento alla vista di ciò). Lì tutti in fila a testa bassa, non è di loro che vogliamo raccontarvi però, i media li hanno più che abbondantemente descritti. Vogliamo descrivervi ciò che stava loro davanti, e che i giornali hanno rappresentato poco e male. Immaginate una massa umana, ragazzi e ragazze, giovani e meno giovani, con vestiti colorati e un palloncino in mano. Le Sentinelle erano tante, sì, ma gli altri erano di più. Persone coraggiose che nonostante il freddo sono scese nella piazza della loro città di sabato pomeriggio perché hanno sentito il bisogno di ricordare a tutti che i forlivesi potevano essere meglio di così, che loro non ci stavano, non erano d’accordo, tenendosi per mano, ridendo, cantando. 
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Non dovete immaginarvi degli attivisti come siamo abituati a pensarli, persone dedite alla loro causa tutti i giorni, che si battono costantemente per ciò in cui credono. Molti dei ragazzi che hanno affollato quel centro storico erano ragazzi qualunque, studenti dei Licei che le manifestazioni le hanno viste solo in TV, persone abituate a mostrare il loro dissenso dal divano di casa propria. E non lo diciamo con disprezzo, ma per sottolineare ancora di più il coraggio che hanno avuto. Persino queste persone hanno voluto esserci assieme agli altri attivisti, per dare nell'occhio, per spiccare su quegli individui dall'aspetto mesto e le idee retrograde, per fare numero. E numero lo hanno fatto, eccome. Non solo erano di più, ma erano più giovani. Ci ha aperto il cuore constatare che il futuro dell'Italia, probabilisticamente parlando, era di qua coi palloncini a tenersi per mano, e non di là coi cerini ai piedi. 
Altrettanto toccante è stata la voglia di molti di questi ragazzi di rimanere, dopo il flash-mob, a parlare con alcune sentinelle che hanno a loro volta avuto il coraggio di restare. Chissà quanti anni erano passati dall'ultima volta che la piazza di Forlì aveva visto uno scambio di idee così civile, fra persone con visioni così diverse, e così giovani per giunta. Gruppetti di una dozzina di ragazzi in cerchio assieme ad una sentinella, che alzavano la mano per parlare a turni e non interrompersi a vicenda, spaziando fra temi come i diritti, il rispetto, il concetto di famiglia, il concetto di natura, la società moderna. 
Probabilmente non metterete mai piede in questa città, ma non importa, perché una storia non ha bisogno di essere ambientata in un luogo noto per trasmettere un messaggio, e speriamo di averlo trasmesso.
Rimane solo da comprendere che non si tratta solo di un'opinione, in quanto tale presa di posizione offende e discrimina qualcuno che dovrebbe avere gli stessi diritti di chiunque altro.
Non ci si può nascondere dietro alla frase “è solo un'opinione”. No, è ignoranza. E non ignoranza passiva (che si può curare con un po' di cultura) ma ignoranza lesiva, che diventa discriminazione e pregiudizio.

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Giada Rossi

Laureata in Astronomia, aspirante Astrofisica. Curiosa di natura. Scrivo soprattutto di scienza, ma preferisco parlare di cani buffi.

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Commenti

  1. Credo che ci sia una frase che riassuma tutte queste vicende alla perfezione: I respect your opinion as long as it doesn’t disrespect anyone’s existence (or rights).

  2. Siamo 6 miliardi (presto 7): pensa a qualcosa, a qualsiasi cosa (un’idea, un concetto anche basilare come “tutti i viventi desiderano vivere”) e troverai per i grandi numeri una folta schiera di persone che dissentono. La varietà fa parte della Natura (con la N maiuscola, quindi dell’Universo, di tutto ciò che esiste). Ora, se dissenso deve esistere (ed esisterà sempre su tutto), quello civile, come quello descritto in questo articolo, è, tra tutti, il migliore possibile.
    Personalmente sono neutrale sull’argomento, non sono contro né a favore i diritti a cui ci si riferisce nell’articolo, che gli interessati e le interessate, i loro oppositori, i loro promotori, i politici e l’opinione pubblica facciano ciò che preferiscono, sarà una naturale evoluzione, questa volta sociale, a prendere campo con le stesse regole di quella naturale. E non sarà né giusta né sbagliata ma solo necessaria e conforme alle condizioni ambientali correnti.
    Con questo voglio dire: alcune persone sono contro i diritti degli omosessuali e desiderano manifestarlo? Che lo facciano civilmente e senza ledere le libertà personali altrui: l’alternativa è aprire loro i cervelli e riprogrammarli cosa che evoca scenari di “male assoluto” non dissimile da quelli che si evocano a piacere per difendere la causa.
    Qualcuno è contro il diritto di questi manifestanti di manifestare? Che manifesti allora sempre nel rispetto della libertà di chiunque. Quello che nasce non è pregiudizio ma al contrario è uno scambio, una NORMALIZZAZIONE delle idee. Reprimere, nascondere, plaudire per timore di apparire politicamente scorretto fa marcire il sistema interno di moralità delle persone.
    Portare in piazza il proprio credo -anche se misurabilmente sbagliato (cosa che non è mai)- in modo rispettoso dei diritti altrui può essere solo positivo perché promuove lo scambio di idee e non la loro ristagnazione.
    Non si cura la società negando la parola a chi non la pensa allo stesso modo o a chi la pensa in modo “oggettivamente”(?) sbagliato poichè in quel caso saranno quelle persone a sentirsi discriminate ed alimenteranno nelle loro famiglie e nel loro ambiente il risentimento.
    L’ignoranza non si cura delegittimando il pensiero che essa genera, bensì offrendo l’esempio di tolleranza e questo passa anche per “l’intrattenere -senza accettarlo, per carità- l’idea altrui”.

    Si attribuisce ad Aristotele la frase: “E’ il segno di una mente educata l’essere in grado di intrattenere un’idea senza necessariamente accettarla”.

    Forlì è stato l’esempio dell’incontro di menti educate. Chapeau.

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