[spoiler free]
Eravamo rimasti ad un colpo di scena da cardiopalma. Eravamo rimasti alla brusca interruzione della serie da parte della piattaforma streaming. Eravamo rimasti al 29 giugno 2017 quando, dopo una vera e propria insurrezione dei fan, Netflix aveva deciso di concedere al prodotto delle sorelle Wachowski un degno finale.
Eravamo rimasti in attesa di questa puntata lunga due ore e mezza (praticamente un film) e finalmente abbiamo potuto chiudere nel modo più adeguato questa serie.
Lo speciale, a tutti gli effetti dodicesima puntata della seconda stagione, inizia da dove avevamo interrotto e cioè con la cerchia protagonista che, catturato Whispers, deve decidere come muoversi per poter riavere indietro Wolfgang, senza però compromettere il destino di tutti i sensate. Da questo incipit parte la puntata schiacciando il piede sull’acceleratore dell’azione e togliendolo soltanto per gli ultimi venti minuti. Sequenze adrenaliniche, momenti romantici e scene umoristiche si mischiano in una grande bandiera multicolore che è l’ultimo pezzo di un intricato puzzle iniziato tre anni fa.
Will, Riley, Wolfgang, Capheus, Kala, Nomi, Lito e Sun tornano in gran spolvero ricordandoci le differenze caratteriali e caratteristiche per cui ci eravamo appassionati all’uno o all’altro, ma sempre mantenendo il tifo per l’intera cerchia. A loro si aggiungono anche tutti i personaggi, nemici e comprimari, delle precedenti stagioni che, senza troppe spiegazioni o giri di trama, arrivano perché devono arrivare. Sono lì per vedere anche loro la conclusione di questa serie. E non importa se i tempi siano forzati, se ci sia qualche piccolo buco di trama o un “poteva essere affrontato meglio”: il risultato va bene così. Come un’equazione che svolgi sperando che sia giusta e alla fine i conti tornano ma diversi da quelli degli altri, poco importa.
Hai comunque portato a casa la soddisfazione di averla finita.
Ogni segreto, ogni colpo di scena, ogni motivazione nascosta, vengono subito messi al centro del tavolo, come antipasto della cena e buon appetito. Tutte quelle lunghe spiegazioni che sarebbero dovute essere snocciolate in una stagione (o stagioni) vengono servite subito, per poi fare quello che a cui la serie riesce meglio: concentrarsi sui personaggi e le loro storie. Una volta che hai un buon antipasto il resto non può che essere in discesa.
E davvero non conta se tutte le due ore e mezza siano fin troppo scontate, permeate da quel buonismo cinematografico che ti sussurra all’orecchio che andrà tutto bene, che anche il colpo di pistola più drammatico sarà soltanto un sassolino da togliere per stare bene. Ci si passa sopra, proprio come ad un procedimento matematico diverso da quello classico.
L’obiettivo di questo finale è un altro.
La cerchia, e i suoi alleati, giocano bene la loro missione, l’ultima, che è anche quella della puntata: promulgare quei valori già celebrati nelle due stagioni precedenti (libertà, amore, uguaglianza, amicizia, lotta alla guerra e alle discriminazioni). Festeggiare tutte quelle differenze che ci dividono, che ci rendono unici, e ricordarci che ciò che unisce è di gran lunga più resistente di ciò che divide. Significativa è la scena sulla Torre Eiffel, illuminata dai colori dell’arcobaleno.
La puntata è un lungo addio a storie iniziate anni fa, un lungo viaggio da Praga a Berlino, da Parigi a Napoli, per unire diverse culture in un’unica singola avventura. Si passa dalle brioche alla pizza, dai mitragliatori al sempre efficiente lanciamissili, dai voli di linea a Trenitalia, il tutto con una tranquillità e costanza disarmante. La serie non ci mostra una battaglia tra due razze diverse – homo sapiens e homo sensorium - ma semplicemente cittadini del mondo che si battono, non per salvarlo ma per unirlo.
C’è davvero così tanto da mangiare, così tante pietanze tipiche di culture diverse che è difficile solo immaginare un tavolo in grado di ospitare il tutto, ma Sense8 ci riesce, non solo in due ore e mezza, ma in due stagioni che, nonostante le difficoltà, riescono a portare a destinazione il loro messaggio: l’amor vincit omnia.