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Salomone aveva una chiave

Ma guarda, e io che stavo per spegnere le luci, chiudere la porta mettendo il lucchetto.
Cosa ci fate qui? Non vedete che è tardi? Non c’è più tempo.
E poi questo non è il posto che stavate cercando, si vede. Sciò, non è che siccome vi siete persi e annoiati dovete star qua a far perdere tempo a me.
A meno che…
Hm non credo proprio, ma perché escluderlo a priori. 
Avete mai sentito parlare della Chiave di Salomone?
Ah sì?
Bene, tanto non parleremo di quello.
Un’altra volta magari, se sarete bravi.
Per adesso limitiamoci a conoscerci un po’ meglio, vediamo se questa è una stanza da cui avete qualche possibilità di uscire tutti d’un pezzo, se qualche scheggia vi rimarrà attaccata, o se nulla vi potrà toccare e allora ve ne andrete senza aver raccolto nulla. Non ho intenzione di farmi coinvolgere da incauti curiosi che non sanno dove si stanno andando a infilare.
Se qualcosa ci cattura alla coda dell'occhio, è proprio ciò che è bizzarro e strano, qualcosa di decisamente sopra le righe o un piccolo particolare che rende un quadro, a prima vista del tutto normale, osservato più da vicino assolutamente fuori posto.
Siete invitati a restare e, se deciderete di farlo, potrò accompagnarvi attraverso tutto ciò che attirerà la nostra attenzione, di curioso, disturbante si intende.
E chissà, magari qualche piccola scheggia vi rimarrà sotto pelle. In fondo sono proprio le punture che più si fanno sentire a lasciare qualcosa dentro la nostra fibra.
Il fascino dell’inconsueto, quello che è sempre più noto con il termine anglofono di “weird” ha da sempre esercitato un’attrazione invincibile sulla mia curiosità a tratti morbosa.
Ma siate avvertiti, se non siete troppo schizzinosi e vi sentite inclini ad andare a curiosare proprio in quell'angolo da cui proviene una luce tremolante e ignota, vi farò strada qua e là a caccia di piccoli tesori rotti, tra gli scarti inusuali più preziosi.
A volte basterà un cambio di prospettiva. Tutto è perfettamente normale se osservato con gli occhiali giusti; tutto può presentare un fascino perverso se illuminato da una luce verde al neon.
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Avete notato quel grosso armadio scuro inchiodato al muro? Volete sapere cosa c’è là dentro?
Potremmo guardarci. Potremmo aprire le sue grandi ante e frugare nei suoi piccoli cassetti, chissà quanti tesori. Vi potrei raccontare cosa c’è nel primo scomparto in basso a sinistra… dietro tutte quelle pellicce, ma per ora vi dico solo che ci sono delle foto. Molto belle a parer mio, ma adesso non c’è proprio più tempo.
I granelli di sabbia continuano a scorrere via nella clessidra. E noi qui a cianciare perdendo così tanta sabbia.
Ci sarà un altro momento per quelle foto, sono lì da così tanto tempo. Ad ogni modo non sono nemmeno così sicura che sia il caso di farvele vedere; hanno un qualcosa che fa accapponare la pelle alla base del collo.
Respinti o attratti? Entrambe le cose, ci avrei scommesso.
Alcuni di noi sono irrimediabilmente affascinati da quello che tende a allontanarci e inquietarci. Falene e fiamma.
Vedete, già vi conosco molto meglio di quando siete arrivati, occhieggiando intimiditi l’ingresso. 
Raccogliete tutto quello che vi serve e preparate una piccola borsa, partiamo per un’avventura.
Inutile che vi rannicchiate in quell'angolo, dovreste averlo capito ormai: non importa quanto strizziate gli occhi, quei mostriciattoli sulle ali dell’aereo non se ne andranno via, soltanto perché lo desiderate voi.

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Francesca Giulia La Rosa

Trekker, whovian. Non amo le etichette (a parte queste?). Traduttrice, editor a caccia di errori come punti neri nel tessuto della realtà. Essere me è un’esperienza profondamente imbarazzante.

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