Cultura e Società

Romina Falconi ci racconta il suo Rottincuore

Una chiacchierata con la cantante sul suo nuovo progetto in corso, che va oltre la musica

Romina Falconi è un’artista che ha sempre dimostrato una voglia di sfidare le convenzioni. I suoi brani hanno sempre avuto una vena a metà tra pop e dance, affiancati però a testi originali, a volte ironici, a volte particolarmente profondi. E forse Rottincuore, il suo nuovo progetto attualmente in corso, è ancora più significativo di questa rottura con la tradizione. Ce lo siamo fatti raccontare da lei, durante la scorsa Lucca Comics & Games, spaziando anche sul suo processo creativo.

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Rottincuore, il nuovo disco di Romina Falconi che va oltre la musica

Già fin dal titolo, questo nuovo progetto lascia immaginare molto dello stile di questa cantautrice. Un gioco con le parole profondamente ironico e provocante, fuori dalle logiche tradizionali. Ma in fondo è questa Romina Falconi, che per il suo terzo disco ha scelto una strada particolarmente ambiziosa.

L’idea è quella di creare una galleria di personaggi, ciascuno raccontato in un brano diverso. Un insieme di peccatori o, per dirlo con le parole stesse della cantautrice, degli “sbagliatori“. Ribaltando le convenzioni musicali, usciranno prima i singoli, con l’album completo in arrivo a fine 2023. E così, dopo La Suora, trovatasi ad affrontare un tradimento – anzi, multipli tradimenti – è toccato al Lupo Mannaro.

Un singolo rilasciato proprio in concomitanza di Lucca Comics & Games 2022, accolto dai fan con entusiasmo. Si tratta di un brano che approfondisce tematiche come la solitudine, la tristezza e la cattiveria che possono generare. “Il grande spettacolo del buio” lo ha definito proprio la sua autrice.

E come per tutti i brani di Rottincuore, è arrivato anche un nuovo numero di Rottocalco. Si tratta di un coffee table book che proprio come accaduto con La Suora espande le riflessioni della canzone, anche grazie a collaborazioni illustri: Roberto Recchioni, Frekt, Tito Faraci, Riccardo Pirrone, la psicologa Monia D’Addio, l’antropologa Elena Nesti, Marco Albiero e molti altri ancora.

Da Lucca Comics & Games a Rottocalco

Eccoci quindi alla nostra chiacchierata con Romina Falconi, avvenuta presso lo stand di Freak&Chic proprio durante Lucca Comics & Games 2022, a poche ore dal lancio di Lupo Mannaro. Un’intervista in cui abbiamo spaziato dal rapporto con i fan, al processo creativo, fino al potere terapeutico della scrittura e della musica. Buona lettura!

In questa Lucca tu hai aperto con un’iniziativa importante, cioè il lancio di un nuovo singolo…

Sì e mi hanno detto: “Sei pazza a lanciare un singolo il periodo di Lucca Comics, che è caotico, non riesci a seguire i social…”. Però il leitmotiv che continuavo a ripetermi era che di solito ho l’ansia da sola a casa e adesso ho l’ansia IN MEZZO A VOOOI e la scarico un po’ su di voi. Questo era lo scherzo che facevamo, io e il fan club.

La cosa bella per un cantautore poi è condividere. Perché alla fine facciamo una vita, non dico monastica, ma molto Nerd. Sei lì, semini, ma non sai come raccoglierai. Uscire con un brano in un momento di fiera è quindi bellissimo e ne sono molto contenta.

Abbiamo visto l’altro giorno che comunque tanti appassionati al lancio erano pronti e già conoscevano benissimo la canzone. 

Sì, anche se era uscita solo da dodici ore. È stato incredibile. Quella cosa ti fa commuovere perché quando scrivi una canzone tu metti un pezzo di cuore là dentro. In questa canzone che si chiama Lupo Mannaro, ho descritto un pelo di più le mie ombre, nel senso che è più autobiografica del solito. Questo ti fa sentire un po’ nuda, esposta da cantautrice. Sapere che poi c’è qualcuno che accoglie quelle parole, che le comprende nel profondo è la carezza più bella che puoi ottenere.

È come una roulette: non sai mai come risponderà il pubblico. Magari c’è la canzone su cui punti tantissimo e non accade niente. Quella in cui magari non hai grandi aspettative invece fa succedere il miracolo. Che per me è quando vieni compreso, per me è la cosa più importante.

Insieme a questa canzone poi, come già era successo per La Suora, hai lanciato anche il nuovo numero di Rottocalco.

Sì, perché poi io sono sempre “Le cose semplici magari nella prossima vita”, mi piacciono solo le cose difficili. Con le mie amiche scherzo sempre sul “Ah, se non finisce in tragedia non mi ci metto neanche nelle cose”.

Ho deciso di fare questa galleria di peccatori, di “sbagliatori”, di persone che stanno vivendo un momento di difficoltà. Quindi ogni canzone è diversa, sia nell’arrangiamento che nei testi, perché ogni volta è un’ombra psicologica precisa a parlare. Poi però mi è venuto il dubbio e ho pensato “In tre minuti di canzone – che più o meno è il minutaggio standard – si può descrivere davvero bene un’ombra?”. E da lì mi è venuta l’idea di accompagnarci un libro.

Doveva essere un libricino e invece è diventato un librone incredibile. Non volevo che fosse un volume autobiografico, autocelebrativo, perché non sarei proprio in grado. Mi piaceva l’idea che fosse un lavoro corale. Quindi ho chiamato i miei amici disegnatori come Marco Albiero che ha preso la canzone e l’ha resa manga. E poi ci sono i contributi della psicologa Monia D’Addio e dell’antropologa Elena Nesti. Tra il sacro e il profano, tra le mie viscere e quelle degli scrittori miei amici come Tito Faraci e Roberto Recchioni che mi ha fatto un regalo immenso, Riccardo Pirrone (pubblicitario e Social Media Manager di Taffo)…

Ho chiesto a loro e gli ho spiegato che non volevo che fosse solo una cosa mia personale. Voglio raccontare quest’ombra ma lo voglio fare con varie personalità e quindi è diventato un metalibro. La cosa che mi fa impazzire e mi inorgoglisce è che, in questo periodo in cui soccombiamo quasi un po’ alla moda, ho creato qualcosa che non assomiglia a niente. Nessuno me lo può portare via un domani, ha una mia impronta folle. Però in certi casi evviva la follia!

Sempre e comunque! Parlando di scavare in sé stessi e condividerlo, quanto è impegnativo nella scrittura di un brano come Lupo Mannaro andare a scardinare delle porte che scegli di tenere da parte, che non vorresti approfondire?

Posso essere sincera? A me fa un effetto catartico e terapeutico la musica. Io ho un problema nella vita. Io sono cresciuta con la convinzione che mostrare emozioni come tristezza o rabbia fosse una vergogna. Purtroppo sono venuta su pensando che se mi avessero vista piangere o triste, sarebbe stata un’onta terribile. Hai presente la scena di Game of Thrones? “Shame, shame, shame!”. 

Hai dipinto perfettamente l’immagine.

Quando ho cominciato a scrivere canzoni, essendo una che si vergognava di mostrare certe ombre, inizialmente mi sono omologata agli altri ed è stato il più grande errore della mia vita. Poi in un momento terribile e devastante, per sbaglio mi sono messa a scrivere pensando – per la prima volta – che quella canzone non sarebbe mai uscita dalla mia cucina. E invece è uscita e da lì ho iniziato davvero ad avere una fanbase. Pensa la vita, no?

La vita è un po’ tiranna, ma a volte ti dà una carezza. Da lì non ho più smesso di scrivere delle ombre, proprio perché nella vita ho paura di mostrare certe cose di me. Almeno nella musica mi permetto di far vedere anche il mostro dentro, che ce l’ho, non è bello per niente, ma esiste. Poi succede questo: la musica è come l’amore, quando sei grande l’amore è un privilegio, non ti è dovuto. La musica è uguale, in Italia fare il musicista, il mangaka, l’artista è un privilegio.

Quindi deve avere un senso ogni giorno della tua vita e se qualcosa andrà male tu devi poterti dire che veramente hai fatto vedere il vero te. Se poi va male almeno non hai cercato di assomigliare a qualcun altro. Al massimo non piace la tua verità, ma almeno l’hai fatta vedere. Se invece cerchi di essere qualcun altro e ti va pure male, allora ciao, è finita!

Stiamo volando alto, ma volevo tornare un po’ a terra, perché mi ha incuriosito questo commento sul “non sarebbe mai uscita dalla mia cucina“. È il luogo in cui componi? Com’è il tuo processo creativo?

Allora, io parto da un dettaglio per costruire tutto. Ho una grande fantasia e da piccola questo era un problema perché non seguivo le lezioni. Sai quel classico “Sua figlia è brava ma non si applica”? Ecco, quella ero io. Quindi la mia fantasia mi ha sempre anche dato un po’ di problemi. Quando mi metto a scrivere, penso prima alla melodia, lo faccio in casa mia. Faccio una vita un po’ da reclusa, volutamente, sono molto introversa. Poi mi piace stare in mezzo alla gente però nella quotidianità preferisco stare nei miei spazi. Quindi sì, sto in cucina perché c’è vicina la moka, sono una caffeinomane.

Siamo in due!

Mi metto lì e quando scrivo devo sapere esattamente dove voglio arrivare.

Hai in mente proprio quella verità che vuoi andare a indagare, immagino.

Sì, esattamente.

La Suora e Lupo Mannaro sono i primi due singoli, che porteranno poi a Rottincuore, che uscirà…

…alla fine del 2023. Voglio fare uscire un disco a fine del percorso, alla chiusura del cerchio e non al suo inizio. Perché ho notato che ormai la fruizione della musica liquida è troppo veloce. E giustamente la gente al di fuori del settore non lo sa e rischia di perdersi un sacco di cose, perché siamo bombardati di offerta.

Tu magari fai un disco e ci metti tre anni. Lo fai col sangue, i sacrifici, i dolori, anche con gli entusiasmi… E poi dopo una settimana risulta già vecchio. A questo punto mi sono detta: “Ma chi se ne frega delle regole?”. Ogni volta che ho seguito le regole in vita mia a livello discografico mi è sempre andata male, quando ho fatto l’anarchica invece ha sempre funzionato.

Quindi sono partita dai singoli, li faccio uscire una volta ogni tre-quattro mesi, dipende da quando è pronto il Rottocalco abbinato (che voglio sempre che sia perfetto). Fare uscire prima tutte le canzoni e il disco sarà…

Un Best Of?

Sì, esatto. Voglio che il disco sia proprio il punto finale. Sono una matta, però voglio che sia così.

A questo punto non resta che ringraziare ancora Romina Falconi per questa chiacchierata e attendere con ansia l’uscita del prossimo singolo e del suo Rottocalco. Oltre che naturalmente l’album Rottincuore, che siamo già curiosi di scoprire nei dettagli…

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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