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Roberto Saviano e Le Storie della Paranza a Lucca 2022

L'autore racconta i libri (e non solo) insieme a sceneggiatore e disegnatore

LUCCA – Arriva il quarto volume della serie Le Storie della Paranza. Un’altra storia che risuona terribilmente vera. A moderare l’incontro c’è Agnese Pini, direttrice del Quotidiano Nazionale e Resto del Carlino. Che interroga Tanino Liberatore, artista e copertinista di questa serie; Tito Faraci, sceneggiatore della serie e direttore di Feltrinelli Comics. E infine Roberto Saviano, creatore e autore della serie, che racconta e si confronta con i fan a Lucca Comics & Games 2022.

Roberto Saviano a Lucca Comics & Games 2022 per Le Storie della Paranza

Dall’acclamato romanzo La Paranza dei Bambini di Roberto Saviano, Feltrinelli Comics ha lanciato quattro volumi a fumetti che mettono in scena questa storia inventata ma che parafrasa qualcosa di veramente successo. Una banda di camorristi praticamente bambini, che dall’innocenza arriva alla spietatezza più risoluta. Frutto dello studio del fenomeno mafioso a Napoli da parte di Saviano.

Una serie di graphic novel forti e libere. Il disegnatore, Tanino Liberatore, spiega “La libertà la sentiamo quando pensiamo, poi diventa difficile quando la mettiamo in pratica. Io non ho mai avuto problemi di censura. Ma so che altre persone hanno avuto problemi in questo senso. Per me libertà è essere onesti con se stessi e con gli altri”.

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Mentre per Tito Faraci, che ha scritto le sceneggiature sui soggetti di Saviano, Il fumetto è libertà, tutto è rappresentabile: anche senza limiti tecnici. Una sequenza con un bombardamento o una scena in un bar hanno lo stesso costo di produzione. Il fumetto mi dà la libertà di farmi pagare per qualcosa che pagherei per fare (ma non ditelo ai miei editori). Quello che però dobbiamo dire è che abbiamo la libertà per rappresentare il male: fra rappresentare la violenza ed esercitarla c’è una netta differenza”.

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La libertà secondo Roberto Saviano, a Lucca Comics & Games per Le Storie della Paranza

La domanda per Roberto Saviano, che per la sua libertà di raccontare il mondo ha dovuto privarsi di molte libertà fisiche, ha un significato ancora più profondo.

“Quello che ha detto Tanino è potente: sono libero sulla pagina, fuori magari ho limiti. Tito invece dice ‘sul fumetto non ho budget’. Qualcosa che parla della possibilità di esprimere la propria libertà. Perché la democrazia ti dà in potenza una libertà che però non sempre puoi articolare: magari non hai strumenti, oppure devi pagare conseguenze troppo alte. L’arte invece ti permette di realizzarla questa libertà. Il fumetto ancora di più perché ti permette di vedere in faccia dei mondi in maniera diretta. E riprendo un concetto di Tito, che è una cosa di cui mi accusano sempre: rappresentare la violenza non vuol dire esercitarla. Se tu racconti, trasformi. Il primo atto per cambiare le cose è conoscerle, ignorarle è il primo passo per nasconderle“.

Saviano inoltre spiega un concetto su cui tornerà più volte. La libertà di parola, di critica, di stampa è sì teoricamente rispettata nel nostro Paese. Ma le conseguenze per chi è scomodo sono enormi. Perché ti lascia “Libero di criticare, ma poi ti denuncia e fanno dossier su di te. Quando il tuo avversario non ti teme non rischi. Invece quando ti temono ti colpiscono. Non sui meriti, non smentendo quello che dici: ma facendo attacchi personali, vendicandosi. Lì capisci di aver colpito il segno. E capisci che la libertà ha un suo prezzo, ma anche che la libertà è temuta: per questo ti attaccando in maniera personale”.

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Il politicamente corretto dovrebbe servire a crescere

Roberto Saviano a Lucca parla anche di un tema sempre discusso, anche se spesso con poco merito: quello del politicamente corretto. Che per l’autore nasce da un’esigenza molto giusta: ristabilire il significato semantico delle parole. Per esempio, il chiamare solo le donne per nome sui giornali invece che con il cognome, oppure usare epiteti razziali. In questo caso l’obiezione è logica e giusta. Il problema non è questo, ma lo stigma: invece di correggere qualcuno, si cerca di dire ‘ti ho beccato, sei fuori della comunità dei giusti’. Invece di far crescere qualcuno, si finisce per fare moralismo. E dall’altro lato si dice ‘è un’esagerazione, una stortura’, una cosa che chiude a riccio e impedisce di cambiare. La trasformazione dei linguaggi e dei comportamenti è qualcosa di giusto, ma non deve diventare una censura“.

E poi la narrativa ha un potere enorme, quello di usare le storie per mostrare quello che non funziona nella società. Per esempio, il raccontare le guerre della paranza Saviano non vuole solo mostrare questo evento terribile per le strade di Napoli, ma parlare anche del sistema Paese e non solo. “Nel mondo dei paranzini contano i soldi, conta essere fighi e attraenti: così come nel nostro. Se io però facessi il moralista, se lo mettessi su di me, finirebbero per stigmatizzarmi. Invece se lo fanno i paranzini finisce per diventare una critica che chi legge può sentire anche su di sé”.

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  • Editore: Feltrinelli
  • Autore: Roberto Saviano , Riccardo La Bella , Tanino Liberatore , Tito Faraci
  • Collana: Feltrinelli Comics
  • Formato: Libro
  • Anno: 2022

Personaggi terribili dagli occhi innocenti

Tito Faraci racconta il suo rapporto con i paranzini creati da Saviano, che lui ha ‘preso per mano’ nei fumetti editi da Feltrinelli Comics. “Nella mia carriera d’autore ho usato spesso personaggi creati da qualcun altro. Diventa un po’ un furto senza scasso: diventano tuoi, li conosci e finisci ad affezionarti. Nei soggetti di Roberto però ho sempre sentito la ‘dannazione’: ci può essere il momento leggero, ma non si sfugge al proprio passato. In questo romanzo ci sono sensi come l’amicizia, ma finiscono per ignorarla in maniera tragica. Potrebbero sfuggire personalmente, ma a livello sociale sono ingabbiati e destinati al peggio”.

Liberatore spiega che disegnarli non è stato semplice. “Tutto per me era scritto chiaro già dai romanzi, ma è stato complicato arrivare al tratto finale, ai dettagli anche fisici. Io lavoro molto di pancia, non faccio calcoli: lo faccio per farmi piacere. Ma era complicato creare personaggi che sono fanciulleschi ma spietati al tempo stesso”.

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Saviano spiega che “Tanino ha capito che il volto che dà a questi ragazzi è dolce: l’obiettivo dei paranzini non è farti paura, come un Al Capone che si chiama Scarface, Sfregiato. Nasce dal fatto che all’epoca (e ancora oggi) si usa il coltello come un tirapugni e lui in una scazzottata ha finito per avere una cicatrice sull’occhio. Ad Al Capone servì, perché metteva paura nonostante fosse basso e tarchiato. Invece i paranzini vogliono essere belli, vogliono sembrare influencer e tiktoker: la violenza esce solo quando serve. Sono ossessionati dall’andare dal barbiere. E il taglio sul sopracciglio lo fa il barbiere, non un coltello come Al Capone“.

Roberto Saviano a Lucca Comics & Games 2022: il mondo dei paranzini è il nostro

Parlando della difficoltà del team creativo nel creare questi fumetti, Saviano spiega che: “Tito ha dovuto gestire il dialetto e la lingua, ma anche la difficoltà di dire che le regole della Camorra sono le stesse della nostra società. Il mondo che vivono coincide con quello nostro: la morale alla Fedro è guarda questo mondo che sembra lontano, per cambiare il tuo. Se non sopporti di dover gestire le gerarchie, di dover sempre essere figo, questo libro ti invita a cambiare. Perché a scuola ti insegnano a essere buoni, invece nella società vincono quelli che sono più spietati. Il mondo da ghetto dei paranzini ha le stesse regole con prassi differenti: qui devi prendere una pistola, ma il resto è lo stesso“.

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  • Faraci, Tito (Scrittore) - Saviano, Roberto (Autore)

E spiega che utilizzare il disegno ha un’immediatezza che gli altri media non possono avere. “Questa è la forza del disegno. Io magari ci impiego un libro intero per fartelo capire, mentre guardando questi ragazzi disegnati lo capite al volo. Un tatuaggio, un taglio di capelli, un occhio innocente in cui versare la peggiore ferocia. Ti affezioni, e poi chiedi: ma come è possibile che voglia bene a ‘ste chiaviche?”.

Un mondo da cui non si riesce (o non si vuole) scappare

Tito Faraci spiega che la “stesura di queste sceneggiature nasce da soggetti molto precisi di Roberto, che contiene anche perni per la storia intera. Mentre sceneggiavo continuavo a pensare che i personaggi avrebbero potuto fuggire. Ma i personaggi non potevano uscire, non capivano come scappare. E ho cercato di far capire che questi ragazzi hanno paura di aver paura. Inoltre si sentono costretti dal non dover perdere la faccia, un altro tema che ho sentito sempre nelle sceneggiature di Roberto”.

Saviano spiega che l’impossibilità di fuggire è un fattore culturale, ma anche sociale e politico. “In molti casi uscire diventa impossibile fuggire anche perché sei un pregiudicato, sei bollato come ‘sbagliato’ dalla società. E poi c’è la disparità economica. Come spacciatore guadagni molto di più di fare un lavoro a nero senza tutele. Se ci fosse facilità nel trovare lavoro, ci sarebbe una strada alternativa per i ragazzi. Nelle aree più disagiate del Paese, il reddito di cittadinanza ha allontanato diversi ragazzi dal crimine basilare, tipo rubare un motorino. Da un lato ha rallentato il mercato del lavoro, alcuni criminali l’hanno preso facendolo apparire come un voto di scambio: tutte cose che vanno analizzate. Ma il reato predatorio è calato con questo reddito”.

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Saviano spiega che “Nella testa di chi sta rubando un televisore o un’auto, c’è una cifra precisa. Se non è in una banda, ha cinquemila euro da fare. Perché se li dà a uno spacciatore per comprare e poi taglia la cocaina, ne può ricavare un milione. Per loro è un tentativo di Superenalotto e sanno esattamente dove si trova il biglietto vincente. Ma prima di andare a prendere il biglietto trovi la polizia: il 99% non ce la fa. Ma quell’1% che ci arriva basta a motivare tutti gli altri. Questo vale però per chi commettere reati predatori non organizzati. I ragazzi paranzini invece sono nell’ottica mafiosa“.

Al Lucca Comics & Games 2022, Roberto Saviano spiega che la giovanissima età dei paranzini cambia il modo in cui affrontano la criminilità, ma anche la vita. “L’età giovane ti spinge a rivedere il mondo. L’età media che si alza in tutto il mondo non lo fa in tutti i quartieri. In alcuni quartieri del Cairo e Mumbai si muore a 24 anni: per loro quindi vale la pena vivere il mondo al massimo. Questo concetto passa anche ai paranzini. Che ascoltano rapper e artisti della loro età e si dicono ‘se vivi fino a cent’anni sei centenario, se muori a venti sei leggendario’. Per loro è una prospettiva totalmente diversa”.

Lavorare insieme per Le Storie della Paranza

Collaborare a questo progetto ha significato lavorare insieme, ma in maniera diversa. Tito Faraci spiega che si confrontava spesso con Saviano, anche se “Roberto mi correggeva sempre il dialetto”. Saviano spiega che “Mischiava sempre campano, romano, calabrese. Però qualche volta ci beccava”.

Invece il rapporto con il disegnatore Tanino Liberatore era diverso. Saviano spiega che “Qui c’è la differenza fra sceneggiatore e designatore. Mentre con Tito era continuamente un versare idee e discutere insieme, al disegnatore non gli devi rompere il c***o. Perché altrimenti diventa commissione, non ispirazione. Per esempio, c’è una scena in cui loro fanno un’operazione di traffico di droga fingendo di essere dei Cosplayer come quelli che girano per Lucca, che con Tito abbiamo discusso molto. Ma il disegnatore ci ha stupito ed è giusto così: abbiamo parlato di idee e concetti, ma ogni volta che consegna una tavola è una sorpresa”.

Liberatore conferma: “Io non ho discusso troppo con loro dei personaggi. Ho letto i libri, ascoltato gli audiolibri. E poi ho voluto immaginarvi Napoli, che la prima volta che l’ho vista non mi è piaciuta ma ora mi affeziono sempre di più“.

Saviano invece commenta che “Per lo sceneggiatore a volte è difficile avere a che fare con l’artista. Perché a volte va nell’altra direzione. E ti domandi se ha ragione lui e non tu. Ma quando abbiamo visto lo schizzo di Cerino nell’ossario che diventerà la copertina per il primo volume, mi sono detto: abbiamo i nostri protagonisti”.

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Roberto Saviano a Lucca 2022: investire per migliorare la vita carceraria

Partendo dallo spunto di un suo incontro con uno dei ragazzi che hanno ispirato i protagonisti della serie di graphic novel, Roberto Saviano spiega ai fan di Lucca che: “Sono andato a trovare uno dei ragazzi a Poggio Reale, abbiamo parlato un po’ di Gomorra. Ma poi abbiamo discusso della sua cella, che era da due persone. Ma lui era triste perché preferiva ‘stare in cinque in una cella piuttosto che con uno sconosciuto’. Perché c’è un senso di territorialità enorme fra questi ragazzi, soprattutto quando finiscono in carcere o riformatorio. Tanto che spesso le carceri a Napoli le organizzano per strade o addirittura palazzi, per evitare confronti. E spesso finisci per affiliarti a un clan proprio in galera. Questa cosa ci fa capire molte cose: il carcere non gli va a interrompere il percorso criminale. Entri che hai fatto una rapina ed entri in contatto con i clan.

“Quando dite ‘non investiamo nelle carceri, meglio investire nelle scuole’, sappiate che stiamo dando i detenuti alle mafie. Il carcere ‘duro’ finisce per rendere un semplice rapinatore un camorrista. Non sto parlando del 41 bis, che serve per bloccare i capi mafia. Ma il carcere duro e senza speranza che vorremmo per punire i criminali, avvantaggia solamente le organizzazioni mafiose. Nei casi di violenza nelle carceri, e purtroppo ne abbiamo avuti anche di recente, i mafiosi non vengono mai pestati. Perché altrimenti ti rovinano la vita: i mafiosi minacciano le famiglie dei secondini, oppure trovano un pentito che li accusi senza motivazione. Quindi solo i mafiosi si salvano dai pestaggi: secondo voi come l’hanno presa nelle carceri? Che anche loro si devono affiliare”.

La macchina del fango

Roberto Saviano era a Lucca Comics & Games anche l’anno scorso, sempre al Teatro del Giglio (qui raccontiamo il suo intervento) per presentare il suo graphic novel Sono Ancora Vivo, aveva parlato della sua preoccupazione nei confronti della macchina del fango che lo riempie di attacchi personali, quando esprime le proprie opinioni. E la cosa non sembra migliorata.

“Rispetto all’anno scorso mi sento peggio. Per certi versi ti abitui: le fake news e le vessazioni non ti stupiscono più, cose che se non fossi abituato ti farebbero impazzire. E non sempre puoi smentirli, perché è quello che vogliono per visibilità“.

Lucca Comics Le Storie Della Paranza Min

Saviano spiega che la censura governativa non c’è, ma c’è una sistematica stigmatizzazione di chi esprime dissenso e ha molto seguito. “Non siamo in una situazione in cui ti zittiscono con la violenza. Ma se alzi la voce ti intimidiscono, per fare in modo che nessun altro lo faccia. Nei prossimi mesi tre ministri dell’attuale governo mi porteranno a giudizio. E io rivendico la possibilità di fare critiche feroci al governo, qualunque sia l’esito di questi processi. Ma sul piano personale sei esausto. 17 anni così ti fanno avvelenare, sei sempre al limite con i nervi e vuoi stare lontano da tutti. La cosa peggiore è quando una persona vicina a te crede alla propaganda: magari ti chiede in maniera innocente se è vero che ho l’attico a Manhattan. Perché vuol dire queste cose fanno breccia: il gossip non è mai innocente, è squadrismo“.

Anche perché “La sproporzione fra il potere politico e quello intellettuale è enorme, ma i social ci hanno fatto sembrare che queste distinzioni non ci siano puoi. Ma il fatto che puoi criticare un ministro in un post non significa che non pagherai le conseguenze di aver parlato. E questo meccanismo vuole intimidire alcuni personaggi simbolo: guardate quello che è successo con la questione delle ONG. Che sono cose che fanno litigare la popolazione, mentre loro non risolvono i problemi veri. Ma se qualcuno come me critica chi accusa queste ambulanze del male, possono distrarre l’attezione e attaccarti su quello invece che fare piani europei per gestire i migranti”.

Come sempre Roberto Saviano ha opinioni precise e forti, con cui permea le sue storie: e per fortuna dei fan di Lucca, sempre più spesso lo sta facendo anche tramite il medium dei fumetti. Che hanno il potere di elevare le parole e colpire ancora più forte. Voi cosa ne pensate dei fumetti di Saviano? Raccontatecelo nei commenti.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, Nerd da prima che andasse di moda.

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