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Red, molto più che una metafora emozionante | Recensione

Red, molto più che una metafora emozionante | Recensione thumbnail

Credit: Disney Pixar

Il 25esimo film Pixar Red (titolo originale Turning Red) arriva su Disney+, travolgente come un enorme panda rosso: ecco la nostra recensione. Il film diretto dalla premio Oscar Domee Shi (per il corto Bao) inizia come una divertente metafora della pubertà, ma fra comicità fisica in perfetto stile Pixar e uno storytelling emozionante, riesce ad essere molto di più di una metafora. Pixar conferma che, anche se uscirà solo in streaming, le sue storie sono vero Cinema.

La nostra recensione di Red, il nuovo film Pixar

Red - Trailer Ufficiale

Toronto, primi anni duemila. Meilin ‘Mei’ Lee è ragazza canadese di origini cinesi, in quella incasinata e splendida parte della vita fra essere una bambina e il diventare un’adolescente. In una presentazione davvero esplosiva, Mei ci racconta di quanto lei e le sue amiche (Miriam, Pryia e Abby) sono speciali e non abbiano paura di farlo vedere.

Ma presto scopriamo che Mei diventa tutt’altra persona quando torna a casa da sua madre Ming, che gestisce un tempio in città e vuole proteggere la figlia a tutti i costi, e il padre Jin, che cucina in maniera celestiale. Nell’ambiente familiare Mei diventa compita e tranquilla, nascondendo le proprie passioni per paura di far dispiacere la madre.

Tutto cambia quando una mattina scopre di essersi trasformata in un gigantesco panda rosso. La vita di Mei non sarà più la stessa. Ma questo non deve per forza essere una tragedia: il film non tratta questa trasformazione come una ‘classica’ maledizione da invertire. Pixar ci ha abituato a prendere le proprie storie sul serio e Red non fa eccezione. Ci fermiamo qui nel racconto della trama per timore di spoiler.

Credit: Disney Pixar

Una metafora per la pubertà, ma non solo

Quando dopo aver visto l’anteprima di Red per questa recensione, abbiamo avuto l’occasione di partecipare alla conferenza stampa con la regista Domee Shi e la produttrice Lindsey Collins, una delle primissime domande non poteva che essere: perché il panda rosso?

La regista ha parlato dell’immagine di purezza di questo animale (oltre che di quanto sia ‘carino’ da animare). E del fatto che il rosso era il colore dei suoi tredici anni: imbarazzo, desiderio, rabbia, passione. E il team di Pixar, da sempre la forza dello studio, ha condiviso le proprie impressioni sul caos incredibile e magnifico della pubertà.

Ma il gigantesco panda in cui Mei si trasforma non resta semplicemente una metafora per la pubertà. Anzi, dopo un’esilarante scena domestica e una scuola dove quel mix ormonale che ha messo in imbarazzo tutto noi quando avevamo l’età di Mei, la metafora evolve. La regista ci ha spiegato che era una decisione consapevole, ma come sempre Pixar non lascia nulla al caso e il messaggio è chiarissimo guardando il film.

Recensione di Red, il nuovo film Pixar: una storia di amicizia e di famiglia

Il panda rosso resta qualcosa da nascondere solo fino a quando Mei non ne parla con le proprie amiche, che la accettano prima e dopo. Ma non senza aiutarla a capire quando sbaglia. E sbagliando molto a loro volta: sono un gruppo di ragazze ‘vere’, che non diventa perfetto perché serve alla trama. Senza contare che i tratti caratteriali esagerati per risultare ancora più divertenti si combinano con grande alchimia.

Ma il panda rosso diventa un modo per Mei di mostrare se stessa. In tutte le sfaccettature più esplosive del proprio carattere. Che sa far ridere quando lascia andare il controllo da ‘brava ragazza’ ma che può diventare inappropriato o addirittura spaventoso, per la stessa ragione.

Credit: Disney Pixar

Ma la metafora del panda rosso serve anche a mostrare la dinamica fra madre e figlia in maniera genuina. Esagerata per effetto comico, ma mai forzata o poco credibile. Facendo quello che la buona narrazione deve sempre saper fare: sono storie peculiari, ma che parlano a tutti. Le dinamiche fra Mei e sua madre Ming sono più tipicamente ‘femminili’ negli argomenti e nel modo in cui si relazionano. Ma la vergogna che si prova nel nascondere una cotta adolescenziale, o la rabbia che vorrebbe esplodere ma non può per evitare di ferire chi vi vuole bene, sono universali.

Domee Shi ha spiegato di aver messo molto di sé nella sceneggiatura, scritta con Julia Cho. Anche se lei adorava più Harry Potter che le boy band. E come ogni buona autrice ha parlato della propria esperienza, facendola esplodere di comicità e magia in questo film Pixar. L’unicità passa anche per il racconto delle tradizioni della famiglia sino-canadese di Mei, oppure nel mostrare il talento delle ragazze e la loro passione per le boyband. Ma chiunque si troverà a storcere il viso in imbarazzo mentre Ming raccoglie il quaderno su cui Mei ha scarabocchiato. Questa storia è unica. E proprio per questo universale.

Credit: Disney Pixar

Recensione di Red: la maestria Pixar resta incontrastata

Noi abbiamo avuto la fortuna di vedere Red al cinema per questa recensione, anche se debutta direttamente in streaming su Disney+. Ma non importa su quale schermo lo guardiate: i cartoni animati Pixar si confermano Cinema con tanto di maiuscola.

Domee Shi ci ha raccontato di essersi ispirata a Edgar Wright, in particolare in Scott Pilgrim vs The World, per il montaggio e le gag visuali di questo film. E dobbiamo dargliene atto: la comicità fisica di questo film d’animazione è impeccabile e il modo in cui gioca con le inquadrature e le transizioni di altissimo livello. Un altro nome citato come fonte di ispirazione è Wes Anderson, e la cura nel dettaglio di ogni set, la tavolozza di colori e il ritmo lo dimostrano. E in più c’è moltissimo di nuovo in questo film Pixar. Oltre all’animazione 3D in cui lo studio eccelle, ci sono molti riferimenti visuali agli anime giapponesi anni ’90.

La regista può permettersi di puntare così in alto in termini visuali e di narrativa perché la ricetta Pixar continua a funzionare. Lei ha collaborato a diversi film d’animazione dello studio in passato (Inside Out, Gli Incredibili 2, Toy Story 4) e ora è una delle voci più interessanti dell’animazione. Il prossimo grande talento probabilmente ha curato lo storyboard o realizzato alcuni modelli per Red. Tanti talenti che collaborano assieme: una ricetta che continua a portare risultati per Pixar.

E dopo aver incensato Red per tutta questa recensione, dobbiamo ammetterlo: non è il nostro film Pixar preferito del recente passato. Soul ci ha fatto riflettere sul significato dell’esistenza (e probabilmente lo ha fatto anche Toy Story 4). Red ci sembra più un film sul livello di Onward o Luca. Ci siamo divertiti tutto il tempo (che è volato), abbiamo cercato di asciugarci le lacrime infilando un fazzoletto fra occhiali e mascherina nel finale, ma facendo di tutto per non staccare gli occhi dallo schermo .

Ma Pixar ci ha abituato talmente bene che se un film non ci fa riconsiderare la nostra vita più di qualsiasi libro di filosofia, restiamo un po’ delusi. Se tutti gli studios mettessero la stessa cura nei propri film, non ci sarebbe bisogno di fare recensioni. Purtroppo questa è solo un’utopia e la recensione di Red dobbiamo farla: è divertente, emozionante, profondo senza essere pretenzioso e visualmente un altro capolavoro. Correte su Disney+ a vederlo.

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