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Razzie Awards: il premio ai peggiori o il peggior premio?

Gli Oscar sono già nell'aria: siamo alle porte delle nomination e a un passo dalla proclamazione dei vincitori, che avverrà il 4 marzo 2018
Come l'anno scorso e quello prima ancora, potrete seguire insieme a noi (di solito tutti si disperdono e restano solo i più lenti a correre, cioè io e il Direttore) la notte degli Academy Awards e commentare nomination, performance, vittorie e sconfitte. 
Tuttavia da appassionata di trash e cattivo gusto, non posso trascurare un'altra realtà, molto vicina a quella appena nominata, così vicina da essere esattamente il giorno prima della fatidica serata (sia per le nomination sia per l'assegnazione del premio).
Sto parlando naturalmente dei Razzie Awards (di cui trovate l'elenco dei nominati qui).
Di cosa si tratta? 
I Golden Raspberry Awards (questo è il loro nome ufficiale) furono indetti per la prima volta nel 1981 per mano del giornalista John J.B. Wilson. La notte degli Oscar di quell'anno, trovatosi con un gruppo di amici nella sua casa di Los Angeles, decretò il peggior film tra Cant' stop the music e Xanadu; la scenetta che ne derivò (che comprendeva perfino premi e buste) piacque tanto da esser riportata da giornali locali fino a riscuotere la popolarità che è arrivata fino ai giorni nostri. 
La statuetta a forma di lampone del valore approssimativo di cinque dollari, è stata a lungo simbolo di una irriverente protesta e contrapposizione alla pomposità degli Oscar e della Hollywood più autocelebrativa. 
In questo modo il pubblico, sempre più coinvolto, è riuscito negli anni a dire la sua, a puntare il dito contro la mediocrità, ricordando ad attori e registi che non vivono in un Olimpo distaccato dalla realtà, ma che anche l'audience può dire la sua.
Alcuni attori e registi hanno di buon grado concepito lo scherzo negli anni e partecipato anche attivamente alla manifestazione.
Ricordiamo il divertente e autoironico discorso di Halle Berry in occasione della vittoria del premio per Catwoman; oppure Sandra Bullock  che nel 2010 vinse l'Oscar come miglior attrice in The Blind Side, quando la sera prima si era invece recata a ritirare il suo Razzie come peggiore attrice per il film A proposito di Steve, distribuendo perfino il DVD di quest'ultimo a tutta la platea.
Dalla vittoria di Can't stop the music a oggi, sono passate tante nomination e tante polemiche, una su tutte sul fatto che si tratti ormai di una celebrazione datata e fuori luogo.
In un'epoca in cui tutti possono e vogliono costantemente esprimere il proprio parere senza necessariamente essere competenti, perché lasciare spazio a una manifestazione dove l'unica competenza richiesta sono i 40 dollari di iscrizione alla Golden Raspberry Foundation? 

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Quest'anno per esempio è stato nominato Cinquanta Sfumature di Nero (dopo aver sbancato due anni fa con Cinquanta Sfumature di Grigio) e la storia che si ripete irrita molti; oltre al fatto che, cos'altro si può aggiungere che non sia stato già detto e ribadito in rete?
Vero è che i Razzie si riferiscono sempre a film mainstream quindi sicuramente ci saranno film peggiori in giro, ma il punto è proprio quello, se un film è sconosciuto alla massa ed è brutto, rimarrà nel suo angolo a essere ignorato; ma se un film è brutto, perché deve godere di popolarità?
A dire il vero però, non mi sento di condannare le scelte delle nomination dei Razzie però, perché comunque la poca lungimiranza, la dubbia competenza o la scarsa credibilità del premio sono paradossalmente le basi su cui esso si fonda fin dal principio, dal momento che nella sua prima edizione furono nominati Shelley Duvall e Stanley Kubrick rispettivamente come peggior attrice protagonista e peggior regista per Shining. 
E non dimentichiamo anche la nomina della colonna sonora del Maestro Ennio Morricone de La Cosa nel 1982. 
L'elenco potrebbe continuare (con il Gobbo di Notre-Dame per esempio) ma il punto è un altro. 
Non si tratta semplicemente di puntare il dito contro delle incapacità o mancanze (anche se in alcuni casi, sì) ma si parla di ironia, spesso autoironia, di voler smontare un mito, quello del regista geniale o dell'attore inarrivabile che esce dallo schermo solo per presentarsi meraviglioso sul red carpet.
D'altronde però oggi possiamo seguire le nostre star preferite su tutti i social, possiamo vedere cosa fanno e dove vanno, li possiamo osservare in azioni quotidiane, possiamo far saper loro cosa pensiamo e perfino interagire. 
Dunque forse la vera domanda da porsi è se ci siano ancora miti da sfatare.
E voi cosa ne pensate? Siete favorevoli o contrari all'esistenza di questi premi?

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