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Trigun, ciò che conta a questo mondo è solo Love & Peace

Ritorna in tv l’anime nato dal manga omonimo di Yasuhiro Nightow e vogliamo celebrarlo a modo nostro

 

«Quindi è cosi che me ne dovrei andare?» disse uno dei due uomini seduti su quel divano in mezzo al nulla.
Stava seduto con le gambe accavallate, il tronco lasciato contro lo schienale e la testa buttata all’indietro a guardare il cielo. Indossava un completo elegante nero con giacca abbottonata al terzo bottone che faceva uscire una sgualcita camicia bianca. Ora però il colore rosso del sangue e il marrone della terra l’avevano irrimediabilmente rovinata. Il compagno alla sua sinistra era un uomo sulla trentina con voluminosi capelli biondi stanchi, un appariscente pantalone rosso e il torso completamente nudo. Dall’avambraccio all’ombelico non vi era una parte del tronco che mancasse di una qualche forma di cicatrice o nuova ferita ancora vividamente rossa. Portava degli occhiali dalle lenti rotonde che ne impedivano lo sguardo diretto. Dietro di loro un cartello sgangherato riportava scritto a vernice Trigun.

Trigun 1Trigun: ritorno a Gunsmoke

«È da un po’ di tempo che non beviamo qualcosa insieme, Wolfwood».

Il biondo gli porse un bicchierino da shot. Nella destra stringeva una bottiglia di whisky, una di quelle dalla presa rotonda ma dal corpo squadrato. Quando ebbe passato il testimone svitò il tappo e colmò i due bicchieri. Pose la bottiglia a terra e appoggiò le braccia sulle cosce, piegandosi a fissare il liquido ambrato che girava lentamente tra le mani. Faceva particolarmente caldo quel pomeriggio.

«Beh dipende se consideri il manga o l’anime» disse l’uomo chiamato Wolfwood.
«Ci rimettono in onda quindi direi il secondo».
Il biondino abbozzò un sorriso e si portò il bicchiere alla bocca.
«In realtà, a parte il posto dove muoio cambia poco, provo sempre quella strana sensazione di inadeguatezza che mi morde da dentro. Buffo per un reverendo, vero? Guardarti mi fa scoprire sempre i miei difetti, e almeno per un po’ preferirei non dovermi odiare. Che gli altri ti riconoscano come Vash o Trigun è indifferrente».

Il divano stava in mezzo a una moltitudine di detriti: panche di legno, assi, travi e pietra si alternavano tutto intorno. A circa una decina di metri alle loro spalle una grossa croce si ergeva storta, incastrata in una montagna di pietra irregolare. Infine degli incerti confini di mura ormai crollate contornavano questo quadro di devastazione e caos.

Trigun5Vash the Stampede: il Tifone Umanoide

«Pensi ci saranno belle donne e ciambelle ad aspettarmi? Pensi piaceremo dopo così tanto tempo?» chiese il biondino. Sul volto c’era trepidante attesa e un sorriso inaspettato.
Il reverendo sorrise. Un gemito di dolore causato da un suo leggero movimento rallentò le parole. Gli occhi pian piano andavano perdendo il loro colorito azzurro divenendo sempre più opachi e stanchi. Il cielo andava allontanandosi sempre di più e il piccolo buco nel petto ormai aveva smesso di pulsare. Non rimaneva che un unico dolore piatto di sottofondo che pian piano lo trascinava lontano. E seppur in fin di vita non poté che sorridere pensando alla sua situazione, pensando alla sua ultima compagnia.

«Suvvia, saremo anche poco curati rispetto ad altri, il disegno non sarà così dettagliato, la regia sarà poco incisiva e la colonna sonora quasi minima … ».
Il reverendo non aveva mezze misure. Sul viso del biondino apparve un’espressione di imbarazzo e riso, come la gocciolina dei vecchi anime. Anche lui condivideva l’idea.
« … ma, non abbiamo mai venduto Trigun per qualcosa che non è. Un prodotto spensierato che intraprende la sua strada drammatica, insegnando lezioni importanti non solo per gli adulti. La differenza tra bene e male, la perdita dell’innocenza, il rifiuto della violenza, il rispetto verso la vita e il tutto in soli ventisei episodi».

Trigun3

Trigun: venire a patti col proprio passato

Alzò la mano cieca a coprirsi dai due soli.
«Passami la bottiglia».
Il pistolero raccolse il Bourbon e, dopo aver riempito il proprio bicchiere, lo passò al vicino.
«Lo credo anche io Wolfwood, dopotutto il biglietto per il futuro è bianco. Mi farà piacere rivedere tutti: Meryl e Milly per prime. Poi mio fratello e Legato, anche loro sono compresi nel costo. Non desideriamo altro che la pace, eppure ci alleniamo alla guerra. Beh, Trigun è così: duro, selvaggio, avvolto in una regressione tecnologica tra Sci-Fi e Steampunk».
Il biondino appoggiò il bicchiere sul divano e si alzò.
«Io allora vado, d’altronde inizia con me la serie» disse.
«A dopo Testa a punta. Se mi è permesso io mi fermo solo un momento, tanto la storia già la conosco. Devo solo trovare il coraggio di portarla a termine di nuovo» rispose Wolfwood.

L’uomo vestito di rosso si allontanò ben sapendo che dovrà di nuovo sporcarsi le mani di sangue per non accrescere oltre la sofferenza, per non aumentare l’odio, e lo farà portando nel cuore quella determinazione e quella forza che gli erano state insegnate tanto tempo prima, davanti al fiore di un geranio rosso.

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Mattia Russo

Laureato in Comunicazione, Marketing e Pubblicità per farla breve, e aspirante giornalista. Curioso per natura, dalla vena impicciona, tendo a leggere qualsiasi cosa, con un'inclinazione al fantasy. Non sono uno che ama i silenzi e parlo troppo. Pace.

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