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Ratched: Qualcuno volò sul nido dell’Horror Story | Recensione

Abbiamo visto in anteprima la serie di Netflix sulle origini di una delle infermiere più note della storia del cinema.

Ryan Murphy prosegue la sua collaborazione con Netflix, portando sulla piattaforma le origini di uno dei personaggi più noti del cinema. Stiamo parlando dell’infermiera Ratched, memorabile antagonista in Qualcuno volò sul nido del cuculo. Nella serie in arrivo su Netflix che porta il suo cognome, si esplorano le origini di questa figura, dal passato travagliato. Noi l’abbiamo vista in anteprima e siamo pronti a raccontarvi cosa ne pensiamo nella nostra recensione di Ratched.

Qual è la trama di Ratched?

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SAEED ADYANI/NETFLIX © 2020

La serie si apre con un delitto. Un giovane si introduce in un edificio abitato da diversi sacerdoti e compie una strage efferata. Il suo nome è Edmund Tolleson e diventerà un vero e proprio caso mediatico in tutta la California. Il suo processo sarà seguito da tutto lo Stato con attenzione, fino al suo ricovero nella Clinica Statale di Lucia. Qui il Dottor Hanover sarà chiamato a verificare il suo stato di salute, per capire se può affrontare un processo che, con tutta probabilità, lo condannerà a morte.

È proprio nella stessa struttura che l’infermiera Mildred Ratched cerca di ottenere un lavoro. Giunta nella cittadina, è pronta a mettere in atto ogni tipo di trucco per convincere il direttore ad assumerla nella clinica, che si sta affermando come una delle più avanzate e sperimentali nella cura delle malattie mentali. Tuttavia è anche un luogo pieno di segreti oscuri e non solo per quanto riguarda i suoi pazienti.

Da questo spunto, Ratched si evolve attraverso un intreccio decisamente complesso. Nel corso della serie si sviluppano molte sottotrame, che si incrociano fra loro a ripetizione tra quelle più approfondite e quelle rimaste in sospeso. Attraverso queste, si affrontano davvero tanti temi differenti a partire da quello della malattia mentale e del terribile trattamento di determinate strutture in passato, ma anche la discriminazione per orientamento sessuale e la pena di morte.

A fare da spina dorsale al tutto è la storia di Mildred. Una donna tormentata, che sta venendo a patti con sé stessa, ma che allo stesso tempo è lucida e determinata. La vita è per lei una partita a scacchi e fin dalla prima puntata dimostra di saper essere sempre una mossa avanti a tutti nell’attuare i propri piani.

Ritorno all’Asylum

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SAEED ADYANI/NETFLIX © 2020

In qualche modo Ratched chiude un cerchio per Ryan Murphy. Questa serie ci riporta infatti alle atmosfere della celebrata stagione di American Horror Story (uno dei prodotti più celebri dell’autore) intitolata Asylum, che a sua volta aveva un debito con Qualcuno volò sul nido del cuculo, come virtualmente ogni prodotto che tratti la malattia mentale dal 1975 a oggi. Rispetto a quella serie però, la storia dell’infermiera abbandona ogni velleità soprannaturale o paranormale. Sebbene esagerata, la realtà dello show è concreta e per questo ancora più inquietante.

Proprio come in Asylum, anche nella nuova serie Netflix gli eventi sono in continuo movimento  e trasformazione. Nuove linee narrative emergono episodio dopo episodio, senza che le acque si fermino mai troppo. Allo stesso modo, il cast di personaggi si allarga sempre di più,

Quelli che più colpiscono tra questi sono sicuramente i più sopra le righe. Figure come Charlotte, Lenore e lo stesso Edmund sono capaci di catturare l’attenzione in ogni scena, complici anche le ottime performance di Sophie Okonedo, Sharon Stone e Finn Wittrock rispettivamente. Altri personaggi come il Dottor Hanover, Charles o Gwendolyn non risultano altrettanto affascinanti, nonostante il ruolo centrale che hanno nelle vicende e alcuni spunti di rilievo. Una menzione speciale merita Vincent D’Onofrio, che riesce a lasciare il segno in ogni apparizione.

Da rimarcare è inoltre l’intera messa in scena della serie. La regia di Ratched è infatti estremamente curata in ogni suo aspetto, seguendo uno stile retrò con evidenti richiami a Hitchcock. Questo si rivede in tanti aspetti differenti della produzione, comprese le musiche di Mac Quayle.

La domanda però è “Perché Ratched?

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SAEED ADYANI/NETFLIX © 2020

L’idea di uno spin-off che indagasse le origini dell’infermiera Ratched è strana. L’opera originale non è di quelle che tipicamente si prestano a operazioni di questo tipo. Inoltre, per quanto il personaggio sia importante e influente, non sembra avere quella notorietà che possa offrire un traino commerciale particolarmente forte.

E in effetti, è strana anche Mildred. Il suo personaggio non riesce a rendere al massimo in questa serie, risultando inconstante nella sua caratterizzazione. La sua mente pianificatrice, la sua fredda lucidità e gli aspetti più bizzarri della sua personalità vanno e vengono nel corso dello show. Un processo che è difficile giustificare con un semplice percorso di evoluzione (comunque presente) e una maggiore apertura allo spettatore.

Pur non essendo il fattore più grave, lascia perplessi il fatto che non si senta la necessità che il personaggio di Sarah Paulson sia quella infermiera Ratched. Non si percepisce un valore aggiunto da questo fatto e, complice anche l’assenza di riferimenti espliciti, è a volte difficile conciliare i due personaggi. Su questo punto specifico però vale la pena sospendere il giudizio, nella speranza che ci sia un progetto di più ampio respiro dietro da sviluppare in altre stagioni.

Riassumendo, Ratched è uno show che funziona e supera ampiamente la sufficienza, ma non esalta. A personaggi affascinanti si affianca un intreccio complesso, non povero di momenti appassionanti ma nel complesso imperfetto e una serie di figure che non convincono del tutto,  compresa (purtroppo) la protagonista.

Ratched sarà disponibile su Netflix a partire dal 18 settembre.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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