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Prometheus, acchiappali tutti.

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E' sbagliato considerare Prometheus un prequel di Alien, non che ci sia niente di male nei “prequel” in generale, tuttavia non ce la sentiamo di etichettare la pellicola di Scott come strettamente legata alle vicende di Ripley.
Prometheus, a nostro avviso, va interpretato come una storia ambientata nel medesimo universo “Gigeriano” delle altre pellicole ma non per forza come parte di esse.
L'opera non racconta la sua storia per informare lo spettatore di ciò che è accaduto prima della tragedia del Nostromo, ma ci illustra uno scorcio della linea temporale nel quale Alien è ambientato.
La scena finale “rivelatoria” è solo uno “strizzare l'occhio ai fan” e non può essere considerata chiave per tutta la trama, tutto ciò che accade prima di quei dieci secondi non sono l'azione che porta a quella misera conseguenza, ma sono il vero centro del messaggio.
E' completamente inutile dire che Ridley Scott sa fare il suo mestiere, perciò non sprecheremo parole al riguardo. Prometheus ha una grande regia “invisibile”, sono infatti poche le inquadrature particolari che ricorderete, tuttavia questo è uno di quei casi nei quali la regia è funzionale alla trama, essa si fa da parte per magnificare la storia raccontata, esaltarla senza che l'occhio dello spettatore venga distratto da strambe evoluzioni artistiche della macchina da presa.

Da questo punto di vista la scelta è stata saggia visto la complessità degli eventi raccontati, ma prima di continuare l'autopsia della sceneggiatura ci sono altre cose da dire.
Michael Fassbender merita una menzione a parte rispetto agli altri attori della pellicola, che passano inosservati, sembrano non impegnarsi perché tanto “Scott” farà il resto, Fassbender invece stupisce.
L'ex Magneto risulta essere una spanna più in alto rispetto ai suoi colleghi, intenso e serio, riesce a scrollarsi di dosso le vestigia della Marvel e rinascere come androide.
Perfino quando è costretto a compiere azioni senza senso rispetto alla logica comune risulta credibile (e qui ci riferiamo alla trama barcollante dell'opera), Fassbender ha il potenziale per diventare uno degli attori più completi della nuova generazione e quindi non ci resta che attendere e sperare che non cada in qualche commedia romantica.
Prometheus possiede questi enormi punti di forza, Fassbender/David, la regia saggia di Scott e un team tecnico tra i migliori sulla piazza, nonostante questo però la sua sceneggiatura ci ha fatto pensare a “Pokemon”.

Avete letto bene, utilizzare un videogame come esempio nella valutazione di una pellicola non è comune, ma su O.N. niente lo è.
L'accostamento non è immediato, lo ammettiamo, tuttavia non siamo riusciti a goderci la pellicola senza la voglia di schiacciare “B” tra una evoluzione e l'altra.
Prometheus è costellato di evoluzioni, incroci, creazioni e debolezze. Se un “ingegnere” più un vaso di DNA crea un umano, un umano più una “creatura” (nata dall'unione di un uomo con un vaso di DNA) dà vita ad un mostro tentacolare. Un polipo più un ingegnere evolve in un Proto Alien, poi un face hugger, e uno xenomorpho.
Scott sembra voler combattere per cercare di tornare agli albori tra il montaggio lento e la pacatezza dello sviluppo della trama, ma manca il bersaglio.
Il risultato è una pellicola confusa, troppi particolari non sviluppati e troppe diramazioni per una trama che, se fosse stata lineare come quella di Alien, avrebbe potuto dare vita ad un capolavoro.
Sarebbe stato più saggio consegnare una Pietrastante agli alieni prima cominciare a girare la pellicola, e lasciare che fosse “l'ingegnere” la chiave di tutto, eliminando umani zombie e kraken che abbiamo percepito come “aggiunti” e fuorvianti.
La tecnica, come già espresso, è molto alta ma ci racconta un'idea confusa, un collage di situazioni che, se estrapolate dal contesto, risultano come piccoli cortometraggi d'autore, ma in successione non fanno un buon film.
Promethues non riscrive la storia del cinema, nonostante le premesse, il lignaggio e le aspettative.
E' proprio così.

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