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Benvenuti a Marwen: nazisti, bambole e accettazione di sé | Recensione

Steve Carell arriva nelle sale con un film ispirato alla vita del fotografo Mark Hogancamp. Ecco il nostro parere sulla pellicola...

Robert Zemeckis, regista di film indimenticabili come Cast Away, Forrest Gump e la trilogia di Ritorno al futuro, torna dietro la macchina da presa per Benvenuti a Marwen. Dopo aver raccolto un risultato largamente inferiore alle aspettative negli Stati Uniti (dovuto anche all’uscita in contemporanea con blockbuster come Aquaman e Bumblebee), questa pellicola arriva anche in Italia. Noi l’abbiamo visto in anteprima qualche giorno fa e vi raccontiamo cosa ne pensiamo in questa recensione.

Di cosa parla Benvenuti a Marwen?

benvenuti a marwen recensione Il Capitano Hogie è costretto a un atterraggio di emergenza durante uno scontro nella Seconda Guerra Mondiale. Quando scende dal suo mezzo in fiamme, le sue scarpe si incendiano ed è costretto a indossarne un paio da donna con il tacco. Mentre cerca di tornare al campo viene fermato da un gruppo di nazisti che lo attaccano con maggiore violenza quando vedono le sue calzature. Fortunatamente un gruppo di giovani donne interviene: sono le donne di Marwen, un idiliiaco paesino nel Belgio che resiste alle forze naziste.

Quando l’inquadratura si allarga, scopriamo la verità sulla vicenda: si tratta di una narrazione fotografica realizzata dal protagonista Mark Hogancamp con bambole nel suo giardino. Negli anni l’uomo ha creato una vera e propria mitologia legata al paesino di Marwen, con tanti personaggi ispirati alle persone presenti nella sua vita. Esempio perfetto di questo è ovviamente il Capitano Hogie, vero e proprio alter ego di Hogancamp in versione bambola.

Quando la casa di fronte a quella del fotografo viene occupata dalla nuova arrivata Nicol, questo innescherà un processo di cambiamento nella vita di Mark. Piano piano l’uomo riuscirà ad affrontare il trauma che gli ha sconvolto la vita anni prima, accettare sé stesso e riprendere il controllo della propria vita.

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Benvenuti a Marwen è quindi la storia di un artista che deve fare i conti con un evento doloroso e con le sue conseguenze terribili. Una storia dolce e fondamentalmente positiva di accettazione di sé. Minuto dopo minuto lo spettatore si affeziona sempre di più a Mark, alla sua passione per la cittadina immaginaria di Marwen ed è spinto a comprendere cosa sia successo nel suo passato.

Questo lo spettatore lo scopre lentamente, ricostruendo pezzo per pezzo un puzzle complesso. È una scelta interessante, che si può vedere come un parallelo per il pubblico del percorso di recupero della memoria di Mark, quello del film, ma anche quello reale.

Non tutto funziona alla perfezione. Ci sono aspetti della vita passata di Mark che sono solo accennati, nonostante appaiano rilevanti. Forse avrebbe giovato un maggiore equilibrio in questo a livello di sceneggiatura. Nel complesso però la storia di Marwen, del Capitano Hogie e dell’uomo dietro la macchina fotografica riescono a colpire e raccontare una vicenda dolce e toccante.

L’importanza del Capitano Hogie

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Benvenuti a Marwen è un film particolare, non semplice da descrivere. Mark Hogancamp, il suo protagonista è un personaggio ostico. Nei primi minuti del film è davvero difficile empatizzare con lui. Alcune delle sue azioni appaiono difficili da comprendere, le sue difficoltà nel rapportarsi con gli altri e questa sorta di ossessione per le sue bambole tendono ad allontanarlo dal pubblico.

Con il passare dei minuti però, piano piano si scopre sempre di più sul suo passato ed è sempre più facile avvicinarsi. È come se Zemeckis ci portasse per mano alla scoperta di quest’uomo tormentato, ritraendo limpidamente la sua sofferenza senza diluirla né chiarirla da subito. Ad aiutare nel processo c’è ovviamente Steve Carell che, seppure lontano dalle sue migliori performance, regala un’ottima interpretazione.

Questo film contiene al suo interno un forte messaggio che si ricollega chiaramente alla situazione sociale attuale. I mostri che il Capitano Hogie affronta non sono così lontani da quelli che troppo spesso popolano le pagine di cronaca nera di oggi. E infatti, questo film nasce dalla vera storia di Mark Hogancamp.

Pareri finali

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Benvenuti a Marwen è un film con qualche difetto a livello di sceneggiatura, che riesce però a raccontare una storia profonda. L’importanza del suo messaggio di accettazione lo rende una pellicola che vale assolutamente la visione. L’autocitazione di Zemeckis è poi la chicca conclusiva per chiudere l’accordo.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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